The Brutalist: Il capolavoro di Brady Corbet che riecheggia l’architettura brutalista romana
The Brutalist, l’acclamato film di Brady Corbet con Adrien Brody, offre un parallelo cinematografico perfetto con i monumenti brutalisti romani analizzati nel nostro articolo. Come le imponenti strutture in cemento armato che dominano quartieri come Corviale, il film esplora attraverso il protagonista László Tóth il potere grezzo dei materiali e delle forme pure.
Entrambi – il cinema di Corbet e l’architettura brutalista romana – raccontano storie di visione audace, rinascita post-bellica e il complesso dialogo tra umanità e modernità strutturale, offrendo al pubblico un’esperienza visiva e concettuale che sfida le convenzioni estetiche tradizionali.
Roma Brutalista è un progetto fotografico che nasce dal desiderio di riscoprire una stagione dimenticata dell’architettura romana: quella del brutalismo, che ha attraversato il secondo dopoguerra fino agli anni ‘80. Un periodo in cui Roma, tra esperimenti urbanistici, edilizia pubblica e utopie concrete, ha dato vita a edifici audaci, spesso oggi trascurati o non riconosciuti nel loro valore estetico e culturale.
Attraverso una serie di esplorazioni fotografiche nei quartieri periferici e semi-centrali della città, il progetto documenta strutture scolpite nel cemento armato, dove forma e funzione si fondono in una potenza visiva che ancora oggi sorprende. Scuole, chiese, palazzi pubblici, biblioteche e case popolari diventano protagonisti di un racconto visivo che vuole restituire dignità e attenzione a un linguaggio architettonico spesso frainteso, ma intrinsecamente legato alla storia urbana e sociale della Capitale.
Il lavoro si articola in una serie di immagini realizzate con uno sguardo contemporaneo ma rispettoso, affiancate da brevi testi e schede storiche che raccontano gli edifici, i quartieri e gli architetti che li hanno concepiti. L’obiettivo è doppio: da un lato costruire una narrazione coerente e personale sul brutalismo romano, dall’altro stimolare il dibattito su cosa significhi oggi abitare, vivere e fotografare questi spazi.
“Roma Brutalista” è un atto d’amore per l’architettura che osa, per i margini urbani dove il cemento racconta storie dimenticate, per lo sguardo fotografico che sa trasformare ciò che sembra brutto in qualcosa che commuove.
L’architettura brutalista a Roma è uno dei capitoli più affascinanti, spesso sottovalutati, del patrimonio urbanistico della Capitale. Con il mio progetto fotografico dedicato al brutalismo romano, intendo offrire uno sguardo nuovo su edifici che raccontano una storia fatta di urgenze abitative, utopie architettoniche e materiali grezzi come il cemento faccia a vista, o béton brut.
Che cos’è il brutalismo?
Il brutalismo è un movimento architettonico che ha avuto il suo apice tra gli anni ’50 e ’70, influenzando principalmente l’architettura pubblica e residenziale. Il termine “brutalismo” deriva dal francese “béton brut”, che significa “cemento grezzo”, una caratteristica distintiva di questo stile. Il movimento nasce come reazione al modernismo, con un approccio che enfatizza l’onestà dei materiali e una bellezza che si trova nella forza e nell’imponenza della forma, spesso cruda e non rifinita.
Origini e Principi Fondamentali
Il brutalismo si sviluppa in gran parte come risposta ai principi del modernismo, che privilegiavano l’uso di forme più morbide e l’uso di materiali raffinati come vetro e acciaio. In contrasto, i brutalisti prediligono l’uso del cemento armato, una materia che consente di creare strutture robuste e di grande impatto visivo. Le superfici in cemento non sono levigate né mascherate, ma lasciate grezze, a vista, come un’espressione del processo costruttivo stesso.
Questo stile architettonico è caratterizzato da forme geometriche audaci, spigoli netti, angoli retti e superfici ruvidi, spesso con un’impressione di monumentalità. A differenza di altre correnti artistiche che privilegiavano l’armonia estetica o l’ornamento, il brutalismo non ha paura di sembrare pesante, crudo, o “non bello” nel senso tradizionale del termine. Il suo obiettivo è più intellettuale ed etico che estetico: il brutalismo vuole comunicare la verità e l’integrità dei materiali, cercando di eliminare la decorazione superflua, con una ricerca del “vero” nell’architettura.
Caratteristiche Architettoniche
Le principali caratteristiche del brutalismo includono:
- Uso del cemento a vista: Il cemento, grezzo e spesso, è il materiale prediletto. Questo non solo per una questione estetica, ma anche funzionale. Il cemento armato consente di realizzare strutture solide e durevoli, ideali per edifici pubblici e residenziali.
- Forme massicce e geometriche: Il brutalismo tende a rifiutare le linee morbide e le curve eleganti. Gli edifici sono spesso squadrati, rettangolari e con volumi architettonici spigolosi, che esprimono un senso di forza e solidità.
- Strutture visibilmente “incompiute”: Le superfici in cemento non sono rifinite o lisce, ma mantenute grezze. Il lato crudo del materiale viene lasciato visibile, quasi come una dichiarazione dell’“autenticità” della struttura.
- Funzionalismo: Il brutalismo spesso si concentra sull’aspetto funzionale dell’edificio. Le strutture sono pensate per servire a scopi pratici e sociali, con una spiccata attenzione per l’ergonomia, l’uso degli spazi e la loro capacità di resistere al tempo.
- Interazione con l’ambiente urbano: Molti edifici brutalisti sono progettati per interagire con il contesto urbano circostante. Questo movimento non riguarda solo l’estetica dell’edificio, ma anche il suo impatto sulla comunità e sull’ambiente. Spesso, i brutalisti puntano a edifici che diventino simboli di una nuova visione del vivere in società.
Il Brutalismo a Roma
Roma, conosciuta per la sua architettura classica e rinascimentale, non è stata immune all’influenza del brutalismo. Durante il secondo dopoguerra, in un periodo di grande trasformazione urbana e sociale, l’architettura brutalista ha trovato una sua espressione nella città, soprattutto con la costruzione di edifici pubblici, scuole, biblioteche e case popolari. La città ha visto sorgere edifici simbolo che incarnano questa estetica audace e provocatoria, anche se oggi spesso questi edifici sono trascurati o criticati per la loro durezza visiva.
Influenze e Architetti chiave
Il brutalismo ha le sue radici nel modernismo, ma si è evoluto attraverso influenze dirette dell’architettura europea e americana. I pionieri del movimento sono Le Corbusier, con la sua celebre opera del “Cité Radieuse” (Marsiglia), e gli architetti britannici come Alison e Peter Smithson, che hanno influenzato il panorama architettonico internazionale. I loro lavori hanno ispirato una nuova generazione di architetti che ha cercato di applicare i principi brutalisti in contesti pubblici e urbani.
Critiche e riscoperta
Nonostante il suo significato storico, il brutalismo è stato oggetto di critiche fin dai suoi esordi. Molti lo considerano troppo freddo, pesante o addirittura opprimente, incapace di integrarsi armoniosamente nel contesto urbano. La sua immagine è stata associata alla “durezza” del cemento, che in alcuni casi ha contribuito a generare un ambiente percepito come poco accogliente.
Negli ultimi anni, tuttavia, il brutalismo ha visto una riscoperta. Molti architetti e appassionati di storia dell’architettura hanno rivalutato il movimento, riconoscendone l’importanza culturale e il valore estetico, soprattutto nell’ottica di preservare questi edifici che rappresentano una fase significativa dell’evoluzione urbana delle città moderne.
Il brutalismo non è solo uno stile architettonico: è una filosofia che sfida le convenzioni della bellezza, un movimento che riflette le contraddizioni e le sfide di un’epoca che cercava di ricostruire il mondo dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale. Con il suo approccio audace e senza compromessi, il brutalismo è diventato una delle correnti più iconiche e dibattute dell’architettura contemporanea.
Roma e il brutalismo: un legame inaspettato
Pensando a Roma, si immaginano subito i resti dell’Impero, le chiese barocche, le piazze rinascimentali. Eppure, tra queste glorie del passato, emerge anche un’altra città: quella del cemento, del vetro, dell’acciaio. Una Roma moderna e sperimentale, che ha saputo accogliere opere visionarie firmate da architetti come Luigi Pellegrin, Piero Sartogo, Studio Passarelli, Mario Fiorentino, Giuseppe Perugini e persino Sir Basil Spence, autore della nuova Ambasciata Britannica.
Un progetto fotografico tra memoria e visione
Il mio progetto nasce con l’obiettivo di documentare e valorizzare l’architettura brutalista a Roma attraverso la fotografia. Le immagini raccontano non solo le forme imponenti di questi edifici, ma anche il loro dialogo con il contesto urbano e la loro stratificazione nel tempo. Ogni scatto è pensato per restituire la forza materica del cemento, la geometria spinta dei volumi, la poetica del rigore.
Edifici simbolo dell’architettura brutalista a Roma
- Luigi Pellegrin, Palazzina a Piazzale Clodio (1955-1958): Un primo esempio di protobrutalismo a Roma, progettato da Pellegrin e Cecchini. L’edificio presenta volumi semplici e un gioco di pieni e vuoti, con un involucro dinamico e flessibile che anticipa le caratteristiche del brutalismo sviluppato nei decenni successivi.
- Studio Passarelli, Edificio Polifunzionale in via Campania (1965): Un capolavoro del brutalismo italiano, progettato da Passarelli. L’edificio combina cemento, legno, metallo e grès smaltato, integrandosi con un verde architettonico. È apprezzato dalla critica, inclusa da Bruno Zevi nel suo libro “Capire e fare architettura”.
- Piero Sartogo, Ordine dei Medici della Provincia di Roma (1966-1971): Un complesso che fonde diverse influenze architettoniche, tra cui il linguaggio di Gropius, Wright e Breuer. L’edificio è composto da un basamento in cemento e un corpo di fabbrica in acciaio, realizzando una fusione di forme organiche e funzionali.
- Sir Basil Urwin Spence, Ambasciata Britannica (1968-1971): Un edificio brutalista progettato da Spence, che sostituì una villa storica distrutta durante un attacco terroristico. Il design austero e la maglia quadrata rappresentano il linguaggio brutalista, pur rispettando la vicinanza a Porta Pia.
- Francesco Berarducci, Villino in via dei Colli della Farnesina (1968-1969): Un esempio di brutalismo applicato all’edilizia residenziale, con pilastri a C che formano una maglia monumentale, enfatizzando i pieni, i vuoti e gli aggetti.
- Giuseppe Perugini, Casa Sperimentale a Fregene (1970): Un’opera sperimentale progettata con cemento, ferro e vetro, rappresentando un “plastico in scala reale” costruito dalla famiglia di architetti. L’edificio include elementi originali come una sfera in cemento nel parco e una piscina sotto la casa.
- Alvaro Ciaramaglia, Edificio a via Poma (1973): Un edificio per uffici che incorpora influenze brutaliste, riqualificato negli anni ’90 con l’aggiunta di superfici vetrate opache e colorate.
- Mario Stara, Edificio in Lungotevere delle Armi (1974): Un edificio residenziale progettato da Stara, caratterizzato da un volume sospeso con balconate che si avvolgono attorno alla struttura, creando un effetto dinamico e scultoreo.
- Mario Fiorentino, Corviale (1975-1982): Un intervento abitativo controverso, noto come “Serpentone”, che ha risolto il problema abitativo per molte persone a Roma. Il complesso è stato oggetto di dibattito, ma ha recentemente visto iniziative di riqualificazione, come progetti di street art e miglioramenti della vivibilità.
Perché riscoprire il brutalismo oggi
Il brutalismo non è solo uno stile architettonico: è un manifesto politico, sociale e culturale. In un’epoca in cui l’edilizia tende all’omologazione e al “facile consumo”, questi edifici ci costringono a fermarci, a osservare, a riflettere. Rappresentano una memoria urbana che non possiamo permetterci di cancellare.
Vieni con me a scoprire il brutalismo romano
Con questo progetto fotografico voglio guidarti alla scoperta di una Roma insolita, cruda e affascinante. Se sei un appassionato di architettura, un fotografo, uno studente o semplicemente curioso, seguimi: stiamo costruendo insieme una mappa visiva dell’architettura brutalista a Roma.
Puoi partecipare alle nostre passeggiate fotografiche che comprendono anche quella di Corviale.