È la Festa Patronale di Santa Candida a Ventotene. Che resiste ancora oggi, nonostante i COVID-19, tra veri “ventotenesi” che per l’occasione tornano nel piccolo scoglio del Tirreno da tutto il mondo.
E radical-chic da Roma, Milano e Napoli in cerca di identità folkloristiche.
La Festa Patronale di S. Candida (10 / 20 settembre) rappresenta per l’Isola di Ventotene un evento importantissimo sotto vari aspetti.
Innanzitutto festa religiosa particolarmente sentita da tutti i veri isolani, soprattutto quelli emigrati ovunque nel mondo, che partecipano numerosi ogni anno per venerare la loro amata protettrice.
Sono tantissimi i ventotenesi residenti all’estero che programmano la loro venuta nel periodo di Settembre.
La festa religiosa e folklorica è anche richiamo turistico di grande di importanza: nonostante il COVID-19 la stagione turistica in questo piccolo scoglio in mezzo al Mar Tirreno non finisce con la fine di agosto ma continua per tutto settembre, complice non solo un tempo meteorologico ancora favorevole ma anche e soprattutto l’appuntamento della Festa di S. Candida.
Un appuntamento ricco di fede, devozione, cultura, tradizione, divertimento che è legato in maniera indissolubile al nome di Ventotene. Perché Santa Candida è l’emblema dell’Accoglienza di Ventotene
Santa Candida, una donna, raccolta dal mare e diventata la patrona di Ventotene. La festa patronale di Santa Candida è stata insignita, dal Ministero del Turismo, del riconoscimento speciale di “Patrimonio d’Italia per la tradizione” nel 2011.
“La leggenda racconta che nel IV secolo, durante la persecuzione dei cristiani, Cartagine venne rasa al suolo e una giovinetta di nome Candida, insieme ad altri cristiani, venne deportata a Roma, torturata e martirizzata a Ponza.
Il suo corpo fu gettato in mare e ritrovato il 20 di settembre a Ventotene, presso la cala del Pozzillo. Nel 1774 i Borbonici edificarono la chiesa e la intitolarono a suo nome, quale Santa Patrona dei pescatori e degli agricoltori. ” (fonte VisitLazio).
La festa di Santa Candida è dunque l’emblema dell’accoglienza. Pescatori e agricoltori di Ventotene accolgono una giovinetta e l’accettano come loro patrona è già tutto dire. La festa patronale rafforza questa virtù isolana.
La Santa, nel pomeriggio del 20 settembre di ogni anno, su una piccola imbarcazione portata a spalla, esce dalla sua chiesa, fa il giro dell’isola, scende al porto e risale per le rampe e torna nella sua chiesa. Fuochi di artificio e mongolfiere colorate si alzano in cielo di fronte al Faro del porto.
La mattina presto della stessa giornata, si aprono i ristoranti, e le case degli isolani, persino il forno del paese, e tutte le persone che sono sull’isola, in corteo, accompagnati dalla banda cittadina, si fermano per fare più volte colazione e poi addirittura il pranzo.
Il programma religioso ha inizio con la celebrazione della S. Messa Solenne del giorno 10 settembre durante la quale la statua della Santa è stata esposta davanti all’assemblea dei fedeli, ed ha il suo culmine il giorno 20 settembre con la Processione per le vie dell’Isola.
Tutte le sere dal 10 al 19 settembre ha luogo la Novena in onore di S. Candida e come eventi collaterali ai Festeggiamenti si può citare il pellegrinaggio a S. Stefano, con celebrazione della messa e visita al cimitero (solitamente il giorno 11 settembre).
Il programma ricreativo dei festeggiamenti si svolge, secondo la tradizione, accompagnato da iniziative volte a rendere ancora più festoso il clima isolano: le colorate illuminazioni delle strade di Ventotene, i fuochi pirotecnici, il lancio delle mongolfiere di carta velina (realizzate da giovani isolani), l’addobbo della Chiesa, i giochi per i bambini e per gli adulti, gli spettacoli musicali serali del 18, 19 e 20, la partecipazione della Banda Musicale di Ventotene.
Le mongolfiere di Santa Candida rappresentano sicuramente uno degli aspetti più caratteristici, artistici e folcloristici della festa patronale e di tutta Ventotene.
La tradizione delle mongolfiere “o pallò” è un’antica arte che si tramanda da generazioni nell’isola di Ventotene, di origine napoletana importata intorno alla metà del 1800.
Ogni anno in occasione della festa patronale i giovani dell’isola di cimentano in una serie di lanci di mongolfiere realizzate con carta velina e decorate a mano che si differenziano per forma e colori diventando dei veri e propri capolavori anche se dal destino segnato.
Dopo il lancio, infatti, le mongolfiere alimentate dallo “stuppolo” stracci e carte imbevuti di nafta si spengono e cadono in mare aperto lasciando spesso a bocca aperta le centinaia di spettatori accorsi per l’evento.
Nel 2011 la festa patronale di Santa Candida è stata insignita, dal Ministro del Turismo, del riconoscimento speciale di “Patrimonio d’Italia per la tradizione” quale manifestazione della tradizione italiana che si è maggiormente distinta per la capacità di mantenere vivo il folklore del proprio territorio, pur rinnovando le rappresentazioni tradizionali, adeguandole al mutamento dei tempi e trasformandole in attrattori turistici in gradi di registrare una più ampia e crescente partecipazione.
Il tutto per la gioia di chi Ventotene la vive veramente: i pescatori, gli agricoltori che ancora vivono qui tutto l’anno, i marittimi dei traghetti e degli aliscafi che tutti i giorni collegano l’isola alla terra ferma, i pendolari che vivono lungo le coste del Lazio dal lunedì al venerdì perché Ventotene offre poco o nulla per lavorare e studiare.
E anche per i radical-chic che da Napoli, Milano e Roma vengono qui “appena posso, sai, per staccare la spina” e si sentono Ventotenesi doc perché danno del tu al ristoratore modaiolo.
Con buona pace di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi che, quando hanno redatto il Manifesto di Ventotene, pensavano a un’idea di Europa – e forse anche dell’Italia in particolare, e di Ventotene – molto lontana da quella attuale: più cultura e meno mazzancolle.
PAROLE CHIAVE
Manifesto di Ventotene
Altiero Spinelli
Ernesto Rossi
Mongolfiere
‘o pallo’
Fuochi d’Artificio
Festa Patronale di Santa Candida
Ventotene
Isole Pontine
Ponza
Napoli
Carcere Di Santo Stefano
cala del Pozzillo
Ministero del Turismo
Patrimonio d’Italia per la tradizione