«MI OCCORSE EFFETTUARE NUMEROSE VISITE PRIMA DI RIUSCIRE A TROVARE LA SPINTA E L’ENERGIA NECESSARIA PER OTTENERE UN’ILLUMINAZIONE, UNA VISIONE NUOVA, CHE FINALMENTE ARRIVÒ QUANDO MI CHIESI: “CHE COSA C’È DI PIÙ INCREDIBILE DI ANDARE A CERCARE DELLE PARTICOLARI COMPOSIZIONI NELLE AREE PIÙ PICCOLE, PROPRIO DI LUOGHI DI TAGLIE SMISURATE?”. IN MOSTRA 40 GRANDI FOTOGRAFIE DI ALEX VANHOORDE.
Così Alex Vanhoorde racconta il suo progetto fotografico : «Da una decina di anni la fotografia di esplorazione urbana, detta in gergo “Urbex” si è sviluppata notevolmente, facendo la felicità di fotografi dilettanti e professionisti. È vero, questi luoghi abbandonati, con i loro lati misteriosi e loro forme estetiche complesse, offrono degli spunti e
degli stimoli per l’espressione di una ricchezza stupefacente. A tal punto che siamo letteralmente inondati di immagini che ne provengono.
Convinto ed innamorato del genere, mi rifiutavo però di realizzare degli scatti “urbani”, non avendo trovato degli elementi particolari e le giuste modalità espressive su cui costruire un progetto originale.
Mi occorse effettuare numerose visite prima di riuscire a trovare la spinta e l’energia necessaria per ottenere un’illuminazione, una visione nuova, che finalmente arrivò quando mi chiesi: “Che cosa c’è di più incredibile di andare a cercare delle particolari composizioni nelle aree più piccole, proprio di
luoghi di taglie smisurate?”. Ero sicuro di avere trovato l’argomento che mi avrebbe appassionato e incuriosito: nacque così il progetto “Aree dismesse in 10 cm²”.
BIOGRAFIA
È quando ho frequentato il corso universitario in comunicazione a Parigi che mi sono avvicinato per la prima volta alla fotografia classica e ho appreso le basi dell’argentique. Da quel momento in poi la fotografia è entrata nella mia testa, ma non sapevo che un giorno sarebbe diventato un pilastro centrale della mia vita. Infatti è nel il 2013 che ho deciso di intraprendere un vero passo costruttivo in questo campo, trasformando una passione in un lavoro.
Mi sono appassionato molto rapidamente alla composizione, che, a mio avviso, costituisce la nobiltà di questa arte. Il mio desiderio di offrire uno sguardo originale e nuovo nel mondo, mi ha condotto velocemente verso “l’universo” della macro fotografia.
La celebrazione del 400° anniversario del ritrovamento delle spoglie di Santa Rosalia ha dato vita a un evento culturale di portata internazionale che trascende i confini della tradizione religiosa. Un progetto culturale che unisce fede, identità e arte.
Milano si conferma capitale dell’arte e del design con un’offerta culturale che si arricchisce di importanti mostre fotografiche. Un percorso artistico che attraversa un secolo di storia della fotografia, dalle avanguardie tedesche del Novecento fino alle recenti espressioni contemporanee.
Mario Giacomelli è protagonista di tre imperdibili mostre che esplorano la sua rivoluzionaria tecnica di contrasto estremo, con le serie “Presa di coscienza sulla natura”, “Io non ho mani che mi accarezzino il volto” e “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, e analizzano il suo rapporto con il paesaggio marchigiano, trasformato in “mappe dell’anima” nella serie “Metamorfosi della terra”. Le esposizioni rivelano l’influenza della poesia di Leopardi, Montale e Pavese sul suo lavoro e l’eredità lasciata ai fotografi contemporanei.
Il MASI Lugano ospita la prima mostra interamente dedicata da un’istituzione museale al fotografo Eugenio Schmidhauser, attraverso una selezione di circa novanta fotografie. L’esposizione, intitolata Eugenio Schmidhauser. Oltre il Malcantone, si tiene presso la sede di Palazzo Reali e rappresenta un’importante occasione per riscoprire un artista che ha contribuito significativamente all’immaginario visivo della Svizzera.