20 FOTOGRAFIE ANALOGICHE + VIDEO IN BIANCO E NERO DI GIULIA LONGO. “DÉLICE DE SE PERDRE DANS L’IMAGE PRESSENTIE. JE ME SUIS LEVÉE DE MON CADAVRE, JE SUIS PARTIE EN QUÊTE DE QUI JE SUIS.
PÈLERIN DE MOI-MÊME, JE SUIS ALLÉE VERS CELLE QUI DORT DANS UN PAYS AU VENT.” A. PIZARNIK.
NEL CONTESTO DELLA SECONDA EDIZIONE DI ROME ART WEEK HTTPS://ROMEARTWEEK.COM/IT/ARTISTI/
L’identità è pluriforme, sfuggente entità in divenire, la costruzione dell’io è un processo, un continuum inarrestabile.
Con queste fotografie ho cercato di rispondere a un’urgenza intima e personale, nata dal bisogno di definire la mia identità.
Tre macro-aree dividono questa ricerca, tre declinazioni solo all’apparenza scisse, il cui legame, intimo e profondo, viene messo in luce da una riflessione sull’auto rappresentazione come definizione di sé. In questo percorso inevitabile è stata la presa di coscienza di un corpo la cui consistenza risulta allo stesso tempo transitoria e permanente.
Contraddizione e condizione insormontabile: da un lato l’impossibilità di fermare il tempo, complice di una realtà che ci scivola addosso sempre più velocemente, dall’altro il tentativo di bloccare il suo scorrere attraverso la fotografia. Catturato dalla luce e impresso sulla pellicola fotografica, utilizzando tempi di posa lenti, il corpo si fa rarefatto e la sua identità si insinua tra i sali d’argento rivelati dagli agenti chimici.
Chiuso in sé stesso, l’io si rivela presto debole, fragile, confinato in un’approssimazione irrisolvibile. Questa considerazione rende inevitabile il passaggio successivo, e qui ha luogo la prima transizione, ossia il confronto con l’altro.
Eliminando il mio corpo dal campo fotografico, provo a instaurare un dialogo tra la mia prenza dietro l’obiettivo e il corpo dell’altro, lasciando le identità libere di giustificarsi in un’intimità condivisa.
Liberandomi da un isolamento protrattosi troppo a lungo, ho capito che la costruzione dell’identità è autenticamente riconducibile all’esre-per-gli-altri (être-pour-autrui).
L’essenza dell’io è frutto di incontri, scontri e la sua costruzione necessita tanto di un riconoscimento da parte dell’altro quanto di un’accettazione dell’altro.
L’ultimo vertice di questo triangolo è costituito da un territorio, il luogo in cui sono cresciuta e in cui sono tornata dopo anni di lontananza.
Ridefinirsi scoprendo la propria terra: è questo il nucleo di una transizione in atto.
Sono luoghi di passaggio, della cosiddetta transumanza: cascine e masserie deserte ma anche objets trouvés, resti di una cantina del secondo dopoguerra, soggettive di un paesaggio interiore, ingenue contemplazioni di un io alla riconquista di un tempo dilatato con l’utilizzo di una pellicola 12 iso, la cui bassissima sensibilità regala immagini stranianti e oniriche.
Ho imparato ad amare queste contrade deserte e nel silenzio che le avvolge ho intravisto delle possibili risposte.
Giulia Longo Biografia
Sono nata il 21 marzo 1992, equinozio di primavera. Fin da piccola la mia grande timidezza ha fatto di me un’osservatrice attenta e curiosa. La fotografia risponde a queste due inclinazioni, offrendosi a me come un mezzo per penetrare nell’introspezione e per vincere la timidezza. Ho cominciato a fotografare in analogico con una Nikon FM2 e una Rolleicord. Ho studiato Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Versailles. Essenziali ed indispensabili sono stati gli insegnamenti di Diamantino Quintas, Flore, Jean Noël de Soye, Fabien Hamm e recentemente l’incontro con Lorenzo Castore. La mia prima serie « Jamais je ne me regarde là d’où tu me vois» è uno studio sul mio corpo strutturato in una serie di autoritratti e poesie, inseparabili gli uni dagli altri, ma anche un modo di liberarmi dai disturbi alimentari di cui ho sofferto per anni. Tappa importante per me è stata « En cos jours, noirs jours. Per une noire échelle » la serie che ho dedicato a Skopje, capitale della Macedonia. La mia ultima realizzazione è “A ma mère”, un omaggio a mia madre e al rapporto madre-figlia.
CATALOGO
https://www.pariolifotografia.it/public/catalogo%20%20giulia%20longoITALIANO%20bassa.pdf
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