Events

Da quindici anni Gilberto Maltinti, in collaborazione con partner e location museali di livello internazionale quali Roma Fotografia, Parallelo Zero, Palazzo Merulana, organizza e promuove festival e mostre di fotografia, talk, presentazione di libri, incontri con gli autori, workshop e call internazionali. Tutto ciò per approfondire la cultura fotografia e condividerne interesse e passione.

For fifteen years, Gilberto Maltinti, in collaboration with international partners and museum locations such as Roma Fotografia, Parallelo Zero, Palazzo Merulana, has been organizing and promoting photography festivals and exhibitions, talks, book presentations, meetings with authors, workshops and international calls . All this to explore photography culture and share interest and passion.

 

ongoing

Call Fotografica Internazionale

“IO SONO CIÒ CHE INDOSSO?”

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 L’Associazione Roma Fotografia presenta la Call Fotografica Internazionale 

 “IO SONO CIÒ CHE INDOSSO?”

Settima edizione della Call Fotografica Internazionale di ROMA FOTOGRAFIA 2023.

Il contest promosso è organizzato quest’anno in partnership con LEICA CAMERA ITALIA, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del MUNICIPIO I ROMA CENTRO, la rivista IL FOTOGRAFO, TWM Factory e con il sostegno del Festival della Fotografia Etica di Lodi.  

COMITATO ARTISTICO E GIURIA

Il comitato artistico e la giuria della Call Fotografica Internazionale “IO SONO CIÒ CHE INDOSSO?” sono presieduti dal fotoreporter Luciano Del Castillo per l’Agenzia di stampa ANSA, e sono composti da Giulia Silvia Ghia, Assessore alla Cultura del Municipio I Roma Centro,  Giada Triola per Leica Camera Italia, Federica Berzioli coordinamento editoriale della rivista  IL FOTOGRAFO, Alberto Prina per il Festival della Fotografia Etica di Lodi, Riccardo Ferranti per TWM Factory, Maria Cristina Valeri, Alex Mezzenga  e Gilberto Maltinti per l’Associazione Roma Fotografia

Il comitato artistico con il forte titolo “IO SONO CIÒ CHE INDOSSO?” chiede a fotograf* professionist* e fotoamator* di tutto il mondo di indagare con le loro fotografie, a colori e in bn, il ruolo che nel corso dei millenni l’umanità ha dato all’abbigliamento. 

In palio, una macchina fotografica Leica D-LUX 7 “a bathing ape® х stash” offerta dalla Leica Camera Italia Leica-D-LUX 7-a-bathing-ape-h-stash

Perché questa Call Fotografica Internazionale

Nel corso dei millenni l’umanità ha dato all’abbigliamento un ruolo importante per definire status, appartenenze, ribellioni, libertà, o al contrario costrizione e omologazione. Siamo portati a credere che ciò che indossiamo corrisponda all’espressione della nostra identità, ma siamo certi che il nostro stile ci rispecchi completamente e profondamente? Seguire una moda, scegliere un colore, un accessorio è realmente una volontà scevra da condizionamenti?

E la nudità potrebbe essere un’illusione di libertà

Il punto di domanda ricorre più volte nelle intenzioni della nostra Call – sostiene Maria Cristina Valeri, ideatrice del tema e Presidente dell’Associazione Roma Fotografia – per aprirci, attraverso la fotografia, ad un’esplorazione contemporanea, a una narrazione individuale e corale su un tema dalle mille sfaccettature. La sfida auspicabile è un orizzonte che si spalanchi ad una naturale inclusione e accoglienza, così come ad una consapevole attenzione alla sostenibilità perché ciò che indossiamo riguarda anche il nostro futuro sul pianeta Terra”.

I ruoli che ricopriamo, o che ci vengono assegnati, il voler essere vist*, accettat* e amat*, l’educazione impartita, i dogmi, influenzano le nostre scelte e costruiscono inevitabilmente e anche per opposizione il nostro senso estetico.
Aggiunge l’Assessore Ghia “L’essere inoltre nati in una città come Roma ci porta ad avere una responsabilità recondita e anche innata ad essere portatori di bellezza nel mondo”.

Nascendo in un’altra nazione, in un altro contesto sociale, in una culla religiosa diversa, in un corpo altro saremmo portati ad indossare abiti diversi  e saremmo naturalmente spint* a seguire altri dettami. Forse proprio l’alternarsi degli stili e delle mode potrebbe indicare che siamo più indossator* che stilist*, così come il credere di non lasciarci condizionare potrebbe riflettere qualcosa di altrettanto importante. 

Come partecipare alla Call Fotografica Internazionale

I fotograf* professionist* e fotoamator* di tutto il mondo posso partecipare candidando le loro fotografie, a colori e bn, a due categorie: SHORT STORY, inviando un progetto composto da minimo 4 massimo 8 fotografie – Il partecipante può inviare anche più di un progetto – e SINGLE SHOT, inviando una o più immagini singole (anche in tempi diversi).

È possibile partecipare alla Call dalle ore 12 (CET) di venerdì 30 giugno 2023, alle ore 22 (CET) di sabato 30 settembre 2023.

Per ulteriori informazioni contatta:

Mostra Fotografica

SCANNO. UN PAESE. UN AMORE.

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Mostra fotografica a Scanno in occasione di Jazz’Inn 23 / Destinazioni, Motivazioni.
Racconto per immagini del Catenaccio e della Festa di Sant’Antonio.

Omaggio in bianco e nero alla cultura delle tradizioni e al folklore di Scanno, il Borgo dei Fotografi (Mario Giacomelli, Henri Cartier-Bresson, Gianni Berengo Gardin, Ferdimando Scianna), meravigliosa perla incastonata nella Valle del Sagittario. 

Presso la Ex Scuola Elementare nella bellissima via dei Fotografi.

da martedì 27 giugno al 1 luglio 2023.

Jazz’Inn 20.23 – Intro

Il fil rouge che unisce le fotografie in mostra è la donna di Scanno, sempre nel suo abito tradizionale, declinato in varie forme secondo i momenti di vita e i riti del calendario tradizionale e folklorico.

Il Catenaccio – Ju Catenacce di Scanno. Rievocazione storica del corteo nuziale che accompagna la sposa prima in chiesa e, dopo, nella casa dello sposo novello. Il Catenaccio trae origine dalle consuetudini nuziali, ma anche da un poemetto del 1706 dello scrittore scannese Romualdo Parente che narra dei riti e delle tradizioni relative al matrimonio nell’Italia meridionale: “Zu matremonio azz’uso”. Visto dall’alto sembra realmente un catenaccio che lega le coppie al territorio e viceversa, in una sorta di danza continua a-storica, immutabile. Questa catena nuziale lega in modo paradossale la sua forma fluida alla rigida struttura di tradizioni e riti che la sostiene.

Festa di S. Antonio. In passato il giorno della festa del Santo corrispondeva al definitivo rientro dai pascoli di Puglia delle greggi. Era il tempo in cui la comune risorsa dei borghi di montagna era la pastorizia e questa festa era per tutti motivo di gioia e di ringraziamento per il ritorno, quindi la più attesa. Scanno conserva ancora oggi fortemente la memoria del passato e questa festa mantiene bellezza e festosità con la caratteristica “Processione dei muli e delle travi”, corteo di muli e cavalli che attraversa, nel pomeriggio, le strade trascinando lunghi tronchi di legna, con i baschi carichi di rami, mentre le donne seguono portando ceste ricolme di pagnottelle. Da tempo i muli e i cavalli sono affiancati dai trattori che oggi, contemporanei strumenti di lavoro dell’uomo, fanno le veci degli antichi buoi trascinando le enormi travi offerte fino alla Chiesa di Sant’Antonio. Ad attenderli i frati, che accolgono il dono della legna e impartiscono la benedizione. La processione della statua del Santo per le vie del paese conclude la festa.

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Photo exhibition in Scanno on the occasion of Jazz’Inn 23 / Destinations, Motivations.

Black and white tribute to the culture of traditions and folklore. Story in images of the Catenaccio and the Feast of St. Anthony.

At the Ex Scuola Elementare in the beautiful Via dei Fotografi di Scanno (AQ).

from Tuesday 27 June to 1 July 2023.

Jazz’Inn 20.23 – Intro

The common thread that unites the photographs on display is the woman of Scanno, always in her traditional dress, declined in various forms according to the moments of life and the rituals of the traditional and folkloric calendar.

In the first three photographs you can see Il Catenaccio – Ju Catenacce di Scanno. Historical re-enactment of the wedding procession that accompanies the bride first in the church and, later, in the house of the new groom. The Catenaccio originates from wedding customs, but also from a poem of 1706 by the Scannese writer Romualdo Parente who tells of the rites and traditions related to marriage in southern Italy: “Zu matremonio azz’uso”. Seen from above, it really looks like a bolt that binds couples to the territory and vice versa, in a sort of continuous a-historical, immutable dance. This wedding chain paradoxically links its fluid form to the rigid structure of traditions and rituals that sustains it.

The next four photographs narrate the most beautiful moments of the Feast of St. Anthony. In the past, the day of the feast of the Saint corresponded to the definitive return from the pastures of Puglia of the flocks. It was the time when the common resource of mountain villages was pastoralism and this festival was for everyone a source of joy and thanksgiving for the return, therefore the most awaited. Scanno still strongly preserves the memory of the past and this festival maintains beauty and festivity with the characteristic “Procession of mules and beams”, a procession of mules and horses that crosses, in the afternoon, the streets dragging long logs of wood, with the Basques loaded with branches, while the women follow carrying baskets full of loaves. For some time mules and horses have been flanked by tractors that today, contemporary tools of man’s work, take the place of the ancient oxen dragging the huge beams offered up to the Church of Sant’Antonio. Waiting for them are the friars, who welcome the gift of wood and impart the blessing. The procession of the Saint statue through the streets of the village concludes the festival.

 

 

Exhibition

LAZIO, UNA REGIONE IN PIÙ PER LE PERIFERIE

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Un progetto/mostra fotografica per offrire una nuova idea di periferia e di città attraverso un palinsesto di eventi fotografici, video, talk e appuntamenti di approfondimento sui valori messi in campo e i risultati conseguiti in tema di riqualificazione del patrimonio immobiliare di edilizia pubblica.

L’Associazione Roma Fotografia con il supporto della Regione Lazio e il patrocinio di ATER Roma presentano “LAZIO UNA REGIONE IN PIÙ PER LE PERIFERIE”. L’obiettivo del progetto è non solo quello di rappresentare l’impegno dell’Amministrazione regionale per favorire percorsi di inclusione, sostenibilità e innovazione, di rigenerazione urbana, sociale e culturale, ma anche quello di offrire una nuova idea di periferia e di città attraverso un palinsesto di eventi composto da racconti fotografici, video, talk e appuntamenti di approfondimento sui valori messi in campo e i risultati conseguiti in tema di riqualificazione del patrimonio immobiliare di edilizia pubblica. Il progetto è un palinsesto di eventi composto da racconti fotografici, video, talk ed appuntamenti di approfondimento al fine di presentare i nuovi valori ed obiettivi messi in campo, e raggiunti in questi anni di Presidenza Zingaretti e nello specifico dall’Assessore Massimiliano Valeriani.

In particolare, l’associazione Roma Fotografia realizzerà due mostre fotografiche con gli scatti di Maria Cristina Valeri, Alex Mezzenga e Gilberto Maltinti. La prima sarà inaugurata il 28 gennaio 2023 presso La Vaccheria, il nuovo spazio espositivo di Roma Capitale collocato nel paesaggio urbano contemporaneo dell’Eur e nato dalla convenzione urbanistica “Eur – Castellaccio”. La seconda mostra sarà inaugurata martedì 31 gennaio ore 16 presso il centro polifunzionale Statuario, via Siderno 1, zona Capannelle.

Gli autori hanno voluto ritrarre i cambiamenti strutturali, i nuovi colori che hanno sostituito il grigio dell’abbandono, i murales di grandi artisti, restituendo anche spazi verdi attrezzati e playground a milioni di cittadini che vivono territori enormi della città (da Torre Gaia a Primavalle, da Centocelle a Pietralata, dal Tufello a Tor Bella Monica). Questo per ridisegnare non solo lo skyline delle periferie, ma anche per tracciarne una precisa narrazione storica.

La rigenerazione urbana ha il potere primario di mutare la qualità e il decoro delle realtà abitative, ma anche quello di creare una rigenerazione sociale e culturale, che migliora il senso di dignità e per quanto possibile di equità, di cui tutti hanno diritto.

Maggiori info: https://www.roma-fotografia.it/lazio-una-regione-in-piu-per-le-periferie/

 

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A photographic project/exhibition to offer a new idea of ​​the suburbs and the city through a schedule of photographic events, videos, talks and in-depth appointments on the values ​​put in place and the results achieved in terms of redevelopment of public building real estate.
The Roma Photography Association with the support of the Lazio Region and the patronage of ATER Roma present “LAZIO ONE MORE REGION FOR THE SUBURBS”. The aim of the project is not only to represent the commitment of the regional administration to promote paths of inclusion, sustainability and innovation, urban, social and cultural regeneration, but also to offer a new idea of ​​the suburbs and the city through a schedule of events made up of photographic stories, videos, talks and in-depth appointments on the values ​​put in place and the results achieved in terms of redevelopment of public building real estate assets. The project is a schedule of events made up of photographic stories, videos, talks and in-depth appointments in order to present the new values ​​and objectives implemented and achieved in recent years by the Zingaretti Presidency and specifically by Councilor Massimiliano Valeriani.

In particular, the Roma Fotografia association will organize two photographic exhibitions with the shots of Maria Cristina Valeri, Alex Mezzenga and Gilberto Maltinti. The first will be inaugurated on 28 January 2023 at La Vaccheria, the new exhibition space in Rome located in the contemporary urban landscape of Eur and born from the “Eur – Castellaccio” urban planning convention. The second exhibition will be inaugurated on 31 Januaryat 16h  at the polyfunctional center Statuario, via Siderno 1, in Capanelle.

The authors wanted to portray the structural changes, the new colors that have replaced the gray of abandonment, the murals of great artists, also giving back equipped green spaces and playgrounds to millions of citizens who live in huge areas of the city (from Torre Gaia to Primavalle , from Centocelle to Pietralata, from Tufello to Tor Bella Monica). This is to redesign not only the skyline of the suburbs, but also to trace a precise historical narrative.

Urban regeneration has the primary power of changing the quality and decorum of housing realities, but also that of creating a social and cultural regeneration, which improves the sense of dignity and, as far as possible, of equity, to which everyone is entitled.

More info: https://www.roma-fotografia.it/lazio-una-regione-in-piu-per-le-periferie/

Exhibitions

ROMA FOTOGRAFIA 2022 – “I AM – IO SONO”

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L’Associazione Roma Fotografia con il supporto della Regione Lazio, il patrocinio del Municipio Roma I Centro in collaborazione con UnitelmaSapienza e ASP Asilo Savoia realizzeranno l’evento “I AM IO SONO” dedicato all’universo femminile, per raccontare un’innovazione concettuale che non riguardi più, o non solo, il dimostrare di essere capaci di ricoprire e conquistare ruoli e spazi storicamente maschili, ma convintamente esprimere ciò che ogni donna è, completa in se stessa, inclusiva, capace tuttavia di essere in relazione con il contesto sociale, ambientale, professionale, relazionale.

Per le donne è giunto il momento di un’azione rivoluzionaria che riguardi il modo di presentarsi al mondo affermando e non rivendicando.

Attraverso un percorso innovativo e originale, basato su incontri culturali, artistici e motivazionali, Roma Fotografia propone un programma volto ad aiutare e sostenere la consapevolezza femminile, attraverso la quale operare un’azione concreta di prevenzione nei confronti di relazioni tossiche e potenzialmente pericolose. Fotografe professioniste e amatoriali, artiste, psicologhe, scrittrici, storiche e archeologiche e concealer, sono le guide protagoniste dell’evento “I AM IO SONO” che prevede a Roma e a Latina tra novembre e dicembre 2022:

mostre fotografiche https://www.roma-fotografia.it/mostra-fotografica-i-am-io-sono/,
videoinstallazioni https://www.roma-fotografia.it/videoinstallazioni/,
incontri esperienziali https://www.roma-fotografia.it/incontri-esperienziali/,
virtual experience https://www.roma-fotografia.it/virtual-experience/
e conferenze https://www.roma-fotografia.it/unitelmasapienza-per-la-giornata-contro-la-violenza-di-genere/

 

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The Roma Fotografia Association with the support of the Lazio Region, the patronage of the Roma I Centro Municipality in collaboration with UnitelmaSapienza and ASP Asilo Savoia will organize the event “I AM IO SONO” dedicated to the female universe, to tell a conceptual innovation that no longer concerns, or not only, demonstrating that you are capable of covering and conquering historically male roles and spaces, but convincingly expressing what every woman is, complete in herself, inclusive, yet capable of being in relationship with the social context, environmental, professional, relational.

For women, the time has come for a revolutionary action that concerns the way they present themselves to the world by affirming and not claiming.

Through an innovative and original path, based on cultural, artistic and motivational encounters, Roma Fotografia proposes a program aimed at helping and supporting female awareness, through which to operate a concrete preventive action against toxic and potentially dangerous relationships. Professional and amateur photographers, artists, psychologists, writers, historians and archaeologists and concealers, are the protagonist guides of the event “I AM IO SONO” which will take place in Rome and Latina between November and December 2022: photographic exhibitions, video installations, experiential encounters virtual experience and conferences.

More info https://www.roma-fotografia.it/i-am-io-sono/

Exhibitions

LA FESTA DEL CINEMA DI ROMA IN MOSTRA ALLA PIAZZA DELLA FOTOGRAFIA

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Piazza Santa Maria in Trastevere, fino Al 24 ottobre, ospita nel grande videowall proiezioni della storia e news dalla Festa del Cinema di Roma.

Il grande successo del progetto di Roma Fotografia, che ha trasformato per 3 mesi Piazza Santa Maria in Trastevere in un museo a cielo aperto della fotografia, si prorogherà per un altro mese per ospitare la diciassettesima edizione della Festa del cinema di Roma.

Dal 24 settembre al 13 ottobre (dalle 13 a l’una di notte) sarà proiettata sul nostro maxi schermo una selezione dei momenti più importanti delle scorse edizioni. Dal 14 fino al 24 ottobre, invece, andrà in loop ogni giorno il riassunto per immagini di quanto accaduto il giorno prima alla Festa del Cinema.

PIAZZA DELLA FOTOGRAFIA

 

Exhibitions

Roma fotografia 2022 – “Piazza della fotografia”

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PIAZZA DELLA FOTOGRAFIA

Piazza Santa Maria in Trastevere, per tutta l’estate, fino alla fine di settembre, diventa la Piazza della Fotografia di Roma.

Ideato e organizzato da Roma Fotografia il progetto trasforma Piazza Santa Maria In Trastevere, dal 25 giugno al 24 settembre 2022, in un museo a cielo aperto della fotografia. L’evento è stato patrocinato dal Ministero della Cultura, dalla Regione Lazio, con il contributo del Municipio I Centro in collaborazione con il media partner ANSA, l’Archivio Luce Cinecittà, CNR IAS, ASI Agenzia Spaziale Italiana e TWM Factory. Con “PIAZZA DELLA FOTOGRAFIA”, la fotografia esce dai musei, dalle gallerie e dagli studi per trasformare una delle Piazze più vive della capitale in hub culturale per ospitare gratuitamente eventi coinvolgenti per cittadini e turisti. Gli eventi prevedono, attraverso un Maxi Schermo Led montato in Piazza, le proiezioni di video installazioni di progetti fotografici, in loop dal primo pomeriggio fino a notte inoltrata, con incontri settimanali di approfondimento, talk e performance ispirati al tema del progetto fotografico del singolo appuntamento. Roma Fotografia crea così un dialogo coinvolgente, dinamico e partecipato tra pubblico e giovani autori, designer, scienziati, storici, filosofi, sociologi, archeologi, scrittori, musicisti e critici. Per l’occasione, gli organizzatori lanciano una cali internazionale dal titolo “tutti gli sguardi portano a Roma”, finalizzata a comporre una videoinstallazione con fotografie scattate dai romani e dai turisti di passaggio nella nostra città.

Info e calendario https://www.roma-fotografia.it/piazza-della-fotografia/

 

Exhibitions

Roma fotografia 2022 – “Premio fotografia al femminile Bresciani Visual Art” Seconda Edizione

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I AM – IO SONO

ORGANIZZATORI

La seconda edizione della call fotografica PREMIO “FOTOGRAFIA AL FEMMINILE BRESCIANI VISUAL ART” è promossa e organizzata dall’associazione Roma Fotografia in collaborazione con la galleria Bresciani Visual Art, la rivista IL FOTOGRAFO, con il supporto del Festival della Fotografia Etica di Lodi e la Biennale di Fotografia Femminile di Mantova.

PREMESSA / FINALITÀ

E’ giunto il momento di un’azione rivoluzionaria che riguarda il modo di presentarci al mondo affermando e non rivendicando.

Chiediamo a fotografe professioniste, fotoamatrici e cittadine di ogni nazione di raccontare un’innovazione concettuale che non riguardi più, o non solo, il dimostrare di essere capaci di ricoprire e conquistare ruoli e spazi storicamente maschili, ma convintamente esprime ciò che ogni donna è, completa in se stessa, inclusiva, ma in relazione con il contesto sociale, ambientale, professionale, relazionale.

Nessuna evoluzione è dipesa unicamente da una parte della specie, ma ogni essere vivente ha contribuito con la propria forza propulsiva all’avanzamento e miglioramento collettivo dell’intera umanità.

I super poteri non riguardano eroine da leggenda, ma appartengono a tutte le donne e si esprimono e manifestano ogni giorno, nel quotidiano delle loro vite e spesso ciò accade, senza che ne siano pienamente consapevoli, in modo naturale, geniale, intuitivo ed innovativo.

Guardate alle vostre vite, a quello delle donne che vi è capitato d’incontrare o avere accanto.  Partecipate con le vostre fotografie alla Call  “I am – Io sono”

Le vincitrici della prima edizione del premio alla Galleria Bresciani Visual Art

PREMIO

LE OPERE SELEZIONATE ESCLUSIVAMENTE DAL COMITATO ARTISTICO PARTECIPERANNO A:

  • Una mostra fotografica collettiva, composta da:
    3 Vincitrici Categoria SINGLE SHOT
    3 Vincitrici Categoria SHORT STORY
    1 Vincitrice Premio della Critica SINGLE SHOT
    18 Finaliste Categoria SINGLE SHOTSHORT STORY
  • 40 fotografie di 25 fotografe, a ottobre 2022 presso la Galleria Bresciani Visual Art di via Giulia a Roma, con fotografie formato 30X40 su cornici 40X50, stampa a cura dall’Associazione Roma Fotografia.
  • periodici aggiornamenti delle gallery sul SITO  roma-fotografia.it/e sui social FB e IG @romafotografiaeventi
  • I lavori selezionati saranno pubblicati sul catalogo online distribuito gratuitamente in PDF.
  • Il Comitato Artistico stabilirà tre VINCITRICI ASSOLUTEa cui spetteranno:

I Premio: Una mostra personale di fotografie diffuse nel Centro storico di Roma, nelle gallerie, attività commerciali e culturali a via Giulia, Via dei Banchi Vecchi, Via di Monserrato e via del Pellegrino. (dicembre 2022)

II Premio: Una lettura portfolio con Federica Berzioli Coordinamento editoriale de IL FOTOGRAFO.

III Premio: Un libro fotografico del Maestro Franco Fontana.

I lavori più significativi saranno pubblicati sulla rivista IL FOTOGRAFO

Articolo pubblicato dalla rivista IL FOTOGRAFO del progetto di Rosita Lusignani
seconda classificata edizione 2021

PER ISCRIVERSI, VEDI REGOLAMENTO IN BASSO e partecipa o nella categoria Short Story oppure Singol Shot.

 

CATEGORIE


SHORT STORY:
 Il lavoro presentato deve essere un progetto composto da minimo 5 massimo 10 fotografie. Il partecipante può inviare anche più di un progetto.

SINGLE SHOT: Il partecipante può inviare una o più immagini singole (anche in tempi diversi).

Ogni autore può partecipare anche con più progetti o più singole fotografie ad entrambe le categorie.

I direttori artistici di Roma Fotografia Alex Mezzenga, Maria Cristina Valeri e Gilberto Maltinti

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE

Potrà aderire all’iniziativa chi ha compiuto la maggiore età (18 anni) fotografi professionisti e amatori, stranieri e italiani.

QUOTE DI PARTECIPAZIONE (IVA COMPRESA):

EURO €30 per ogni progetto fotografico nella categoria SHORT STORY
(clicca qui per aderire)

EURO €10 per ogni foto singola nella categoria SINGLE SHOT
(clicca qui per aderire)

L’organizzazione degli eventi e i costi di stampa dei lavori selezionati dal Comitato Artistico sono a carico dell’Organizzazione della Call. 

La partecipazione sarà subordinata al pagamento della quota e compilazione del form .

La quota di iscrizione non è rimborsabile.

MODALITÀ E TERMINI DI CONSEGNA DEL MATERIALE

È possibile partecipare alla Call dalle ore 12 (CET) di martedì 25 febbraio 2022 alle ore 12 (CET) del 10 ottobre 2022.

Oltre questo termine le opere inviate non saranno prese in considerazione.

CARATTERISTICHE TECNICHE IMMAGINE

Sono ammesse fotografie edite o inedite, in bianco e nero e a colori con inquadrature sia verticali che orizzontali e quadrate, scattate con qualsiasi mezzo, digitale, analogico o cellulare.

Le fotografie vanno inviate in bassa risoluzione massimo 1 mega esclusivamente in formato JPEG (.jpg).

Le fotografie non devono contenere watermark.

Se selezionate dal Comitato Artistico, la segreteria organizzativa della Call potrà richiedere ai partecipanti le stesse immagini, formato jpg in alta risoluzione, da inviare entro e non oltre 10 giorni dal ricevimento della comunicazione. Questo per facilitare la produzione di stampe e la migliore visualizzazione durante le proiezioni,

Le immagini non conformi alle specifiche richieste non verranno prese in considerazione.

COMITATO ARTISTICO

Il comitato Artistico è presieduto da Federica Berzioli Coordinamento editoriale de IL FOTOGRAFO:

Per Roma Fotografia: Alex Mezzenga

Per IL FOTOGRAFO: Giovanni Pelloso

Per Bresciani Visual Art: Maria Cristina Valeri e Gilberto Maltinti

Per Festival della Fotografia Etica di Lodi: Alberto Prina

Per Biennale della fotografia femminile di Mantova: Alessia Locatelli   

Per Associazione “La Papessa”: Anna Volpi

Il Comitato Artistico, in totale e insindacabile autonomia decisionale,  stabilirà quali singole fotografie (categoria SINGLE SHOT) e i portfolio (categoria SHORT STORY) che parteciperanno a mostre e/o proiezioni e per altri eventi nel resto di Italia.

Inoltre ove si riterrà opportuno i lavori fotografici (categoria SHORT STORY) possono essere estrapolati e inseriti in una mostra all’interno della categoria SINGLE SHOT.

Le singole fotografie (categoria SINGLE SHOT) e i portfolio  (categoria SHORT STORY)  potranno quindi essere selezionati per partecipare, contemporaneamente o in momenti diversi, a mostre ed eventi “ROMA FOTOGRAFIA”.

I giudizi del Comitato Artistico sono e restano insindacabili e potranno essere privi di motivazione specifica, sia in merito all’ammissione delle Opere sia in merito alla partecipazione, e quindi alla curatela, alle mostre che saranno organizzate da ROMA FOTOGRAFIA e u suoi partner

AVVERTENZE

L’organizzazione della Call si riserva la possibilità di utilizzare le immagini inviate al fine della promozione della Call medesima, mediante pubblicazione online e cartacea. I diritti d’autore dell’immagine e qualunque altro diritto restano prerogativa del fotografo partecipante. Le opere consegnate alla segreteria dell’Organizzazione, nelle modalità richieste e nei termini di scadenza della Call, e non saranno riconsegnate.

L’invio delle fotografie e il pagamento della quota di partecipazione prevedono l’accettazione automatica del presente Regolamento.

Sono esclusi dalla gara i soci fondatori dell’Associazione ROMA FOTOGRAFIA come i membri del Comitato Artistico e i rispettivi familiari, nonché tutti i soggetti che a vario titolo collaborano all’organizzazione della Call.

PRIVACY, RESPONSABILITÀ DELL’AUTORE E FACOLTÀ DI ESCLUSIONE

Ogni partecipante è responsabile del materiale da lui presentato alla Call; si impegna quindi ad escludere ogni responsabilità degli organizzatori del suddetto nei confronti di terzi, anche nei confronti di eventuali soggetti raffigurati nelle fotografie, soprattutto se minori.
Ogni partecipante dovrà informare gli eventuali interessati (persone ritratte) nei casi e nei modi previsti dal D. Lg. 30 giugno 2003 n. 196 e successive modifiche e dal GDPR 2016/679, nonché procurarsi il consenso alla diffusione degli stessi. In nessun caso le immagini inviate potranno contenere dati qualificabili come sensibili.
Ogni partecipante dichiara inoltre di essere unico autore delle immagini inviate, che non ledono diritti di terzi e che qualora ritraggano soggetti per i quali è necessario il consenso o l’autorizzazione egli l’abbia ottenuto.
Gli organizzatori si riservano inoltre di escludere dalla Call e di non pubblicare le foto non conformi nella forma e nel soggetto a quanto indicato nel presente bando oppure alle regole comunemente riconosciute in materia di pubblica moralità, etica e decenza, a tutela dei partecipanti e dei visitatori.
Non saranno perciò ammesse le immagini ritenute offensive, improprie e lesive dei diritti umani e sociali o immagini volgari.

DIRITTI D’AUTORE E UTILIZZO DEL MATERIALE DELLA CALL

I diritti sulle fotografie rimangono di proprietà esclusiva dell’autore che le ha prodotte, il quale ne autorizza però l’utilizzo per eventi o pubblicazioni connesse alla Call stesso e per attività relative alle finalità istituzionali o promozionali dell’associazione Roma Fotografia e dei suoi Partner. Queste realtà potranno utilizzare liberamente le immagini in ogni loro parte, pubblicarle su social, stamparle, promuoverle per la diffusione della Call o per altre finalità ad esso in qualche modo associate. Ogni autore è personalmente responsabile delle opere presentate; con l’iscrizione alla call  si autorizza automaticamente l’organizzazione alla riproduzione su catalogo, pubblicazioni, cd e su internet senza finalità di lucro e con citazione del nome dell’autore delle immagini che verranno inviate.
Roma Fotografia e coloro che utilizzeranno le immagini si impegnano ad ogni loro utilizzo, ad accompagnare le foto con il nome dell’autore.
Si informa che i dati personali forniti dai concorrenti saranno utilizzati per le attività relative alle finalità promozionali e di gestione della Call e delle attività ad esso connesse, secondo quanto previsto dal D.Lg. 30 giugno 2003 n. 196 e successive modifiche e dal GDPR 2016/679.
Il materiale inviato non sarà restituito in alcun caso.

ACCETTAZIONI E DICHIARAZIONI

Gli Autori partecipanti alla Call Internazionale  “I AM – IO SONO” autorizzano l’Associazione ROMA FOTOGRAFIA, l’Organizzazione ed i Partner coinvolti a pubblicare e diffondere offline e online, comprese le pagine dei social network legate a ROMA FOTOGRAFIA immagini delle e/o relative alle Opere partecipanti alla Call, al fine di promuovere l’iniziativa, ROMA FOTOGRAFIA in generale e la CALL, utilizzando i mezzi e le tecniche di comunicazione/divulgazione che la stessa e l’Organizzatore riterranno più idonee. Con La partecipazione ed accettazione automatica del regolamento, l’Autore partecipante:

– autorizza espressamente l’Organizzatore e i Partner di ROMA FOTOGRAFIA  a trattare i propri dati personali ai sensi del GDPR 679/2016;

– dichiara e garantisce di essere l’autore delle Opere presentate, di essere l’unico autore e titolare delle stesse e dei relativi diritti, di avere piena ed esclusiva disponibilità delle stesse e dei relativi diritti connessi, compresi i diritti di sfruttamento economico, e dei diritti comunque trasferiti ai sensi del presente Regolamento; garantisce inoltre all’Organizzazione e a ROMA FOTOGRAFIA  il pacifico godimento dei diritti ceduti, e di non aver posto in essere atti che ne limitino la disponibilità e che tali diritti sono pertanto liberi da vincoli di qualsiasi natura;

– dichiara e garantisce che l’Opera partecipante alla Call è originale e non viola diritti di proprietà né diritti d’autore di terzi e si impegna a tenere indenne l’Organizzatore e i Partner di ROMA FOTOGRAFIA  ed a manlevarli rispetto a qualsiasi pretesa di terzi e/o danno relativi o comunque connessi all’Opera presentata, nonché alla riproduzione e pubblicazione; l’Organizzatore e i Partner di ROMA FOTOGRAFIA sono quindi esonerati da ogni responsabilità per eventuali contestazioni circa l’originalità e la paternità dell’Opera presentata;

– autorizza l’Organizzatore e i Partner di ROMA FOTOGRAFIA  ad inserire, pubblicare e riprodurre l’Opera presentata, con i relativi crediti fotografici, e/o la documentazione di iscrizione, in tutto o in parte, direttamente o tramite terzi, con qualsiasi mezzo di comunicazione o supporto e modalità, sul sito web di ROMA FOTOGRAFIA, https://www.roma-fotografia.it/  , sulle pagine dei social network legate non sOlo alla Call ma alle manifestazioni organizzate da “ROMA FOTOGRAFIA”,  sulle pagine dei social network da quest’ultima gestite nonché quelle dei Partner;

– dichiara di essere interamente responsabile dei contenuti del materiale visivo e testuale trasmesso;

– dichiara di essere consapevole che la presentazione della Documentazione di Iscrizione incompleta e/o non conforme al presente Regolamento costituisce causa di esclusione dal Premio;

– autorizza l’Organizzatore di ROMA FOTOGRAFIA a trattenere la Documentazione di Iscrizione, dando atto che la stessa non sarà restituita;

– dichiara di essere consapevole che l’Opera presentata verrebbe esclusa dal Premio ove risultasse in tutto o in parte copiata o realizzata in violazione di diritti altrui;

– accetta integralmente il Regolamento della Call e dichiara di essere consapevole che l’adesione alla Call, tramite l’invio della Documentazione di Iscrizione implica l’accettazione di tutte le clausole del presente Regolamento.

TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

Ai sensi e per gli effetti del GDPR 679 / 2016 i dati personali e le immagini che vengono acquisiti nell’ambito del presente Premio, sono raccolti e trattati, anche con l’ausilio di mezzi elettronici, per le finalità e attività connesse allo svolgimento del Premio, ivi inclusi la realizzazione degli eventi espositivi e la pubblicazione sul sito https://www.roma-fotografia.it/, ovvero per dare esecuzione agli obblighi di legge. Il titolare del trattamento dei dati è: Associazione Culturale ROMA FOTOGRAFIA, nella persona del suo rappresentante legale pro tempore.

LEGGE APPLICABILE

I diritti e gli obblighi derivanti dalla Call sono disciplinati dalla legge italiana. La Call e i suoi premi esulano dall’applicazione del D.P.R. 26 ottobre 2001, n. 430 recante “Regolamento concernente la revisione organica della disciplina dei concorsi e delle operazioni a premio, nonché delle manifestazioni di sorte locali, ai sensi dell’articolo 19, comma 4, della L. 27 dicembre 1997, n. 449”, in quanto è finalizzata alla realizzazione di una esposizione a fine culturale e sociale e la Call e i suoi premi hanno carattere di corrispettivo di prestazione d’Opera o di riconoscimento del merito personale degli artisti, ovvero è destinato a favore di enti o istituzioni di carattere pubblico o che abbiano finalità eminentemente sociali o benefiche ai sensi dell’art. 6, comma 1, lett. a) ed e) del citato D.P.R. n. 430/2001.

COMUNICAZIONI E INFORMAZIONI

Il presente Regolamento viene pubblicato sul sito https://www.roma-fotografia.it/
Per qualsiasi informazione sulla Call e su “ROMA FOTOGRAFIA ”,   sarà possibile rivolgersi a: romafotografiaeventi@gmail.com

VERSIONE PREVALENTE
La versione originale del presente Regolamento in lingua italiana. Il Regolamento è stato tradotto in lingua inglese. In caso di conflitto tra la traduzione inglese e la versione italiana, quest’ultima sarà prevalente.

 

Exhibitions

Roma fotografia 2022 – call fotografica internazionale “People”

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NEW VISIONS – FOTOGRAFIA A COLORI E IN BIANCO E NERO
Le persone sono storie, idee, immaginazione

“PEOPLE”, la nuova call internazionale di Roma Fotografia per il 2022 in collaborazione con la Galleria Bresciani Visual Art di Via Giulia a Roma, invita fotografi/e amatoriali e professionisti e collettivi a raccontare tramite immagini a colori e/o bianco e nero,  il proprio sguardo sul mondo, sulle persone, le loro storie e le loro idee.

Maria Cristina Valeri, Alex Mezzenga, Gilberto Maltinti, Direttori Artistici di Roma Fotografia, stanno cercando per la nuova Call del 2022 fotografi/e che partecipino con immagini dal forte impatto emotivo!

Hai fotografie in linea con la Call Internazionale “PEOPLE” e ti piacerebbe esporle a Roma nella Galleria Bresciani Visual Art di Via Giulia a Roma?

PARTECIPARE ALLA NOSTRA CALL

Potrai far parte dei 40 fotografi/e che parteciperanno alla mostra collettiva, a giugno 2022!

Tra questi, selezionati dal il Comitato Artistico presieduto dal Picture Editor dell’ANSA Luciano del Castillo, i primi tre vinceranno:

I Premio: Una mostra personale diffusa nelle gallerie, negozi e attività di Via Giulia (settembre-ottobre 2022)

II Premio: Una lettura portfolio con Luciano del Castillo.

III Premio: Un libro fotografico del Maestro Franco Fontana.

FINALITA’ E PREMI

LE OPERE SELEZIONATE ESCLUSIVAMENTE DAL COMITATO ARTISTICO PARTECIPERANNO A:

  • Una mostra fotografica collettiva, composta da 40 fotografie di 40 fotografi/e diversi, a giugno 2022 presso la Galleria Bresciani Visual Art di via Giulia a Roma, con fotografie formato 30X40 su cornici 40X50, stampa a cura dall’Associazione Roma Fotografia.
  • periodici aggiornamenti delle gallery sul SITO  roma-fotografia.it/e sui social FB e IG @romafotografiaeventi
  • I lavori selezionati saranno pubblicati sul catalogo online distribuito gratuitamente in PDF.
  • Tra i 40 fotografi/e selezionati, il Comitato Artistico stabilirà tre vincitori (primo, secondo e terzo premio) a cui spetteranno:

I Premio: Una mostra personale di fotografie diffuse nel Centro storico di Roma, nelle gallerie, attività commerciali e culturali a via Giulia, Via dei Banchi Vecchi, Via di Monserrato e via del Pellegrino. (settembre-ottobre 2022)

II Premio: Una lettura portfolio con Luciano del Castillo.

III Premio: Un libro fotografico del Maestro Franco Fontana.

Potrà aderire all’iniziativa chi ha compiuto la maggiore età (18 anni) fotografi/e professionisti e amatori, stranieri e italiani.

MODALITÀ E QUOTE DI PARTECIPAZIONE

QUOTA DI ISCRIZIONE ALLA CALL

PER SPESE DI SEGRETERIA:

PARTECIPA ALLA CALL

Ogni autore può partecipare alla call fino al 15 MAGGIO inviando una o più immagini singole, anche in tempi diversi.

COMPILA IL FORM INVIA LA FOTO
€10 per ogni singola fotografia inviata.

COMPILA IL FORM INVIA LE FOTO
€30 APPROFITTA DELL’OFFERTA fino a 5 fotografie singole con un unico invio.
Termina il 01 aprile 2022.

Dal 1 aprile 2022 fino al 15 maggio 2022 non sarà più possibile partecipare con invii multipli ma solo singoli
€10 per ogni singola fotografia inviata.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE ALLA MOSTRA IN GALLERIA PER I SOLI SELEZIONATI VINCITORI

€40 PER SPESE A COPERTURA DI: stampa, allestimento, ufficio stampa e promozione social, realizzazione catalogo online pdf.

Il Comitato Artistico, tra tutti i partecipanti alla Call Internazionale PEOPLE, ne sceglierà 40. I fotografi selezionati potranno partecipare con una sola immagine, tra quelle inviate.

La partecipazione sarà subordinata al pagamento della prima quota di €10 o €30 per spese di segreteria e, se selezionati, della seconda quota di €40.

Le quote di iscrizione e partecipazione non sono rimborsabili.

È possibile partecipare alla Call Internazionale PEOPLE dalle ore 12 (CET) di venerdì 14 gennaio 2022 alle ore 12 (CET) di domenica 15 maggio 2022.

Oltre questo termine le opere inviate non saranno prese in considerazione.

CARATTERISTICHE TECNICHE IMMAGINE

Sono ammesse fotografie edite o inedite, in bianco e nero e a colori con inquadrature sia verticali che orizzontali e quadrate, scattate con qualsiasi mezzo, digitale, analogico o cellulare.

Le fotografie vanno inviate in bassa risoluzione massimo 1 mega esclusivamente in formato JPEG (.jpg).

Le fotografie non devono contenere watermark.

Se selezionate dal Comitato Artistico, la segreteria organizzativa della Call potrà richiedere ai partecipanti le stesse immagini, formato jpg in alta risoluzione, da inviare entro e non oltre 10 giorni dal ricevimento della comunicazione.
Le immagini non conformi alle specifiche richieste non verranno prese in considerazione.

COMITATO ARTISTICO

Il comitato artistico è presieduto da Luciano del Castillo Picture Editor ANSA ed è composto da:

Per Roma Fotografia: Alex Mezzenga

Per Bresciani Visual Art: Maria Cristina Valeri e Gilberto Maltinti

Il Comitato Artistico, in totale e insindacabile autonomia decisionale, stabilirà quali fotografie parteciperanno alla mostra “PEOPLE”, e per altri eventuali eventi nel resto di Italia.

Le singole fotografie potranno quindi essere selezionate per partecipare, contemporaneamente o in momenti diversi, a mostre ed eventi di ROMA FOTOGRAFIA.

I giudizi del Comitato Artistico sono e restano insindacabili e potranno essere privi di motivazione specifica, sia in merito all’ammissione delle Opere sia in merito alla partecipazione, e quindi alla curatela, alle mostre che saranno organizzate da ROMA FOTOGRAFIA.

AVVERTENZE

L’organizzazione della Call Internazionale PEOPLE si riserva la possibilità di utilizzare le immagini inviate al fine della promozione della Call medesima, mediante pubblicazione online e cartacea. I diritti d’autore dell’immagine e qualunque altro diritto restano prerogativa del fotografo partecipante. Le opere consegnate alla segreteria dell’Organizzazione, nelle modalità richieste e nei termini di scadenza della Call, e non saranno riconsegnate.

L’invio delle fotografie e il pagamento della quota di iscrizione e della quota di partecipazione prevedono l’accettazione automatica del presente Regolamento.

Sono esclusi dalla gara i soci fondatori dell’Associazione ROMA FOTOGRAFIA come i membri del Comitato Artistico e i rispettivi familiari, nonché tutti i soggetti che a vario titolo collaborano all’organizzazione della Call.

PRIVACY, RESPONSABILITÀ DELL’AUTORE E FACOLTÀ DI ESCLUSIONE

Ogni partecipante è responsabile del materiale da lui presentato alla Call; si impegna quindi ad escludere ogni responsabilità degli organizzatori del suddetto nei confronti di terzi, anche nei confronti di eventuali soggetti raffigurati nelle fotografie, soprattutto se minori.
Ogni partecipante dovrà informare gli eventuali interessati (persone ritratte) nei casi e nei modi previsti dal D. Lg. 30 giugno 2003 n. 196 e successive modifiche e dal GDPR 2016/679, nonché procurarsi il consenso alla diffusione degli stessi. In nessun caso le immagini inviate potranno contenere dati qualificabili come sensibili.
Ogni partecipante dichiara inoltre di essere unico autore delle immagini inviate, che non ledono diritti di terzi e che qualora ritraggano soggetti per i quali è necessario il consenso o l’autorizzazione egli l’abbia ottenuto.
Gli organizzatori si riservano inoltre di escludere dalla Call Internazionale PEOPLE e di non pubblicare le foto non conformi nella forma e nel soggetto a quanto indicato nel presente bando oppure alle regole comunemente riconosciute in materia di pubblica moralità, etica e decenza, a tutela dei partecipanti e dei visitatori.
Non saranno perciò ammesse le immagini ritenute offensive, improprie e lesive dei diritti umani e sociali o immagini volgari.

DIRITTI D’AUTORE E UTILIZZO DEL MATERIALE DELLA CALL

I diritti sulle fotografie rimangono di proprietà esclusiva dell’autore che le ha prodotte, il quale ne autorizza però l’utilizzo per eventi o pubblicazioni connesse alla Call stesso e per attività relative alle finalità istituzionali o promozionali dell’associazione Roma Fotografia e dei suoi Partner. Queste realtà potranno utilizzare liberamente le immagini in ogni loro parte, pubblicarle su social, stamparle, promuoverle per la diffusione della Call o per altre finalità ad esso in qualche modo associate. Ogni autore è personalmente responsabile delle opere presentate; con l’iscrizione alla call  si autorizza automaticamente l’organizzazione alla riproduzione su catalogo, pubblicazioni, cd e su internet senza finalità di lucro e con citazione del nome dell’autore delle immagini che verranno inviate.
Roma Fotografia e coloro che utilizzeranno le immagini si impegnano ad ogni loro utilizzo, ad accompagnare le foto con il nome dell’autore.
Si informa che i dati personali forniti dai concorrenti saranno utilizzati per le attività relative alle finalità promozionali e di gestione della Call e delle attività ad esso connesse, secondo quanto previsto dal D.Lg. 30 giugno 2003 n. 196 e successive modifiche e dal GDPR 2016/679.
Il materiale inviato non sarà restituito in alcun caso.

ACCETTAZIONI E DICHIARAZIONI

Gli Autori partecipanti alla Call Internazionale “PEOPLE” autorizzano l’Associazione ROMA FOTOGRAFIA a pubblicare e diffondere offline e online, comprese le pagine dei social network, immagini delle e/o relative alle Opere partecipanti alla Call, al fine di promuovere l’iniziativa, utilizzando i mezzi e le tecniche di comunicazione/divulgazione che la stessa e l’Organizzatore riterranno più idonee. Con la partecipazione ed accettazione automatica del regolamento, l’Autore partecipante:

– autorizza espressamente l’Organizzatore e i Partner di ROMA FOTOGRAFIA a trattare i propri dati personali ai sensi del GDPR 679/2016;

– dichiara e garantisce di essere l’autore delle Opere presentate, di essere l’unico autore e titolare delle stesse e dei relativi diritti, di avere piena ed esclusiva disponibilità delle stesse e dei relativi diritti connessi, compresi i diritti di sfruttamento economico, e dei diritti comunque trasferiti ai sensi del presente Regolamento; garantisce inoltre all’Organizzazione e a ROMA FOTOGRAFIA  il pacifico godimento dei diritti ceduti, e di non aver posto in essere atti che ne limitino la disponibilità e che tali diritti sono pertanto liberi da vincoli di qualsiasi natura;

– dichiara e garantisce che l’Opera partecipante alla Call è originale e non viola diritti di proprietà né diritti d’autore di terzi e si impegna a tenere indenne l’Organizzatore e i Partner di ROMA FOTOGRAFIA  ed a manlevarli rispetto a qualsiasi pretesa di terzi e/o danno relativi o comunque connessi all’Opera presentata, nonché alla riproduzione e pubblicazione; l’Organizzatore e i Partner di ROMA FOTOGRAFIA sono quindi esonerati da ogni responsabilità per eventuali contestazioni circa l’originalità e la paternità dell’Opera presentata;

– autorizza l’Organizzatore e i Partner di ROMA FOTOGRAFIA  ad inserire, pubblicare e riprodurre l’Opera presentata, con i relativi crediti fotografici, e/o la documentazione di iscrizione, in tutto o in parte, direttamente o tramite terzi, con qualsiasi mezzo di comunicazione o supporto e modalità, sul sito web di ROMA FOTOGRAFIA, https://www.roma-fotografia.it/ , sulle pagine dei sulle pagine dei social network da quest’ultima gestite nonché quelle dei Partner;

– dichiara di essere interamente responsabile dei contenuti del materiale visivo e testuale trasmesso;

– dichiara di essere consapevole che la presentazione della Documentazione di Iscrizione incompleta e/o non conforme al presente Regolamento costituisce causa di esclusione dal Premio;

– autorizza l’Organizzatore di ROMA FOTOGRAFIA a trattenere la Documentazione di Iscrizione, dando atto che la stessa non sarà restituita;

– dichiara di essere consapevole che l’Opera presentata verrebbe esclusa dal Premio ove risultasse in tutto o in parte copiata o realizzata in violazione di diritti altrui;

– accetta integralmente il Regolamento della Call e dichiara di essere consapevole che l’adesione alla Call, tramite l’invio della Documentazione di Iscrizione implica l’accettazione di tutte le clausole del presente Regolamento.

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LEGGE APPLICABILE

I diritti e gli obblighi derivanti dalla Call sono disciplinati dalla legge italiana. La Call e i suoi premi esulano dall’applicazione del D.P.R. 26 ottobre 2001, n. 430 recante “Regolamento concernente la revisione organica della disciplina dei concorsi e delle operazioni a premio, nonché delle manifestazioni di sorte locali, ai sensi dell’articolo 19, comma 4, della L. 27 dicembre 1997, n. 449”, in quanto è finalizzata alla realizzazione di una esposizione a fine culturale e sociale e la Call e i suoi premi hanno carattere di corrispettivo di prestazione d’Opera o di riconoscimento del merito personale degli artisti, ovvero è destinato a favore di enti o istituzioni di carattere pubblico o che abbiano finalità eminentemente sociali o benefiche ai sensi dell’art. 6, comma 1, lett. a) ed e) del citato D.P.R. n. 430/2001.

COMUNICAZIONI E INFORMAZIONI

Il presente Regolamento viene pubblicato sul sito https://www.roma-fotografia.it/
Per qualsiasi informazione sulla Call Internazionale PEOPLE sarà possibile rivolgersi a: romafotografiaeventi@gmail.com

VERSIONE PREVALENTE
La versione originale del presente Regolamento in lingua italiana. Il Regolamento è stato tradotto in lingua inglese. In caso di conflitto tra la traduzione inglese e la versione italiana, quest’ultima sarà prevalente.

 

Exhibitions

Buon appetito, buon appetito, sì!

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“Buon appetito, buon appetito, sì!”

In occasione del Cinecibo Festival venerdì 17 Dicembre alle ore 15 presso la Sala Fellini degli Studi Cinematografici di Cinecittà, sarà proiettato il documentario “Buon appetito, buon appetito, sì!” di Gilberto Maltinti. Un omaggio all’attività operosa e costante dei volontari che durante l’emergenza COVID-19, tra marzo e maggio 2020, hanno aiutato tutti i giorni centinaia di migliaia di persone senza tetto, fragili e in difficoltà, a Roma, portando aiuti concreti e supporto morale e spirituale. Tra questi ci sono i volotari della Mensa del Povero, Comunità di Sant’Egidio Roma NOMENTANA SALARIO TIBURTINA PIAZZA BOLOGNA, Comunità di Sant’Egidio Tuscolano Comunità di Sant’Egidio – Community of Sant’Egidio Mensa Culturale, delle ACLI di Roma aps, della Voreco; del Rifugio Sant’Anna Binario 95, delle Parrocchie di Sant’Agnese, SS Trinità a Villa Chigi e S. Paolo alla Croce e dell’Associazione Nazionale Carabinieri.

Un ringraziamento speciale va a Antonino Clemenza, Alessandro Moscetta e Sophie Jansen. Senza di loro questo documentario non sarebbe arrivato a compimento.

Ingresso da Via Lamaro, 30, venerdì 17 dicembre ore 15.
http://www.cinecibo.it

https://fb.me/e/24hwan6aS

Exhibitions

Caio mario garrubba – Freelance sulla strada

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Caio Mario Garrubba / FREElance sulla strada

116 scatti, 30 anni di immagini per quattro continenti. La riscoperta di uno dei maestri del reportage fotografico del XX secolo. Ideata e organizzata da Archivio storico Luce/ Cinecittà SpA, a cura di Emiliano Guidi e Stefano Mirabella, La Mostra inserita nel programma di Roma Fotografia 2021 FREEDOM, festival organizzato dall’Associazione Roma Fotografia in collaborazione con Palazzo Merulana, Coopculture, Luce – Cinecittà, Stadio di Domiziano, Comitato Mura Latine, Bresciani Visual Art, con il sostegno della Regione Lazio, il patrocinio di Roma Capitale, promosso da Roma Culture. A Palazzo Merulana, dal 9 ottobre a 28 novembre 2021.

Le storie dell’arte, come ogni storia, non sono fisse cristallizzazioni nel tempo, ma vivono di verifiche, arricchimenti. A volte di contestazioni. A volte di scoperte. Ora una mostra a Roma permette una valutazione rinnovata e inedita di un maestro della fotografia, un artista apprezzato a livello internazionale, ma appartato nella storia e nei massimi circuiti, e che attende da tempo il giusto valore della sua scala. Che è quella di uno dei più grandi fotoreporter del XX secolo.

Il suo nome è Caio Mario Garrubba.

Caio Mario Garrubba – FREElance sulla strada, è il titolo della mostra fotografica promossa e organizzata dall’Archivio storico Luce, ospitata a Palazzo Merulana dal 9 ottobre al 28 novembre. Curata da Emiliano Guidi e Stefano Mirabella, in un percorso di 116 scatti, per la maggior parte inediti, la mostra restituisce finalmente alla Capitale e all’Italia, da un nuovo punto di vista, un fotografo che ha segnato tangibilmente un’influenza oggi evidente e testimoniata sul fotogiornalismo internazionale e la street photography. E che ha saputo unire con uno sguardo unico racconto sociale e risultati estetici impressionanti.

La mostra di Palazzo Merulana raccoglie un cuore temporale dell’opera di Caio Garrubba, con scatti che vanno dai primi anni ’50 ai primi ’80.

Nato a Napoli, classe 1923, Garrubba è stato dal suo esordio alla macchina nel 1953 – nel mitico ‘Mondo’ di Mario Pannunzio, con un seminale reportage dalla Spagna franchista – un infaticabile reporter camminatore. Un freelance dello sguardo, scopritore di quattro-cinque mondi. Di popoli lontani, città, esistenze, che i lettori spesso conoscevano proprio grazie agli scatti della sua Leica, per la prima volta con quella confidenza, quella ‘fratellanza’. Dopo la Spagna Garrubba ha inviato reportage dall’Unione Sovietica (nel ’57, quando in Europa non c’era chi non si chiedesse cosa vi accadeva), dall’Europa dell’Est (fino a diventarne uno dei principali narratori occidentali), dalla Cina (secondo fotografo europeo inviato a effettuare scatti nella Repubblica Popolare), dalla Thailandia. Dagli Stati Uniti, dove proseguì la lezione degli amati reporter di ‘Life’, dei Walker Evans, e dove entrò in contatto con William Klein; dal Brasile, la Francia, la Grecia… e dalla sua Napoli, e il meridione italiano.

Felicemente avulso dalla foto sensazionale che ‘fa notizia’, le sue immagini venivano regolarmente pubblicate da testate di diversi paesi come ‘Stern’ ‘Der Spiegel’, ‘Nouvel Observateur’, ‘Life’, ‘Guardian’, ‘Kristall’, ‘L’Express’, e sulla stampa italiana da ‘Il Mondo’, ‘L’Espresso’, ‘Epoca’, ‘La Repubblica’, ‘Il Messaggero’, ‘il Venerdì’, ‘Vie Nuove’. Non ambiva a fotografare i grandi personaggi, ma nessuno come lui ha catturato Mao, Kruscev, JFK e Nixon, come fossero persone comuni. Perché il cuore della fotografia di Garrubba è questo: le persone, la gente comune, lo spirito della vita e del tempo. Che non è corretto dire sono immortalati, perché nelle sue immagini la vita scorre con una meravigliosa fluidità. Ma che rendono le sue foto immortali. E con le persone, un viscerale senso della giustizia sociale e delle ingiustizie, dell’abbattimento delle differenze e distanze imposte. Mai calato dall’alto, ma sempre accanto, lo sguardo di Garrubba sulla realtà mostra tutte le contraddizioni del potere, della politica, del comunismo, dell’occidente capitalista, l’indignazione e le domande di riscatto, sempre per una via di estatica, incantata bellezza.

Forse anche in virtù della sua poetica e politica, Garrubba nonostante il riconoscimento unanime di critici e colleghi e la globalità delle pubblicazioni, attende ancora di entrare nel novero di alcuni fotografi internazionali più blasonati, divenuti autori di costante esposizione, addirittura dei bestseller. E si pensa al più noto dei suoi colleghi-estimatori, quel Cartier-Bresson che ripetutamente, e senza successo, lo invitava a entrare nella grande agenzia Magnum.

Oggi la mostra di Palazzo Merulana spiega a pubblico e appassionati perché è giunta l’ora di Caio Garrubba.

IL PERCORSO ESPOSITIVO

Articolata in un percorso di 116 scatti, tra foto ‘totali’, stampe vintage e provini, Caio Mario Garrubba – FREElance sulla strada nasce anzitutto da un lungo certosino lavoro di revisione operato dai curatori, su tutti i negativi, stampe e provini del Fondo Garrubba: un corpus di oltre 60.000 negativi e 40.000 diapositive, che dopo la scomparsa dell’autore nel 2015 è stato acquisito dall’Archivio storico Luce nel 2017. 

Il percorso si dipana in una prima sezione lineare, e in un secondo tempo di ‘focus’ tematici, secondo un modulo non didascalico o cronologico, ma di associazioni visuali e ideali, con raccordi sui soggetti, sui luoghi, temi, e soprattutto sugli sguardi e le geometrie. Come in un viaggio, un treno continuo che invita il visitatore a cercare le proprie personali connessioni.

Il titolo dell’esposizione gioca con la parola FREElance, proprio su questo aspetto del suo lavoro. Di reporter freelance, libero da appartenenze ma sentendosi a casa in ogni paese dove viaggiasse.

Tutti in bianco e nero (formato che l’autore prediligeva al ‘più semplice’ colore), gli scatti esaltano così quella che è la prima e più immediata qualità dell’immagine di Garrubba: una composizione stupefacente. Le geometrie, la disposizione dei soggetti umani delle foto, le profondità di campo, in qualsiasi contesto siano prodotte, evocano un’armonia assolutamente perfetta. E’ da questa qualità cristallina, felice, ‘pittorica’ e profondamente estetica, che le foto rendono più forte il contesto sociale e politico sullo sfondo. La celebre immagine del bambino moscovita che osserva una colomba dentro una valigetta, un piccolo parco animato per bambini a Stalinstadt nella DDR o a Pechino, i visitatori addormentati in un parco con lo svettante skyline di New York, sono figure che animano e teatralizzano un preciso taglio di tempo.

Le foto divengono emblemi. I meravigliosi scatti nella metropolitana newyorchese del 1970, densamente cinematografici, sono in prima battuta ritratti di un gruppo di persone e volti. Ma in mano a Garrubba una situazione quotidiana e particolare diventa sguardo su un clima generale, di oppressione, schiacciamento, e sul melting pot e il mistero degli incontri.

La foto quotidiana diventa documento storico. Nelle sue immagini non c’è nulla di datato e cronachistico. Eppure, da queste foto si può avere uno spaccato preciso e comunicativo di cosa è stato un certo mondo – civilizzato, moderno, in buona sostanza ‘il nostro’ mondo – nella seconda metà del XX secolo. E scoprire che si tratta del mondo in cui tutt’ora risiediamo.

Garrubba mentre ritrae persone comuni, fa in realtà un ritratto del tempo.

La strada diventa luogo privilegiato del reporter. E tale è la personalità dello sguardo garrubbiano, che le diverse città sembrano somigliarsi, e non si saprebbero distinguere ‘Mosca 1957’ da ‘New York 1970’, o ‘San Salvador de Bahia 1958’ da ‘Napoli, Italia 1956’ se non fosse per le didascalie. In Garrubba l’elemento umano è universale, lo sguardo creativo abbatte le differenze. Scrive un grande fotoreporter, e sodale, come Tano D’Amico: ‘Dedicava la sua vita a colmare il fossato che per decenni i regimi avevano scavato per dividere immagini e vita reale. Per dividere immagini e popoli’. La sua estetica precisa e ricercata, si saldava con la continua istanza sociale, di questo fotografo coltissimo che leggeva i romanzieri americani, e insieme Gramsci e Bakunin, e citava come molto utile alla fotografia Caravaggio.

Tutto è politico nelle sue foto, perché tutte riguardano l’umano e i cittadini. Sono l’opera di un grande riconosciuto fotografo umanista.  Si trovano una certa povertà e un vitale cattolicesimo nelle immagini del meridione d’Italia anni ’50; il controllo perenne – ma pieno di crepe, di piccole increspature curiose – nelle realtà socialiste. Si trova l’alienazione dei commessi viaggiatori e dei lavoratori delle metropoli americane. La condizione dei proletari del pianeta. Ma in nessuno di questi luoghi ‘comuni’ si trova un giudizio, uno slogan, un preconcetto. Sono invece scatti complici, di mistero, di dolce sensualità. Le geometrie armonizzano il potere politico alle spalle dei personaggi, le scelte di luce, il prevalere dei neri o dei cieli abbacinanti, danno prevalenza al personale.  Ciò che prevale è il magico, l’anima di queste persone. Nelle sue foto ci sono ‘solo’ persone, tratte quasi distrattamente dalle loro vite: spesso mentre camminano, mentre sono soprappensiero, quasi sempre mentre guardano – fuori campo – qualcosa. Dentro questa umanità di migliaia di sguardi, rappresentativi di qualsiasi essere umano, Garrubba ha ritratto l’intero felice travaglio del mondo.

L’immagine rubata del bacio di un soldato a Casablanca, un ufficiale distratto e bambini che scappano sorridenti davanti alle gigantografie di Marx e Lenin, il viso inquieto e fascinoso di una ragazza di Berlino est (un’istantanea indiretta e chirurgica di Guerra fredda), piazza San Pietro sotto la neve, una folla in ‘perfetto disordine’ su una scalinata di Varsavia, in attesa di non si sa cosa, un fotografo riflesso in una vetrina (un selfie)… Garrubba ha per tecnica di cogliere tutto il mondo di sorpresa. Perciò le sue immagini sono, a distanza di decenni, così vive, e nuove.

Non si può che rimanere stupiti di quanto lo sguardo di Caio Mario Garrubba porti il nostro a un’emozione di incanto quasi infantile. Sono foto che ci lasciano a occhi e bocca aperti, come bambini, per quanto sono cristalline, felici, perfette.

La seconda parte del percorso, ricrea dei ‘focus’ tematici, che sono un programma dello stile, le manie, gli stilemi che rendono tanto unico lo sguardo-Garrubba: soggetti ritratti di spalle; persone che dormono (dove si troveranno alcune delle più belle foto della mostra); persone che fanno fotografie; foto di gruppo.

Completano il percorso 4 grandi pannelli che riproducono alcuni provini di Garrubba, un modo di entrare nell’officina creativa del fotografo. E una serie preziosa di stampe vintage.

Un QR code permette poi di riprodurre un documento video raro e importante: l’intervista ad Alla Folomietov, compagna di vita e di lavoro del fotografo, sua guida linguistica e non solo nei paesi dell’est, a lungo assistente di un regista del calibro di Nikita Mikalkov, e motore insostituibile del lavoro di Garrubba. L’intervista del 2019 illumina anche visivamente il suo lascito di artista. A lei è dedicata la mostra e il suo catalogo.

IL CATALOGO. L’ARCHIVIO.

Una guida alla riscoperta, e un volume che si pone come vero e proprio libro che ‘fa testo’ per un rinnovato sguardo su Caio Garrubba, è il catalogo, pubblicato da Luce-Cinecittà, sempre per la curatela di Emiliano Guidi e Stefano Mirabella, che accanto a tutte le 116 foto in mostra, riproduce un prezioso apparato di documenti manoscritti e dattiloscritti di Garrubba, appunti, foglietti, e ritratti fotografici, e testi di cospicuo approfondimento, a partire dai saggi, che sono scavi e insieme dichiarazioni di magistero e di ammirazione, di due grandissimi fotografi come Tano D’Amico e Uliano Lucas con Tatiana Agliani, a fianco dei testi dei curatori e del direttore dell’Archivio Luce, Enrico Bufalini.

L’acquisizione del fondo Garrubba da parte dell’Archivio Luce nel 2017, un impegno per il futuro di conservazione, cura, diffusione di un patrimonio straordinario, rappresenta anche un nuovo impegno di un’istituzione europea dell’immagine come il Luce, che nel suo archivio conserva oltre 3 milioni di foto ed è inserita nel Registro Memory of the World dell’Unesco (unico archivio audiovisivo italiano ad avere questa tutela). La mostra e il catalogo dedicati a Caio Garrubba vogliono essere una modalità per contribuire alla storiografia sul fotogiornalismo e la fotografia in generale. Non si tratta solo di una proposta monografica, ma di valorizzare un fotografo italiano, farlo conoscere a livello internazionale, e riscrivere una pagina di quest’arte ponendolo come un valore assoluto dell’arte visiva del XX secolo. La mostra vuole affermare con forza che Garrubba merita di stare tra i più grandi, per valore estetico, storico e sociale. L’Archivio Luce lavora costantemente per dare a lui e ai nostri grandi fotografi la casa dentro cui viaggiare ancora.

CREDITS

Caio Mario Garrubba – FREElance sulla strada

Palazzo Merulana – Roma

9 ottobre – 28 novembre 2021

a cura di Emiliano Guidi e Stefano Mirabella

Ideata, realizzata e promossa da Archivio storico Luce \ Cinecittà

con  Roma Fotografia, Palazzo Merulana, Fondazione Cerasi, Coopculture

in collaborazione con Regione Lazio e Comune di Roma 

Responsabile del progetto Maria Gabriella Macchiarulo

Progettazione e Direzione dei lavori BC PROGETTI

Allestimento AB2 Allestimenti

Grafica Lilia Angela Cavallo e Silvia Tarantini

Stampe fotografiche Fotosciamanna di Casella Sergio

Fonti immagini fotografiche e iconografiche

Archivio Storico Luce-Cinecittà (FONDO GARRUBBA)

CATALOGO pubblicato da Cinecittà 

A cura di Emiliano Guidi e Stefano Mirabella Testi di Enrico Bufalini, Emiliano Guidi, Stefano Mirabella, Uliano Lucas, Tatiana Agliani e Tano D’Amico.

https://www.roma-fotografia.it/caio-mario-garrubba-freelance-sulla-strada/
https://www.palazzomerulana.it/events/caio-mario-garrubba-freelance-sulla-strada-per-romafotografia-2021-freedom/

Exhibitions

CONTATTO 2021

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CONTATTO 2021: DIALOGO TRA MAESTRI DELLA FOTOGRAFIA E GIOVANI TALENTI

Aperta al pubblico dal 3 al 28 novembre a Roma, presso gli spazi di WEGIL, la mostra CONTATTO 2021 realizzata e promossa da Archivio Storico Luce/ Cinecittà e TWM Factory in collaborazione con Regione Lazio e Roma Fotografia, a cura di Maria Gabriella Macchiarulo e Riccardo Ferranti. Un esperimento sorprendente, un laboratorio di scoperte, una piccola storia della fotografia italiana dai primi del ‘900, a domani. 

L’esposizione, inserita nel programma di ROMA FOTOGRAFIA FREEDOM 2021, riunisce e intreccia creativamente e dinamicamente 60 scatti, mettendo a confronto le opere di tre giganti della fotografia del XX secolo, Adolfo Porry-Pastorel (1888-1960), Caio Mario Garrubba (1923-2015) e Pino Settanni (1949-2010), quelle di due affermati contemporanei, Maurizio Fraschetti e Vittorio Daniele, e dieci fotografi emergenti, tutti under 35, che nel 2021 hanno preso parte alla prima masterclass ‘Contatto’ presso i laboratori del grande Archivio fotografico dell’Istituto Luce, un tesoro da tre milioni di foto per oltre un secolo di immagini. Mettendo così letteralmente a contatto un patrimonio di professionalità ed esperienze, con energie, tecniche e tendenze nuove.

Il risultato è una illuminante diapositiva di gruppo, in cui è riunita la storia della fotografia e del fotogiornalismo del ‘900, e uno sguardo su cosa si muove nell’obiettivo contemporaneo italiano.

“Questa iniziativa è il primo, piccolo segno del grande impegno che la nuova gestione di Cinecittà intende mettere in campo per le nuove generazioni”, commenta la presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia. “Quello custodito da Cinecittà e dall’Archivio Luce è un patrimonio di esperienze, di creatività, di storia che può rappresentare una formidabile fonte di ispirazione per gli artisti di oggi. Noi intendiamo offrire loro la possibilità di far tesoro del passato per rendere artisticamente più ricco il loro futuro”, conclude.

La mostra si basa su un gioco semplice e creativo, un esperimento combinatorio affascinante. Dieci immagini ciascuno di tre grandi, Adolfo Porry- Pastorel, Caio Mario Garrubba, Pino Settanni, provenienti dai loro preziosi fondi conservatinell’Archivio Luce. Dieci immagini di due contemporanei come Maurizio Fraschetti e Vittorio Daniele. Queste 50 immagini, affidate agli sguardi e alle mani dei dieci giovani fotografi under 35. A ognuno di loro è stato chiesto di scegliere una foto, e reinterpretarla in un nuovo scatto secondo il proprio stile, gusto, emozione.

Il risultato sono 10 ‘dittici’, che uniscono un maestro di ieri e di oggi a un giovane talento. Dieci ‘dialoghi’ tra fotografie distanti a volte decenni. E tra generazioni, tecniche e tecnologie, sguardi, movimenti, tendenze, provocazioni, sensibilità. 10 dittici più 40 grandi foto che formano un percorso inaspettato e sorprendente. Le immagini del fotogiornalismo delle origini, dagli anni ‘20 ai ’40 di Porry-Pastorel; gli scatti di un gigante del reportage come Caio Garrubba (attualmente in mostra a Palazzo Merulana con un evento che fa il punto sulla sua statura come minimo europea), dagli anni ’50 ai ’70; le foto di un genio del ritratto di cinema e di viaggio come Pino Settanni. Gli affreschi affascinanti di strada di due contemporanei, Maurizio Fraschetti, viaggiatore instancabile delle realtà sociali italiane, e Vittorio Daniele, autore di importanti reportage su eventi storico-politici in diverse zone del pianeta.Insieme e ‘a contatto’ con loro, i giovani che li hanno analizzati, studiati, riletti: Carola Blondelli, Jacopo Brucculeri, Andrea Ciccarese, Giordana Citti, Giulia De Gregori, Chiara Masia, Flavia Mazzoni, Matteo Piacenti, Paolo Pirani Fasoli, Alex Tabellini. I loro sono lavori che accolgono il gioco proposto con opzioni differenti: ci sono la citazione ironica della foto originaria, il controcampo, l’analogia poetica. Affascina di questi confronti un felice anacronismo, che pone le foto recenti in una dimensione storica, quasi ‘d’archivio’, e restituisce alle foto ‘classiche’ (di cui alcune hanno svariati decenni di età), la loro intatta attualità e urgenza espressiva.

La mostra diventa così l’occasione di assistere a un vivaio di talenti italiani, e rileggere in una luce diversa e accattivante dei capisaldi della fotografia italiana. Soprattutto riunendo tre maestri totali che il Luce sta riproponendo con passione al grande pubblico con mostre e approfondimenti. Gli Sguardi di Porry-Pastorel, Garrubba, Settanni si inseriscono in una missione di riscrittura della storia fotografica del ‘900, specie del fotogiornalismo, un genere che ha goduto e gode di grande popolarità immediata, ma non sempre nella nostra cultura si afferma come valore nella più grande storia di quest’arte.

Con la rivalutazione di questi e di altri autori, il Luce propugna un allargamento della visuale di questa storia.

Immagini dagli Archivi:
Fondo Pastorel (Archivio Luce-Cinecittà), Fondo Settanni (Archivio Luce – Cinecittà), Fondo Garrubba (Archivio Luce-Cinecittà), Vittorio Daniele, Maurizio Fraschetti

Foto di: Carola Blondelli, Jacopo Brucculeri, Andrea Ciccarese, Giordana Citti, Giulia De Gregori, Chiara Masia, Flavia Mazzoni, Matteo Piacenti, Paolo Pirani Fasoli, Alex Tabellini

Foto di backstage: Maria Cristina Valeri, Riccardo Ferranti, Gilberto Maltinti.

Catalogo edito da Cinecittà Spa\TWM Factory. Testi di Maria Gabriella Macchiarulo, Riccardo Ferranti, Patrizia Cacciani, Maurizio Fraschetti, Vittorio Daniele.

https://cinecitta.com/IT/it-it/news/45/9483/contatto-2021-dialogo-tra-maestri-della-fotografia-e-giovani-talenti.aspx

https://www.roma-fotografia.it/contatto/

Exhibitions

AFGHANISTAN. IL GRANDE GIOCO

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Nel contesto della Cartellone di mostre fotografiche ROMA FOTOGRAFIA 2021 FREEDOM, Palazzo merulana ospita nella videoroom al terzo piano la mostra/videoproiezione AFGHANISTAN. IL GRANDE GIOCO.
Il racconto di questa terra fragile e da anni martoriata attraverso le fotografie di Luciano del Castillo e Gilberto Maltinti
che, con le loro videoisntallazioni “Stanze di vita quotidiana” e “Zabardast” raccontano i mille volti dell’Afghanistan, dagli anni ‘90 a oggi, da Kabul al Corridoio del Whakan.

Talebani, Americani, Cinesi, Inglesi, Russi e Italiani. Da anni sono i giocatori protagonisti della vita politica, economica e culturale di questa terra aspra e affascinante. Ma l’Afghanistan non è solo Kabul, Kandahar, Herat, Mazar-i Sharif e Kunduz. Oggi nelle ultime cronache rimbalza prepotentemente il nome di una striscia di terra, pietre, rocce e sabbia, sconosciuta ai più, che si inerpica in cima al mondo tra il  Tagikistan a Nord, il Pakistan a sud e la Cina all’estremo Est. Il nuovo campo del Grande Gioco afghano è il Corridoio del Whakan.

La mostra è composta da due videodoc.

“STANZE DI VITA QUOTIDIANA”

Le fotografie di Luciano del Castillo raccontano la vita dei civili e dei militari impegnati nel Grande Gioco della politica e delle guerre dal 1979 a oggi. Le immagini proposte fanno parte di un progetto fotografico sul campo, ottenuto a prezzo di alti rischi. “È stata una follia pura – racconta Del Castillo – narrare questa terra martoriata senza il filtro degli uffici stampa militari, camminare senza scorte tra le persone ma con contatti del posto come gli operatori di Emergency”.

 “ZABARDAST!”

È un viaggio attraverso la lunga striscia di pietra, rocce e sabbia, sospesa a 5000 msl in cima al mondo tra Tagikistan, Pakistan e Cina. Il Corridoio del Whakan, per anni sconosciuto al resto del mondo, abitato da poche migliaia di pastori e nomadi, oggi è sul tavolo da gioco degli interessi tra Talebani e Cina. La tranquillità quotidiana di pastori, nomadi, mandrie al pascolo e piccoli villaggi – raccontata dalle fotografie di Maltinti – sarà entro l’anno sconvolta dall’onda intransigente talebana e dai massicci investimenti cinesi.
Le Videoinstallazioni, con più di 160 fotografie, della durata di 12 minuti, sono in mostra nella Videoroom di Palazzo Merulana, dal 10 novembre al 28 novembre 2021, nel contesto del Festival della Fotografia ROMA FOTOGRAFIA 2021 FREEDOM, a cura di Maria Cristina Valeri e Alex Mezzenga.

 

Exhibitions

ROMA FOTOGRAFIA 2021 FREEDOM VIDEOINSTALLAZIONI – A PALAZZO MERULANA

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ROMA FOTOGRAFIA 2021 FREEDOM VIDEOINSTALLAZIONI – A PALAZZO MERULANA

Nel contesto del più ampio cartellone del Festival di Fotografia ROMA FOTOGRAFIA 2021 FREEDOM, i direttori artistici Maria Cristina Valeri, Alex Mezzenga, in collaborazione con Gilberto Maltinti, hanno scelto di proiettare da maggio a ottobre nella videoroom di Palazzo Merulana le videoinstallazioni della Call internazionale “Life in the time of Coronavirus”, della Call internazionale “FREEDOM”, di Melissa Ianniello “MY GIRL IS A BOY” e di Pierluigi Ciambra “MAGIC REAL LIFE“. 

PIERLUIGI CIAMBRA “MAGIC REAL LIFE”

Vincitore del premio Miglior Portfolio nella Tappa di Italy Photo Award al International Month of Photojournalism. Videoinstallazione a cura di Roma Fotografia. Dal 22 settembre al 07 ottobre 2021, nella videoroom al terzo piano di Palazzo Merulana.

Un progetto che parte da un contesto familiare e intimo, le sue due figlie per arrivare a raccontare, attraverso un linguaggio simbolico, il tema dell’infanzia e della dimensione tra realtà e fantasia. Quest’ultima tipica dei bambini. L’autore compie un viaggio visivo con le sue figlie e riesce a stabilire con ciascuna di loro, una relazione unica con le quali rivive sensazioni, ricordi, sogni. L’intento di Ciambra è quello di raccontare l’incanto che appartiene all’infanzia di ognuno di noi. La dimensione fantasiosa viene ben rappresentata dalle stesse tinte cromatiche surreali. Colori vivaci, giochi di luce e soggetti magici in primo piano. Uno stile nuovo che evoca le emozioni e la passione dell’autore nel creare il progetto. L’infanzia vista attraverso il vivere quotidiano può risultare un’azione straniante per l’occhio adulto.
I ricordi sono sfumati, incerti e distanti dalla realtà.
È come perdere improvvisamente l’orientamento e trovarsi in un altro mondo, quasi magico, dove ci si
trova in bilico sul confine tra realtà e fantasia.
Una dimensione tangibile e insieme onirica in cui pare che tutto sia possibile, come se si trascendesse e
si superasse il tempo.
Eppur la raffigurazione è realista, attenta e precisa. Anche i dettagli in apparenza irrilevanti emergono
e acquisiscono elementi magici che, nello scorrere le immagini, diventano normalità.
Questo equilibrismo tra realtà e fantasia viene fermato e catturato nei ritratti di ambienti intimi, sullo
sfondo di un piccolo paese del sud Italia, nei volti di bambine che crescono e scoprono il mondo, quello
che ancora non è il loro.
E lo fanno con la libertà di chi svela i misteri senza schemi e congetture, con la purezza e l’ingegno
della curiosità infantile.

MELISSA IANNIELLO “MY GIRL IS A BOY”

Videoinstallazione a cura di Roma Fotografia Dal 1 al 19 settembre 2021, nella videoroom al terzo piano di Palazzo Merulana.

“Capita che se sei una persona trans e hai un aspetto ancora corrispondente al tuo sesso anagrafico, la società ti identifichi con quel sesso automaticamente, senza rispettare la tua autodeterminazione circa la tua identità di genere. Finché Davide non avrà un aspetto canonicamente maschile, la società continuerà a identificarlo come ragazza. Ma Davide non ha bisogno della società per riconoscersi: lui è un ragazzo e lo è sempre stato. Da qui il titolo, che può essere letto anche in un altro senso, complementare; ironicamente, pone l’accento sul fatto che le etichette spesso crollano di fronte alla complessità della vita reale, in un cortocircuito del sistema con cui percepiamo l’amore: io, lesbica, e la mia ragazza, in realtà, è un ragazzo. Quando inizio a ritrarre Davide, la nostra convivenza è appena all’inizio. Il mio intento iniziale è quello di documentare la sua transizione nel corso degli anni. Fotografo lui, e nel farlo parlo di noi. Credevamo che l’amore ci avrebbe portato a superare qualunque ostacolo – anche le nostre reciproche identità, così complesse, e il nostro diverso orientamento sessuale. Davide si scopre, si riconosce, è nel pieno della sua autodeterminazione. Io osservo. Sono convinta di star proseguendo il cammino insieme a lui ma piano piano diventa chiaro che le nostre strade si stanno separando: a volte non basta amarsi per stare insieme.

Tutto ciò può sembrare amaro: in realtà, è soltanto il preludio di un nuovo inizio – la storia continua. My Girl is a Boy assume quindi un significato universale: diventa la storia di chi, nel trovare se stesso, lascia andare qualcosa. La storia di Davide sposta quindi l’accento dall’amore romantico che vede due persone completarsi a vicenda, all’amore per se stessi, dove ci si completa da soli”.

VIDEO INSTALLAZIONE “CALL FREEDOM”

Dal 9 luglio al 30 agosto 2021, nella videoroom al terzo piano di Palazzo Merulana i direttori artistici di Roma Fotografia 2021 FREEDOM, Maria Cristina Valeri, Alex Mezzenga, in collaborazione con Gilberto Maltinti, presentano la Video Installazione realizzata grazie alle immagini vincitrici della call FREEDOM organizzata da Roma Fotografia, la rivista IL FOTOGRAFO, Bresciani Visual Art Camera Service Roma, The Walkman Magazine e con il supporto del Festival della Fotografia Etica e la Biennale della Fotografia Femminile.

VIDEO INSTALLAZIONE “LIFE IN THE TIME OF CORONAVIRUS”

Dal 21 maggio 2021, la Sala Proiezioni al terzo piano di Palazzo Merulana apre le porte alle videoinstallazioni realizzate grazie alla Call internazionale “Life in the time of Coronavirus” che in pochi mesi, nel 2020, ha raccolto oltre 10.000 immagini.

Per tutto il giorno si alternerano le immagini di tre progetti audiovisivi:“Shutdown”, prodotto e realizzato dall’Istituto Luce – Cinecittà: audiovideo della regista Serenella Scuri; “After 11/03”, prodotto e realizzato da Roberto Palattella; “Roma Fotografia”, Selezione del Comitato Scientifico della call internazionale LIFE IN THE TIME OF CORONAVIRUS, promossa da Roma Fotografia in collaborazione con Ia rivista Il Fotografo, Festival della Fotografia Etica di Lodi, insieme a TWM Factory, The Walkman Magazine e Bresciani Visual Art con il sostegno dell’ Istituto Luce – Cinecittà, ha raccolto oltre 10.000 immagini da tutto il mondo tra marzo e agosto del 2020. Dalla Spagna all’Inghilterra, dall’Iran al Brasile, dall’India a lNepal, oltre che dall’Italia. Migliaia di persone hanno voluto rispondere all’appello con l’obiettivo di costruire una narrazione collettiva che ha raccontato la forza e la violenza del virus. Ma anche la capacità dell’uomo di lottare per il proprio benessere e coltivare la propria speranza.
Tre racconti foto-audiovideo unici ed emozionanti che dialogano con le splendide opere d’arte della Collezione Cerasi.

 

Exhibitions

Premio Fotografia al femminile “Bresciani Visual art” Roma fotografia 2021 Freedom

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Nel contesto del più ampio cartellone del Festival di Fotografia ROMA FOTOGRAFIA 2021 FREEDOM, grazie alla direzione artistica di Maria Cistina Valeri, Alex Mezzenga e Gilberto Maltinti, la Call Fotografica Internazionale ha raccolto migliaia di immagini. Tra ottobre e novembre, le fotografie vincitrici saranno in mostra alla Galleria Bresciani Visual Art e videoproiettate nella videoroom di Palazzo Merulana.

 

Con il Premio “FOTOGRAFIA AL FEMMINILE BRESCIANI VISUAL ART” gli Organizzatori hanno acceso le luci andando a cercare lo sguardo delle donne, la loro interpretazione fotografica su un tema complesso e denso di sfumature.

 

Il significato e il desiderio di libertà per uomini e donne coincide e non coincide nei bisogni, nei diritti così come nei doveri, nelle possibilità e nelle opportunità, nella percezione di sé e del proprio esistere in un mondo che procede con velocità diverse e con tutele spesso inconciliabili con il senso e la sostanza di un diritto inalienabile come la libertà.

 

L’iniziativa nasce dalla volontà di valorizzare il talento femminile e accendere le luci sullo sguardo delle donne e la loro interpretazione fotografica su un tema complesso e denso di sfumature come la libertà. Per sollecitare e stimolare tutte le fotografe a scrivere con le loro immagini il racconto del coraggio, della fantasia, del non visibile, della curiosità, di l’estrosità di cui sono capaci attingendo alla loro storia e a ciò che quotidianamente osservano e vivono per descrivere quali siano oggi gli spazi conquistati e le zone buie, i desideri inseguiti, gli orizzonti sognati.

Le opere selezionate dal comitato artistico saranno esposte in una mostra presso la Galleria Bresciani Visual Art dal 1 al 31 ottobre del Festival Roma Fotografia 2021 Freedom. Una selezione ulteriore sarà inoltre video proiettata nella videoroom di Palazzo Merulana.

 

Proclamate le vincitrici della call Premio Fotografia al femminile Bresciani Visual Art promossa dall’associazione Roma Fotografia in collaborazione con IL FOTOGRAFO, TWM Factory, Bresciani Visual Art, Camera Service Centro Autorizzato Canon Roma e The Walkman Magazine, con il supporto del Festival della Fotografia Etica di Lodi e la Biennale di Fotografia Femminile di Mantova.

 

Due le categorie previste – Short Story e Single Shot – le opere vincitrici e selezionate dal comitato artistico saranno esposte in una mostra allestita presso la galleria Bresciani Visual Art a Roma dal 1 al 31 ottobre nell’ambito del Festival Roma Fotografia 2021 Freedom, iniziativa promossa da Roma Fotografia in collaborazione con Palazzo Merulana, Fondazione Cerasi Coopculture, Istituto Luce – Cinecittà, Stadio di Domiziano, con il sostegno della Regione Lazio e il patrocinio di Roma Capitale, promossa da Roma Culture.

 

“ll percorso femminile è sempre stato segnato da troppe ferite, limiti, disuguaglianze, atrocità – spiega il presidente di Roma Fotografia, Maria Cristina Valeri – e in questo percorso 

il significato e il desiderio di libertà per le donne appaiono nitidi e contraddistinti nei bisogni, nei diritti così come nei doveri, nelle possibilità e nelle opportunità. Con le loro opere tutte le fotografe hanno risposto al nostro appello esprimendo emozioni forti, sentimenti e testimonianze importanti”.

 

Vincitrici della categoria Single shot sono Stefania Bonfiglio, al primo posto con Il volo della libertà, Paola Limena con La mente vola e Laura Daddabbo con A little 50s.

Menzione speciale per Lavinia Paolini con l’opera Il tempo ritrovato.

 

Per la categoria Short story il primo posto va a Melissa Ianniello.

Napoletana, la fotografa e documentarista ha vinto con Wish it Was a Coming Out, un lavoro che in realtà è un progetto a lungo termine, frutto della sofferenza  dell’autrice per non aver saputo parlare ai nonni della sua omosessualità. Schiacciata dal peso di una confessione mancata cerca il riscatto e decide di raccogliere esperienze vicine per età ai suoi nonni e a se stessa per orientamento sessuale. Protagonista dell’opera è un gruppo di donne e uomini, lesbiche e gay, tra i 60 e i 90 anni  che Melissa incontra viaggiando in tutta Italia per condividere una storia intima e individuale e nello stesso tempo comune.

 

Per il secondo posto nella stessa categoria il comitato artistico ha scelto Shabana Zahir con l’opera Il nostro viaggio. Afgana, poco più che ventenne, arriva in Italia a piedi dal Paese dove la fotografia è proibita. Qui Shabana scopre il mondo e un modo per raccontarlo, per esprimersi, per affrontare il uso passato, le sue paure; impara a guardare il mondo che la circonda in modo diverso, a comunicare con una foto, capisce che può leggere la storia indesiderata delle vite di chi la circonda, raccontarla senza usare le parole. Può provare a farsi ascoltare. Nasce così questo progetto fotografico, un percorso per raccontare la sua storia, i suoi sogni, le sue paure, le condizioni e la vita della sua famiglia, delle sue amiche, delle donne che vivono dentro al campo con lei. Nessuno meglio di lei può raccontare che nonostante tutto si continua a sognare, a sperare, sorridere, credere e combattere. Non una profuga che racconta di profughi, ma una Donna che racconta le Donne.

 

Terza classificata è Rosita Lusignani, piacentina, con Madame Curie ha voluto descrivere 

in breve la storia del Premio Nobel per la Chimica del 1911 per i suoi studi sull’isolamento del radio e del polonio. Donna determinata e decisa a percorrere la sua strada in un’epoca in cui l’istruzione e l’università era quasi esclusivo appannaggio maschile. Marie si fa strada ignorando e contrastando il pensiero, le critiche e le opinioni altrui, sempre convinta e consapevole della propria intelligenza.

 

“Le autrici dei progetti vincitori – continua Valeri  – hanno saputo esprimere una straordinaria capacità di raccontare tre visioni distinte sul concetto di libertà sviluppandole con incredibili scatti. Abbiamo apprezzato molto anche le immagini vincitrici della categoria Single Shot perché con una sola fotografia hanno veicolato messaggi forti ed evocativi”. “Tutte le fotografe – conclude Valeri – hanno prodotto opere caratterizzate da una notevole introspezione, frutto, tuttavia, di una profonda riflessione e di un dialogo costante con la realtà esterna. Questo è quello che le donne fanno da sempre e a cui noi abbiamo voluto contribuire a dare voce”.

 

Tutte le informazioni sulle iniziative di Roma Fotografia 2021 Freedom sono disponibili sul sito www.roma-fotografia.it

Personal Exhibitions

Mostre

Le due dimensioni di Roma

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“Le due dimensioni di Roma. 1914-2014”.

Sommario: 

Fotografie bidimensionali e stereoscopiche dagli archivi fotografici del nobiluomo Vacchini Pizzotto del 1914, e gli scatti del 2014 di Gilberto Maltinti e Lorenzo Dina dello studio Parioli Fotografia. Ieri una scatola magica in legno, ottone e vetro, oggi gli occhialini e i visori di ultima generazione per ammirare le foto: è questo il filo conduttore della mostra.11 giugno – 20 settembre 2014 presso l’albergo Aldrovandi Villa Borghese in via Ulisse Aldrovandi 15 nel quartiere dei Parioli a ROMA. 

Testo:
In esposizione foto inedite dei primi del 1900 provenienti dall’archivio fotografico della nobile famiglia italo-svizzera Vacchini Pizzotto, nonché gli scatti contemporanei dei fotografi Gilberto Maltinti e Lorenzo Dina dello studio romano Parioli Fotografia.
Ieri una scatola magica in legno, ottone e vetro, oggi gli occhialini e i visori di ultima generazione per ammirare le foto: è questo il filo conduttore della mostra.
Le vecchie foto infatti sono state scattate tra il 1914 e il 1948 dal fotoamatore Giuseppe Vacchini Pizzotto con una tecnica stereoscopica che precorreva allora le attuali foto in 3D. Il nobiluomo con la sua macchina fotografica dotata di due obiettivi fermava la luce delle sue doppie inquadrature su lastre di vetro che inserite in un visore ottico, venivano guardate simultaneamente donando un effetto tridimensionale.
Gilberto Maltinti, fotografo e reporter di viaggio ha acquisito l’intero archivio e nell’ultimo anno insieme al fotografo Lorenzo Dina, ha girato, scovato e trovato le stesse inquadrature di allora realizzando foto stereoscopiche con moderna tecnologia.
Il risultato quindi é una mostra godibile in un continuo rimando tra passato e presente per ammirare da una parte gli scatti originali di inizio Novecento con tanto di didascalie scritte a mano e brevi note del fotoamatore, mentre dall’altra utilizzando i moderni visori stereoscopici si godono le stesse inquadrature di una Roma contemporanea inevitabilmente mutata nel paesaggio.

Le fotografie d’epoca del nobiluomo Vacchini Pizzotto risultano quanto mai attuali nella scelta dell’inquadratura e non sembrano essere datate. Niente immagini banali effetto cartolina, bensì un racconto fotografico dallo stile documentaristico o evocativo. Qualche esempio? La cupola di San Pietro riflessa sull’acqua dopo un temporale, l’inaugurazione dell’Altare della Patria o una piena del Tevere.
Se il nobiluomo Vacchini Pizzotto ha realizzato una foto sull’antico ponte di ferro che collegava un tempo il lungotevere a piazza Trilussa, i due fotografi di Parioli Fotografia hanno allestito un set con la stessa inquadratura dove oggi però svetta il ponte principe Amedeo Savoia Aosta.
E se le immagini dei primi del secolo scorso mostrano i lavori in corso per la pavimentazione di piazza Venezia o i binari del tram di via del Plebiscito, le fotografie contemporanee offrono al visitatore uno sguardo a cento anni di distanza su lembi di città profondamente mutati con le stesso emozionante effetto evocativo.  

In mostra fino al 20 settembre 2014 all’Aldrovandi Villa Borghese venti fotografie di grandi dimensioni a colori e in bianco e nero e colori.

  “1914-2014. Le due dimensioni di Roma”
Fotografie bidimensionali e stereoscopiche dagli archivi fotografici del nobiluomo Vacchini Pizzotto del 1914 e scatti del 2014 di Gilberto Maltinti e Lorenzo Dina dello studio Parioli Fotografia.
11 giugno – 20 settembre 2014
Aldrovandi Villa Borghese Via Ulisse Aldrovandi 15 – Roma
telefono da pubblicare per info mostra 3397781836 – 3385205213.
Ingresso libero. Orari visita: 10-23. Chiuso mai

Mostre

Shanghai Blu

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“SHANGHAI_BLU” mostra fotografica di Gilberto Maltinti
Shangai Blu Photographic exhibition

SOMMARIO
Shanghai è una megalopoli che vede e vive in grande. Con i suoi 24 milioni di abitanti è la città più popolata della Cina e del mondo. Capitale economica della Repubblica Popolare Cinese, Shanghai è il principale centro economico, finanziario e commerciale del paese. Soprannominata «La Parigi d’Oriente», Shanghai è anche una delle metropoli più alla moda d’Asia, animata da una scena culturale stimolante e in continua espansione. IL fotografo Gilberto Maltinti l’’ha raccontata con questo reportage insolito, sul filo del colore blu.

TESTO

Shanghai. Ogni giorno è un susseguirsi di eventi, mostre e vernissage. La città pullula di spazi dedicati alla creazione artistica contemporanea – da musei quali il Rockbund Art Museum e il Yuz Museum al quartiere Moganshan Lu M50, una sorta di « Soho » shangainese che riunisce la grande comunità di artisti e talenti emergenti in vecchi edifici industriali riadattati a gallerie, studi, laboratori, bar e ristoranti. E come non citare la spettacolare Power Station of Arts – una centrale elettrica riconvertita in un centro d’esposizione di oltre 40.000 m2, che testimonia l’ambizione e il carattere visionario della politica culturale locale. Tuttavia, la Power Station of Arts è un caso isolato in quanto è il solo progetto ad essere stato finanziato dal governo. Tutti gli altri sono il frutto d’investimenti di grandi magnati cinesi: Adrian Cheng per il K11, Dai Zhikang per lo Shanghai Himalayas Museum, Liu Yiqian per il Long Museum. Il profilo dei « nouveaux riches » cinesi è sempre più legato all’arte contemporanea, come testimoniato dal recente boom di vendite in case d’asta come Christie’s e Sotheby’s. L’arte è vista come un investimento redditizio, uno strumento di auto-promozione, un’operazione di brand reputation. Ma al di là delle logiche di mercato, l’arte contemporanea a Shanghai è diventata una vera e propria moda che attira ogni anno milioni di turisti cinesi e stranieri provenienti da tutto il mondo. Spazi futuristici, budget a sei zeri, progetti ambiziosi e mostre pensate per stupire… Shanghai sarà la nuova capitale dell’arte contemporanea? Difficile dirlo con certezza, ma in ogni caso è diventata una tappa obbligatoria per gli appassionati d’arte e i semplici curiosi in cerca di mostre eccentriche e sorprendenti. La prova? Ecco tre esposizioni accessibili a tutti che testimoniano che Shanghai è il nuovo place to be dell’arte contemporanea.

Inaugura venerdì 15 gennaio 2010 alle 18.30 nello spazio Fleur in pieno centro storico a pochi passi da piazza di Spagna, la mostra fotografica “SHANGHAI_BLU” del fotoreporter Gilberto Maltinti con un cocktail glamour dove il dress code è “qualcosa di blu”. In esposizione ci saranno fino a venerdì 6 febbraio 2010 quattordici grandi fotografie che offrono una personale rilettura di Shanghai sede dell’Expo da maggio a ottobre 2010. Dal grattacielo “cavatappi” sede del World Financial Center di Shanghai progettato dallo studio di architettura Kohn Pederson Fox Associates, agli shikumen ovvero i vicoli popolari old style di Shangai, fino a Moganshan Road, il distretto d’arte contemporanea cinese, le immagini presentano uno spaccato della città con immagini quotidiane pieni di energia e colore. IL blu.

da venerdì 15 gennaio 2010 a venerdì 6 febbraio 2010.
Inaugurazione: venerdì 15 gennaio 2010 ore 18.30 / 20.30
Da Fleur spazio polivalente di art gallery, boutique, café, beauty space, flower design e home collection in Via Bocca di Leone 46. tel. 06.69923705. Orario per visitare la mostra: tutti i giorni domenica compresa dalle 10 alle 21. 
At “Fleur”, a space for many purposes: art gallery, boutique, cafè, beauty parlour, and collection of flower designs and home articles, at Via Bocca di Leone 46, tel. 06 69923705. Hours for visiting the exhibition: every day including Sunday, from 10.00 to 21.00. 
On Friday 15 January 2010 at 18.30, at “Fleur”, the gallery right in the historic centre, just a step from Piazza di Spagna, the photographic exhibition “Shangai Blu”, by the photoreporter Gilberto Maltinti, will be officially opened, with an elegant cocktail party at which the dress code will be “something blue”. Until Friday 6 February 2010 fourteen large photographs will be on show, offering a personal view of Shanghai, which will be hosting Expo from May to October 2010. From the “corkscrew” skyscraper, headquarters of the World Financial Centre of Shanghai, designed by the architectural studio Kohn Pederson Fox Associates, to the “shikumen” or the popular little old-style streets of Shanghai, to Moganshan Road, the contemporary Chinese art district, the pictures present a cross-section of the city with day-to-day images full of energy and color. Blue.

Mostre

Techno parade

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RAGAZZI CHE SCAVALCANO I CANCELLI A PLACE DE LA BASTILLE. TEENAGERS CON UNA BOMBOLETTA DI COLORE INTENTI A TINGERSI I CAPELLI. CAMION CHE SFILANO CON POSTAZIONI E MEGA CONSOLLE PER I DJ. CORPI SINUOSI DI RAGAZZINE CHE BALLANO SCATENATE. SONO GLI SCATTI DI GILBERTO MALTINTI, FOTOREPORTER ROMANO, PER RACCONTARE LA TECHNO PARADE DI PARIGI. NEL CALENDARIO UFFICIALE DELLE MOSTRE DEL FOTOGRAFIA FESTIVAL DI ROMA.

10 fotografie compongono un affresco quotidiano della annuale kermesse parigina dedicata alla musica techno.  Complici le consolle, i suoni e i ritmi della “dura cassa distorta”, come la chiamano gli amanti di questo genere musicale, le foto parlano della techno, la forma di musica elettronica piena di suoni sintetici percussivi nata alla fine degli anni Ottanta, ma soprattutto di colori, gente, relazioni, atmosfere, attimi sullo sfondo della ville lumière durante l’ultima Technoparade che ogni anno, solitamente a metà settembre, vede scendere in strada e ballare 500.000 persone. Un variopinto carosello di carri, con le loro assordanti musiche e la loro contagiosa allegria, questa è la manifestazione tra le più importanti in Europa dedicata alla musica elettronica più rinomata della Francia. Un percorso che parte da place de la République alle 12, snodandosi fra alcune delle vie e piazze cruciali della città, e arriva a Place d’Italie, centinaia di carri con il loro sound system invadono la capitale inondandola della migliore musica techno per un evento davvero imperdibile. Terminata la sfilata, la serata prosegue ballando la miglior musica rave (non solo techno, ma anche house, hardocore, minimal e jungle) all’Eletric (indirizzo 1, place de la Porte de Versailles, 75015 – Paris Parc des Expositions – Porte de Versailles Hall 7 – Niveau 4).

Chi, oltre alla musica, prediligesse anche altre forme d’arte, come la scenografia, non rimane certo deluso dalla gamma di soluzioni per i carri che studenti e designer studiano per ogni edizione. Dunque, se la musica techno è il vostro forte non potete assolutamente mancare alla Techno Parade; mentre se siete semplicemente curiosi di assistere a una manifestazione che conquista ogni anno sempre più fan, non solo per la eccellente proposta musicale, ma anche per le sue animate e vive coreografie e atmosfere, il mio consiglio è senz’altro di unirvi alla sfilata. Divertimento, buona musica ed emozionante mood, assicurati!

BOYS CLIMBING THE GATES IN PLACE DE LA BASTILLE. TEENAGERS WITH A COLOR BOTTLE INTENDED TO DYE THEIR HAIR. TRUCKS THAT PARADE WITH STATIONS AND MEGA CONSOLES FOR DJs. SINUOUS BODIES OF GIRLS DANCING WILDLY. THESE ARE THE SHOTS OF GILBERTO MALTINTI, ROMAN FOTOREPORTER, TO TELL THE TECHNO PARADE IN PARIS. IN THE OFFICIAL CALENDAR OF THE EXHIBITIONS OF THE PHOTOGRAPHY FESTIVAL OF ROME.

10 photographs make up a daily fresco of the annual Parisian event dedicated to techno music. Thanks to the consoles, the sounds and rhythms of the “hard distorted box”, as lovers of this musical genre call it, the photos speak of techno, the form of electronic music full of synthetic percussive sounds born in the late Eighties, but above all of colors, people, relationships, atmospheres, moments in the background of the city of lights during the last Technoparade that every year, usually in mid-September, sees 500,000 people take to the streets and dance. A colorful carousel of floats, with their deafening music and their contagious joy, this is the most important event in Europe dedicated to the most renowned electronic music in France. A path that starts from place de la République at 12, winding through some of the crucial streets and squares of the city, and arrives at Place d’Italie, hundreds of floats with their sound system invade the capital flooding it with the best techno music for an event truly unmissable. After the parade, the evening continues dancing to the best rave music (not only techno, but also house, hardocore, minimal and jungle) at the Electric (address 1, place de la Porte de Versailles, 75015 – Paris Parc des Expositions – Porte de Versailles Hall 7 – Niveau 4).

Those who, in addition to music, also preferred other forms of art, such as scenography, are certainly not disappointed by the range of solutions for the floats that students and designers study for each edition. So, if techno music is your forte, you absolutely cannot miss the Techno Parade; while if you are simply curious to attend an event that wins more and more fans every year, not only for the excellent musical proposal, but also for its lively and lively choreography and atmosphere, my advice is certainly to join the show. Fun, good music and an exciting mood, be sure!

To document trough every kind of youthful event the “double time” of new generations between instant and event: the moment “ name-day” of the techno music listening that beats the day of a teenager from lower to upper class/ the “extraordinary” going out from his house to discos, rave-parties and parades.

Time of real techno, based on 180 beats at the minutes and on a simple structure a “loop”, seems to substitute 60 minutes traditional clock, the beating of old pendulum clock, for a new artificial heart that doesn’t know duration but surprise, suspension, interruption, emotion, minimal pause. To start again. Like before. Chamber eternity. Square eternity.

Today guys don’t wear anymore watches on the wrist. Their time is computerized, cardiac, like the rhythm of techno music. Is the inside beating that blends the daily running of hours, the real running of minutes in the tiny reality, with the extraordinary, unique, individual, inner time of the “right” experience.

Chrònos already, concrete time, opposed Kairòs, the Moment, the Event, today is a miniature in festival, parade, group ritual ( that keeps each step typical in the ritual and in the myth).

What else is photography if not the instant that hides his double, the mask, the indefinite, the snap-snapshot that lasts a story?

Mostre

Prati – Della Vittoria. Vita di quartiere

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“Prati – Della Vittoria. Vita di quartiere” Mostra fotografica di Gilberto Maltinti e Lorenzo Monacelli/Parioli_Fotografia in occasione del Centenario del quartiere PRATI DELLA VITTORIA 1911-2011 

Sommario: In mostra 15 grandi foto (120 cm x 100 cm) in bianco e nero esposte in occasione del Centenario Prati Della Vittoria per raccontare i luoghi, i volti e la gente che da sempre vive o lavora nel XVII Municipio. Istantanee o meglio un fotoracconto che offre una particolare lettura delle strade, delle piazze, delle persone che si muovono tra piazza Mazzini, viale delle Milizie, piazza Cavour o il lungotevere.  

Testo:

Si inaugura giovedì 17 novembre 2011 al Visconti Palace Hotel di Roma, a pochi passi da piazza Cavour, la mostra fotografica “Prati – Della Vittoria. Vita di quartiere” dei fotoreporter Gilberto Maltinti e Lorenzo Monacelli dello studio Parioli_Fotografia. In mostra 15 grandi foto (120 cm x 100 cm) in bianco e nero esposte in occasione del Centenario Prati Della Vittoria per raccontare i luoghi, i volti e la gente che da sempre vive o lavora nel XVII Municipio. Istantanee o meglio un fotoracconto che offre una particolare lettura delle strade, delle piazze, delle persone che si muovono tra piazza Mazzini, viale delle Milizie, piazza Cavour o il lungotevere. L’ufficio postale di Viale Mazzini, gli avvocati in Corte di Cassazione, la chiesa del Sacro Cuore in Prati di Castello, l’antiquario di via Settembrini, i pugili della Boxe Colombo, il mercato dei libri di Lungotevere Oberdan e quello dei Fiori al Trionfale, gli uffici Rai di Viale Mazzini, lo storico ristorante Dal Toscano, il liceo Mamiani, Villa Laetitia, il Caffè Sciascia, i giornalisti in piazza dei Quiriti, Castel S. Angelo, Viale Vaticano. Sono questi i soggetti scelti dai due fotografi per raccontare i volti e la quotidianità – quella semplice e silenziosa non appariscente – di un quartiere che al di là delle mode è rimasto rione. Catalogo mostra: Marchesi Grafiche Editoriali.

Al Visconti Palace Hotel Via Federico Cesi, 37 a Roma, da venerdì 18 novembre a giovedì 1 dicembre 2011. Inaugurazione: giovedì 17 novembre 2011 ore 19-22.

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“Prati – Della Vittoria. Vita di quartiere” Mostra fotografica di Gilberto Maltinti e Lorenzo Monacelli/Parioli_Fotografia in occasione del Centenario del quartiere PRATI DELLA VITTORIA 1911-2011 

Sommario: In mostra 15 grandi foto (120 cm x 100 cm) in bianco e nero esposte in occasione del Centenario Prati Della Vittoria per raccontare i luoghi, i volti e la gente che da sempre vive o lavora nel XVII Municipio. Istantanee o meglio un fotoracconto che offre una particolare lettura delle strade, delle piazze, delle persone che si muovono tra piazza Mazzini, viale delle Milizie, piazza Cavour o il lungotevere.  

Testo:

Si inaugura giovedì 17 novembre 2011 al Visconti Palace Hotel di Roma, a pochi passi da piazza Cavour, la mostra fotografica “Prati – Della Vittoria. Vita di quartiere” dei fotoreporter Gilberto Maltinti e Lorenzo Monacelli dello studio Parioli_Fotografia. In mostra 15 grandi foto (120 cm x 100 cm) in bianco e nero esposte in occasione del Centenario Prati Della Vittoria per raccontare i luoghi, i volti e la gente che da sempre vive o lavora nel XVII Municipio. Istantanee o meglio un fotoracconto che offre una particolare lettura delle strade, delle piazze, delle persone che si muovono tra piazza Mazzini, viale delle Milizie, piazza Cavour o il lungotevere. L’ufficio postale di Viale Mazzini, gli avvocati in Corte di Cassazione, la chiesa del Sacro Cuore in Prati di Castello, l’antiquario di via Settembrini, i pugili della Boxe Colombo, il mercato dei libri di Lungotevere Oberdan e quello dei Fiori al Trionfale, gli uffici Rai di Viale Mazzini, lo storico ristorante Dal Toscano, il liceo Mamiani, Villa Laetitia, il Caffè Sciascia, i giornalisti in piazza dei Quiriti, Castel S. Angelo, Viale Vaticano. Sono questi i soggetti scelti dai due fotografi per raccontare i volti e la quotidianità – quella semplice e silenziosa non appariscente – di un quartiere che al di là delle mode è rimasto rione. Catalogo mostra: Marchesi Grafiche Editoriali.

Al Visconti Palace Hotel Via Federico Cesi, 37 a Roma, da venerdì 18 novembre a giovedì 1 dicembre 2011. Inaugurazione: giovedì 17 novembre 2011 ore 19-22.

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WEFO 2020 / WEEEKEND FOTOGRAFICI / UN MESE DI FOTOGRAFIA A ROMA

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WEFO 2020 / WEEEKEND FOTOGRAFICI / UN MESE DI FOTOGRAFIA A ROMA

LA CASA DELLA FOTOGRAFIA HA ORGANIZZATO WEFO2020, EVENTO TOTALMENTE GRATUITO CHE VUOLE ESSERE LA FESTA DELLA FOTOGRAFIA DI ROMA. IL FIL ROUGE DI WEFO2020 SARÀ LA NOSTRA PRESENZA SU TUTTO IL TERRITORIO, CON MOSTRE FOTOGRAFICHE DI PROFESSIONISTI E AMATORI, INCONTRI CON GLI AUTORI, DIDATTICA GRATUITA, PHOTOWALK, TALK, SEMINARI E WORKSHOP, APERITIVI FOTOGRAFICI ED EVENTI.


Vogliamo coinvolgere il mondo fotografico romano – digitale e analogico – per creare una rete di divulgazione culturale che sia gratuita e aperta a tutta la città.
Vogliamo “unire i puntini” che collegano tra loro i luoghi e le attività di fotografi professionisti e amatori, studi fotografici, scuole di fotografia, docenti, associazioni, cultori della fotografia, circoli culturali, fondazioni, biblioteche, gallerie e spazi, musei, laboratori di sviluppo/stampa, librerie specializzate.
Saranno loro i protagonisti di WEFO2020 da venerdì 25 settembre a domenica 18 ottobre 2020.
WEFO2020 unirà così le realtà fotografiche che lavorano nel tessuto urbano della Capitale e quelle che provengono da altre regioni italiane, al fine di creare una rete che lavori in sinergia per accrescere la cultura fotografica in Italia così come avviene in altri paesi europei.

Questo per raccontare la fitta trama dello stato dell’arte della fotografia in Italia e in particolare nella Capitale.

Dal 25 settembre al 18 ottobre sono più di 50 gli appuntamenti in città – sia fisici che online – tra mostre / talk / eventi di didattica / photowalk e –  novità assoluta di questa edizione –  proiezioni di film e il concorso fotografico internazionale di Roma, RIPA ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD.

Operatrici ed operatori della fotografia, fotografi artisti, professionisti, fotoamatori, circoli&club e associazioni fotografiche, docenti, galleristi, librerie specializzate e negozi di fotografia.

Tutti insieme cosa faremo durante WEFO2020?
Dal 25 settembre al 18 ottobre creeremo una rete di divulgazione culturale che sarà gratuita e aperta a tutta la città.
Vogliamo così “unire i puntini” che collegano tra loro i luoghi e le attività di fotografi professionisti e amatori, studi fotografici, scuole di fotografia, docenti, 

associazioni, cultori della fotografia, circoli culturali, gallerie, laboratori di sviluppo/stampa, librerie specializzate.


WEFO2020 unirà così le realtà fotografiche che lavorano nel tessuto urbano della Capitale e quelle che provengono da altre regioni italiane, al fine di creare una rete che lavori in sinergia per accrescere la cultura fotografica in Italia così come avviene in altri paesi europei.
Questo per raccontare la fitta trama dello stato dell’arte della fotografia in Italia e in particolare nella Capitale.

Il fil rouge di WEFO2020 sarà la nostra presenza in tutta la città, dai Parioli a Ostia.

Al link http://cfroma.it/it/presskit troverai GLI ELENCHI DI MOSTRE, DIDATTICA, TALK, PHOTOWALK, video + il documento xls con tutti gli appuntamenti, i logo di WEFO2020 e le fotografie relative a tutti gli appuntamenti suddivise per cartelle.

http://cfroma.it/it/wefo2020
http://cfroma.it/it/calendario-22

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WEFO 2020 / PHOTOGRAPHIC WEEEKENDS / A PHOTOGRAPHY MONTH IN ROME

THE HOUSE OF PHOTOGRAPHY HAS ORGANIZED WEFO2020, A TOTALLY FREE EVENT THAT WANTS TO BE THE FESTIVAL OF PHOTOGRAPHY IN ROME. THE WEFO2020 FIL ROUGE WILL BE OUR PRESENCE THROUGHOUT THE TERRITORY, WITH PHOTO EXHIBITIONS BY PROFESSIONALS AND AMATEURS, MEETINGS WITH THE AUTHORS, FREE EDUCATION, PHOTOWALK, TALKS, SEMINARS AND WORKSHOPS, PHOTO APERITIFS AND EVENTS.

We want to involve the Roman photographic world – digital and analog – to create a cultural dissemination network that is free and open to the whole city.

We want to “connect the dots” that connect the places and activities of professional and amateur photographers, photographic studios, photography schools, teachers, associations, lovers of photography, cultural circles, foundations, libraries, galleries and spaces, museums, laboratories. development / printing, specialized libraries.

They will be the protagonists of WEFO2020 from Friday 25 September to Sunday 18 October 2020.

WEFO2020 will thus unite the photographic realities that work in the urban fabric of the Capital and those that come from other Italian regions, in order to create a network that works in synergy to increase the photographic culture in Italy as it happens in other European countries.

This is to tell the dense web of the state of the art of photography in Italy and in particular in the capital.

From 25 September to 18 October there are more than 50 appointments in the city – both physical and online – including exhibitions / talks / educational events / photowalk and – an absolute novelty of this edition – film screenings and the international photo competition in Rome, RIPA ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD.

Operators and operators of photography, photographers artists, professionals, amateurs, circles & clubs and photographic associations, teachers, gallery owners, specialized bookstores and photography shops.

All together what will we do during WEFO2020?

From 25 September to 18 October we will create a cultural dissemination network that will be free and open to the whole city.

We thus want to “connect the dots” that connect the places and activities of professional and amateur photographers, photographic studios, photography schools, teachers,

associations, photography lovers, cultural clubs, galleries, development / printing laboratories, specialized bookstores.

WEFO2020 will thus unite the photographic realities that work in the urban fabric of the Capital and those that come from other Italian regions, in order to create a network that works in synergy to increase the photographic culture in Italy as it happens in other European countries.

This is to tell the dense web of the state of the art of photography in Italy and in particular in the capital.

The fil rouge of WEFO2020 will be our presence throughout the city, from Parioli to Ostia.

At the link http://cfroma.it/it/presskit you will find THE LIST OF EXHIBITIONS, TEACHING, TALK, PHOTOWALK, video + the xls document with all the appointments, the WEFO2020 logos and the photographs relating to all the appointments divided by folders .

http://cfroma.it/it/wefo2020

http://cfroma.it/it/calendario-22

Mostre

TRANSIZIONI IDENTITARIE / GIULIA LONGO 

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20 FOTOGRAFIE ANALOGICHE + VIDEO IN BIANCO E NERO DI GIULIA LONGO.  “DÉLICE DE SE PERDRE DANS L’IMAGE PRESSENTIE. JE ME SUIS LEVÉE DE MON CADAVRE, JE SUIS PARTIE EN QUÊTE DE QUI JE SUIS.
PÈLERIN DE MOI-MÊME, JE SUIS ALLÉE VERS CELLE QUI DORT DANS UN PAYS AU VENT.” A. PIZARNIK.
NEL CONTESTO DELLA SECONDA EDIZIONE DI ROME ART WEEK HTTPS://ROMEARTWEEK.COM/IT/ARTISTI/

dal 13 10 al 10 10  2017

L’identità è pluriforme, sfuggente entità in divenire, la costruzione dell’io è un processo, un continuum inarrestabile.
Con queste fotografie ho cercato di rispondere a un’urgenza intima e personale, nata dal bisogno di definire la mia identità.
Tre macro-aree dividono questa ricerca, tre declinazioni solo all’apparenza scisse, il cui legame, intimo e profondo, viene messo in luce da una riflessione sull’auto rappresentazione come definizione di sé. In questo percorso inevitabile è stata la presa di coscienza di un corpo la cui consistenza risulta allo stesso tempo transitoria e permanente.
Contraddizione e condizione insormontabile: da un lato l’impossibilità di fermare il tempo, complice di una realtà che ci scivola addosso sempre più velocemente, dall’altro il tentativo di bloccare il suo scorrere attraverso la fotografia. Catturato dalla luce e impresso sulla pellicola fotografica, utilizzando tempi di posa lenti, il corpo si fa rarefatto e la sua identità si insinua tra i sali d’argento rivelati dagli agenti chimici.
Chiuso in sé stesso, l’io si rivela presto debole, fragile, confinato in un’approssimazione irrisolvibile. Questa considerazione rende inevitabile il passaggio successivo, e qui ha luogo la prima transizione, ossia il confronto con l’altro.
Eliminando il mio corpo dal campo fotografico, provo a instaurare un dialogo tra la mia prenza dietro l’obiettivo e  il corpo dell’altro, lasciando le identità libere di giustificarsi in un’intimità condivisa.
Liberandomi da un isolamento protrattosi troppo a lungo, ho capito che la costruzione dell’identità è autenticamente riconducibile all’esre-per-gli-altri (être-pour-autrui).
L’essenza dell’io è frutto di incontri, scontri e la sua costruzione necessita tanto di un riconoscimento da parte dell’altro quanto di un’accettazione dell’altro.
L’ultimo vertice di questo triangolo è costituito da un territorio, il luogo in cui sono cresciuta e in cui sono tornata dopo anni di lontananza.
Ridefinirsi scoprendo la propria terra: è questo il nucleo di una transizione in atto.
Sono luoghi di passaggio, della cosiddetta transumanza: cascine e masserie deserte ma anche objets trouvés, resti di una cantina del secondo dopoguerra, soggettive di un paesaggio interiore, ingenue contemplazioni di un io alla riconquista di un tempo dilatato con l’utilizzo di una pellicola 12 iso, la cui bassissima sensibilità regala immagini stranianti e oniriche.
Ho imparato ad amare queste contrade deserte e nel silenzio che le avvolge ho intravisto delle possibili risposte.

Giulia Longo Biografia

Sono nata il 21 marzo 1992, equinozio di primavera. Fin da piccola la mia grande timidezza ha fatto di me un’osservatrice attenta e curiosa. La fotografia risponde a queste due inclinazioni, offrendosi a me come un mezzo per penetrare nell’introspezione e per vincere la timidezza. Ho cominciato a fotografare in analogico con una Nikon FM2 e una Rolleicord. Ho studiato Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Versailles. Essenziali ed indispensabili sono stati gli insegnamenti di Diamantino Quintas, Flore, Jean Noël de Soye, Fabien Hamm e recentemente l’incontro con Lorenzo Castore. La mia prima serie « Jamais je ne me regarde là d’où tu me vois» è uno studio sul mio corpo strutturato in una serie di autoritratti e poesie, inseparabili gli uni dagli altri, ma anche un modo di liberarmi dai disturbi alimentari di cui ho sofferto per anni. Tappa importante per me è stata « En cos jours, noirs jours. Per une noire échelle » la serie che ho dedicato a Skopje, capitale della Macedonia. La mia ultima realizzazione è “A ma mère”, un omaggio a mia madre e al rapporto madre-figlia.

CATALOGO

https://www.pariolifotografia.it/public/catalogo%20%20giulia%20longoITALIANO%20bassa.pdf

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20 ANALOGUE PHOTOGRAPHS + BLACK AND WHITE VIDEO BY GIULIA LONGO. “DÉLICE DE SE PERDRE DANS L’IMAGE PRESSENTIE. JE ME SUIS LEVÉE DE MON CADAVRE, JE SUIS PARTIE EN QUÊTE DE QUI JE SUIS.

PÈLERIN DE MOI-MÊME, JE SUIS ALLÉE VERS CELLE QUI DORT DANS UN PAYS AU VENT. ” A. PIZARNIK.

IN THE CONTEXT OF THE SECOND EDITION OF ROME ART WEEK HTTPS://ROMEARTWEEK.COM/IT/ARTISTI/

from 13 10 to 10 10 2017

Identity is pluriform, an elusive entity in the making, the construction of the self is a process, an unstoppable continuum.

With these photographs I tried to respond to an intimate and personal urgency, born from the need to define my identity.

Three macro-areas divide this research, three declinations only apparently split, whose intimate and profound bond is highlighted by a reflection on self-representation as a definition of oneself. In this inevitable path was the awareness of a body whose consistency is both transitory and permanent.

Contradiction and insurmountable condition: on the one hand the impossibility of stopping time, complicit in a reality that slips over us more and more quickly, on the other the attempt to block its flow through photography. Captured by light and imprinted on photographic film, using slow shutter speeds, the body becomes rarefied and its identity creeps into the silver salts revealed by chemical agents.

Closed in on itself, the ego soon reveals itself to be weak, fragile, confined to an unsolvable approximation. This consideration makes the next step inevitable, and here the first transition takes place, that is, the confrontation with the other.

 By eliminating my body from the photographic field, I try to establish a dialogue between my presence behind the lens and the body of the other, leaving the identities free to justify themselves in a shared intimacy.

By freeing myself from an isolation that lasted too long, I realized that the construction of identity is authentically attributable to the esre-per-gli-others (être-pour-autrui).

The essence of the self is the result of encounters, clashes and its construction requires both recognition by the other and an acceptance by the other.

The last vertex of this triangle is made up of a territory, the place where I grew up and where I returned after years of being away.

Redefine yourself by discovering your own land: this is the core of an ongoing transition.

They are places of passage, of the so-called transhumance: deserted farmhouses and farms but also objets trouvés, remains of a post-World War II cellar, subjective views of an interior landscape, naive contemplations of an ego to the reconquest of an extended time with the use of a film 12 iso, whose very low sensitivity gives alienating and dreamlike images.

I learned to love these deserted districts and in the silence that surrounds them I glimpsed possible answers.

Giulia Longo Bio

I was born on March 21, 1992, the spring equinox. Since I was a child, my great shyness has made me an attentive and curious observer. Photography responds to these two inclinations, offering itself to me as a means to penetrate introspection and to overcome shyness. I started photographing analog with a Nikon FM2 and a Rolleicord. I studied Photography at the Academy of Fine Arts in Versailles. The teachings of Diamantino Quintas, Flore, Jean Noël de Soye, Fabien Hamm and recently the meeting with Lorenzo Castore were essential and indispensable. My first series “Jamais je ne me regarde là d’où tu me vois” is a study on my body structured in a series of self-portraits and poems, inseparable from each other, but also a way of freeing myself from the eating disorders of which I have suffered for years. An important step for me was «En cos jours, noirs jours. Per une noire échelle ”the series I dedicated to Skopje, the capital of Macedonia. My latest creation is “A ma mère”, a tribute to my mother and the mother-daughter relationship.

Mostre

SCANNO UN PAESE UN AMORE

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MOSTRA FOTOGRAFICA / OMAGGIO A MARIO GIACOMELLI. 4 ORIGINALI DI MARIO GIACOMELLI
16 FOTOGRAFIE A COLORI E BIANCOENERO DI ALESSANDRO ADINOLFI, GIANLUCA ANTONELLI,
ANNALISA CAMPO, FABIO CARLINI, FRANCESCA CASTELLI, SERENELLA DEL RIO,
LORENZO DINA, EMANUELA FAITELLI, MARCO MATTEI, LAURA MERCURI, NICOLETTA MINIERO, LIVIA PASQUALINI, GIULIO SALVIONI, ELEONORA SETTE, ALEXANDRE VANHOORDE

ROMA DAL 16|01 AL 20|03 2016

SCANNO DAL 23|04 AL 01|05 2016

 “Jamme ritrattame”
 
Fu nella primavera del 1957 che Mario Giacomelli si recò a Scanno, piccolo borgo arroccato nellaValle del Sagittario che aveva affascinato anche Henri Cartier-Bresson. Negli anni Sessanta John Szarbowski, direttore del dipartimentodi fotografia del MOMA di New York , acquistò alcune immagini dalla serie ‘Scanno’ e le pubblicò nel volume “Looking at Photographs: 100 Pictures from the collection of the Museum of Modern Art”. “A Scanno ci sono ritornato, ma la seconda volta nevicava e sono tornato indietro.
Il lavoro valido l’ho fatto una volta sola; nell’altra non mi sono neanche appoggiato al muro (…) così, un attimo. La prima volta ci sono stato un sabato e una domenica. È sempre stato così per tutti i luoghi (…): tutto quello che ho fatto l’ho fatto in due giorni;
Invece Henri Cartier-Bresson c’è stato un mese!”
Sono andato a Scanno (…) con il mio amico Renzo Tortelli, abbiamo preso la Cinquecento e viaggiato tutta la notte. Il sabato mattina, quando a Scanno le persone ritornavano a casa con le fascine di legno sulla testa, io ero lì ad aspettarli per fotografare.
Ho preso il sabato, giorno lavorativo, e il giorno di festa.
Di Scanno è bello il ricordo di quando sono arrivato: mentre il mio amico guidava la Cinquecento, quelle piccoline, quelle di
una volta, cominciarono a comparire mucche e donne vestite di nero.
Come ho visto questa scena ho aperto lo sportello e zac, ho iniziato a scattare!
La macchina però era in corsa e il ginocchio mi si è tutto rovinato (…).
C’è una foto (…) dove Renzo sta ancora parcheggiando e io già avevo fatto le fotografie, tu pensa!
Ero proprio preso da quella voglia!
“Mario Giacomelli. La mia vita intera” a cura di Simona Guerra – Bruno Mondadori

Il reportage “Scanno” eseguito alla fine degli anni Cinquanta lo pose all’attenzione di critici e pubblico colto.
Si vede un paese violato, smontato e ricostruito dall’occhio meccanico di Giacomelli.
Di questa esperienza Giacomelli racconta: “(Sono andato a Scanno) perché avevo voglia di fare cose diverse da quelle che facevo allora e perché a Scanno sono andati tutti i fotografi del mondo.
E’ stata un’esperienza meravigliosa perché proprio a Scanno è nata l’idea di usare la tecnica del bruciato, procedimento di cui sono fiero”.
”Odio le immagini che rimangono così come la macchina le vede.
Riprendere un soggetto senza però modificare niente è come avere sprecato
tempo (…) tutto ciò che per me è stato godimento fotografico nasce a Scanno.
La prima volta venivo da Pescara. Una volta arrivato sono sceso dall’automobile
a precipizio e mi sono anche fatto male, emozionato com’ero nel vedere per la prima volta queste figure nere, le mucche nere, le galline tutte a spasso per il corso”.
“Stavo fotografando su una strada bianca. Con me come al solito c’erano mucche e galline . Ad un certo punto mi sento spingere in avanti. Mi volto di scatto, infastidito. Era una mucca. Col naso mi aveva bagnato le spalle.
Forse mi dimostrava amicizia. Per me era una cosa bella vedere questa “ famiglia” di
uomini, donne, mucche e galline. Le donne sedute fuori. Il postino che sulla strada distribuisce le lettere.
Di cose accaduto ieri non ricordo nulla. Di Scanno ricordo tutto. Ho avuto con la gente di Scanno rapporti molto brevi ma per me molto lunghi. Ho parlato spesso
con la donna che mi preparava il pasto. Il vero rapporto umano non è stato quello temporale con la gente, perché la gente la sentivi anche dentro le tasche, nel senso che la sentivi amica.
Per strada nessuno mi salutava ma per me era come se tutti mi salutassero.
Forse qualcuno mi guardava con diffidenza, ma alla fine mi si avvicinava e mi chiedeva “Jamme ritrattame”.
 
Scanno. Un paese. Un amore.
 
Sono stato a Scanno in due momenti diversi della mia vita. Da musicista e da fotografo. Da musicista. Alla fine degli anni 80 studiavo al Conservatorio de L’Aquila e con i primi gruppi da camera andavo a suonare in giro per l’Abruzzo. Mozart, Beethoven, Respighi.Freddo, neve. Spartiti e strumenti nelle Chiese e negli Auditorium. Cene post-concerto e lenti viaggi di ritorno a L’Aquila.
Da fotografo. Fine anni 90 ho rivisto Scanno studiando le fotografie di Cartier-Bresson. Immagini lucide, geniali, efficaci e puntigliose. Ma la vera folgorazione, immediata e al contempo lancinante, è stata con le “anti-fotografie” di Mario Giacomelli, “anti-fotografie” per l’approccio irrazionale e poco tecnico/tecnologico che Giacomelli aveva con la sua macchina fotografica e con la fotografia in genere.
Ma non si può chiedere a un poeta di spiegare cosa e come scrive.
Giacomelli è stato uno dei pochi poeti della fotografia mondiale.
Un poeta che, con la sua macchina fotografica Kobell manuale, un solo obiettivo e un flash, ha fermato l’essenza di questa terra d’Abruzzo e della sua gente,
così come si può fermare l’anima in una radiografia.
Inconsapevolmente, involontariamente, ha scritto un manuale di fotografia che spiega come con soli due colori, il bianco e nero, portati all’estremo, si possa raccontare la vita quotidiana di un borgo chiuso, ciclicamente legato alle stagioni della terra.
Tra volti e corpi di uomini sotto cappelli e tabarri, volti e corpi di donne negli abiti quotidiani, gli animali si muovono liberamente tra i vicoli mentre i bambini dai pantaloni corti giocano in mezzo alle loro zampe.
La luce bruciata di queste fotografie rende irreale e fantastica una realtà dura fatta di ore di fatica sui campi e nelle cucine, di tempi dettati solo dal sorgere e dal tramontare del sole,
quel sole che si è fermato nei negativi 6×8 dentro la Kobell, che poi Giacomelli ha sovra/sottoesposto in camera oscura per raccontare la vita come un paradosso.
Delle tante foto scattate durante il suo primo viaggio a Scanno, nel 1957, per questa mostra ne ho scelte quattro che raccontano due segni antropologici dominanti: gli abiti delle donne, riprese davanti e di spalle, con i loro bianchi neri e grigi portati ad un’oggettiva esasperazione, come esasperante è la monotonia di un quotidiano femminile sempre uguale.
E il paese visto dalla prospettiva di fronte, oggi conosciuta come il belvedere dei fotografi: tetti, muri, case e vicoli velati di un grigio crepuscolare, rumoroso, nato forse dalla nebbia mista al fuoco che esce camini.
Il tutto incorniciato dai boschi circostanti.
Ai miei allievi dei corsi avanzati, protagonisti attivi di diversi viaggi fotografici che abbiamo fatto a Scanno negli ultimi quattro anni, ho cercato di raccontare le mie emozioni, con la speranza che fossero simili a quelle di Giacomelli.
E il risultato dei loro sforzi fotografici è sotto gli occhi di tutti, immagini essenziali, efficaci, concrete, che sono un omaggio sincero e partecipato all’opera di un grande poeta. Mai dimenticato. Mai abbastanza ricordato.
Gilberto Maltinti


Ringrazio con tutto il cuore:
Simone Giacomelli, figlio di Mario, per le fotografie originali del padre esposte in questa mostra.
Simona Guerra, critica fotografica  e curatrice di mostre, autrice del libro “Mario Giacomelli.
La mia vita intera” edito da Bruno Mondadori, che ha accettato l’idea di dedicare un omaggio a suo
zio, del quale custodisce l’immenso il patrimonio fotografico.
Claudio d’Alessandro, sua moglie Maria, i suoi figli Alessandro e Flavio, Matilde Landriscina. Senza
la loro amicizia, e soprattutto il loro apporto fattivo, non avrei potuto organizzare questa mostra.
Tutti gli amici dell’Associazione Culturale “Appuntamento con la Tradizione – Vivi il Costume” di Scanno.
Livia Pasqualini per la pazienza e l’affetto.
 

SCANNO. UN PAESE. UN AMORE.
MOSTRA FOTOGRAFICA
Omaggio a MARIO GIACOMELLI
ROMA PARIOLIFOTOGRAFIA_STUDIO
Via Francesco Siacci, 2/c Roma
DAL 16 GENNAIO AL 20 MARZO 2016
VERNISSAGE 16 GENNAIO ORE 19
ORARIO h.10-17.30 / SAB E DOM SU APPUNTAMENTO

SCANNO AUDITORIUM GUIDO CALOGERO
EX CHIESA DELLE ANIME SANTE
DAL 23 APRILE AL 1 MAGGIO 2016
VERNISAGE 23 APRILE ORE 19
VISITE SU APPUNTAMENTO
claudio_dale@hotmail.it
340 6266316

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SCANNO A COUNTRY A LOVE

PHOTOGRAPHIC EXHIBITION / TRIBUTE TO MARIO GIACOMELLI. 4 ORIGINALS BY MARIO GIACOMELLI

16 COLOR AND BLACK & WHITE PHOTOGRAPHS BY ALESSANDRO ADINOLFI, GIANLUCA ANTONELLI, ANNALISA CAMPO, FABIO CARLINI, FRANCESCA CASTELLI, SERENELLA DEL RIO, LORENZO DINA, EMANUELA FAITELLI, MARCO MATTEI, LAURA MERCURI, NICOLETTA MINIERO, LIVIA PASQUALINI, GIULIO SALVIONI, ELEONORA SETTE, ALEXANDRE VANHOORDE

ROME FROM 16 | 01 TO 20 | 03 2016

SCANNO FROM 23 | 04 TO 01 | 05 2016

“Jamme ritrattame”

It was in the spring of 1957 that Mario Giacomelli went to Scanno, a small village perched in the Sagittario Valley that had also fascinated Henri Cartier-Bresson. In the 1960s, John Szarbowski, director of the photography department of MOMA in New York, bought some images from the ‘Scanno’ series and published them in the volume “Looking at Photographs: 100 Pictures from the collection of the Museum of Modern Art”. “I went back to Scanno, but the second time it was snowing and I went back.

The valid work I have done only once; in the other I didn’t even lean against the wall (…) like that, a moment. The first time I was there on a Saturday and a Sunday. It has always been like this for all places (…): everything I did I did in two days;

Instead Henri Cartier-Bresson stayed there for a month! “

I went to Scanno (…) with my friend Renzo Tortelli, we took the Cinquecento and traveled all night. On Saturday morning, when in Scanno people returned home with the wooden bundles on their heads, I was there waiting for them to take pictures.

I took Saturday, a working day, and a holiday.

The memory of when I arrived in Scanno is beautiful: while my friend drove the Cinquecento, those little ones, those of

once, cows and women dressed in black began to appear.

As I saw this scene I opened the door and zac, I started shooting!

But the car was running and my knee was all ruined (…).

There is a photo (…) where Renzo is still parking and I had already taken the pictures, just think!

I was really taken by that desire!

“Mario Giacomelli. My whole life ”by Simona Guerra – Bruno Mondadori

The “Scanno” reportage made in the late 1950s brought him to the attention of critics and educated audiences.

You see a country violated, dismantled and rebuilt by Giacomelli’s mechanical eye.

Giacomelli says of this experience: “(I went to Scanno) because I wanted to do different things from what I was doing then and because all the photographers in the world went to Scanno.

It was a wonderful experience because the idea of ​​using the burnt technique was born in Scanno, a procedure of which I am proud “.

“I hate images that remain as the machine sees them.

Shooting a subject without changing anything is like having wasted

time (…) everything that was photographic enjoyment for me was born in Scanno.

The first time I came from Pescara. Once I arrived, I got out of the car

precipitously and I also got hurt, excited as I was to see these black figures for the first time, the black cows, the hens all walking around the course “.

“I was photographing on a dirt road. With me, as usual, there were cows and chickens. At some point I feel pushed forward. I turn abruptly, annoyed. It was a cow. His nose had wet my shoulders.

Maybe he showed me friendship. For me it was a nice thing to see this “family” of

men, women, cows and chickens. Women sitting outside. The postman who distributes the letters on the street.

I don’t remember anything that happened yesterday. I remember everything about Scanno. I had very short but very long relationships with the people of Scanno. I have often spoken

with the woman who prepared my meal. The real human relationship was not the temporal one with people, because people felt it even in their pockets, in the sense that you felt them friends.

On the street no one greeted me but for me it was as if everyone greeted me.

Maybe someone was looking at me with suspicion, but in the end they would come up to me and ask me “Jamme retrattame”.

Scanno. A country. A love.

I have been to Scanno in two different moments of my life. As a musician and photographer. As a musician. At the end of the 80s I was studying at the Conservatory of L’Aquila and with the first chamber groups I went to play around Abruzzo. Mozart, Beethoven, Respighi: cold, snow. Scores and instruments in churches and auditoriums. Post-concert dinners and slow return trips to L’Aquila.

As a photographer. At the end of the 90s I saw Scanno again studying the photographs of Cartier-Bresson. Lucid, brilliant, effective and meticulous images. But the real shock, immediate and at the same time excruciating, was with Mario Giacomelli’s “anti-photographs”, “anti-photographs” for the irrational and not very technical / technological approach that Giacomelli had with his camera and photography in general.

But a poet cannot be asked to explain what and how he writes.

Giacomelli was one of the few poets of world photography.

A poet who, with his manual Kobell camera, a single lens and a flash, has captured the essence of this land of Abruzzo and its people,

just as you can stop the soul in an x-ray.

Unknowingly, involuntarily, he wrote a photography manual that explains how with only two colors, black and white, taken to the extreme, you can tell the daily life of a closed village, cyclically linked to the seasons of the earth.

Among the faces and bodies of men under hats and cloaks, the faces and bodies of women in everyday clothes, the animals move freely in the alleys while the children in shorts play between their paws.

The burnt light of these photographs makes unreal and fantastic a hard reality made up of hours of effort on the fields and in the kitchens, of times dictated only by the rising and setting of the sun,

that sun that stopped in the 6×8 negatives inside the Kobell, which Giacomelli then over / underexposed in the dark room to tell life as a paradox.

Of the many photos taken during his first trip to Scanno, in 1957, for this exhibition I have chosen four that tell of two dominant anthropological signs: the women’s dresses, taken from the front and from the back, with their whites, blacks and grays brought to a objective exasperation, as exasperating is the monotony of a feminine everyday life that is always the same.

And the country seen from the perspective from the front, now known as the photographers’ belvedere: roofs, walls, houses and alleys veiled in a twilight, noisy gray, perhaps born from the mist mixed with the fire coming out of chimneys.

All framed by the surrounding woods.

To my students of the advanced courses, active protagonists of several photographic trips we have made to Scanno in the last four years, I tried to tell my emotions, with the hope that they were similar to Giacomelli’s.

And the result of their photographic efforts is there for all to see, essential, effective, concrete images, which are a sincere and shared homage to the work of a great poet. Never forgotten. Never remembered enough.

Gilberto Maltinti

I thank with all my heart:

Simone Giacomelli, son of Mario, for the original photographs of his father exhibited in this exhibition.

Simona Guerra, photographic critic and curator of exhibitions, author of the book “Mario Giacomelli.

My whole life “edited by Bruno Mondadori, who accepted the idea of ​​dedicating a tribute to him

uncle, whose immense photographic heritage is preserved.

Claudio d’Alessandro, his wife Maria, his children Alessandro and Flavio, Matilde Landriscina. Without

their friendship, and above all their active contribution, I would not have been able to organize this exhibition.

All friends of the Cultural Association “Appointment with Tradition – Live the Costume” of Scanno.

Livia Pasqualini for her patience and affection.

SCANNO. A COUNTRY. A LOVE. PHOTO EXHIBITION

Tribute to MARIO GIACOMELLI

ROME PARIOLIFOTOGRAFIA_STUDIO

FROM 16 JANUARY TO 20 MARCH 2016

 

SCANNO AUDITORIUM GUIDO CALOGERO FORMER CHURCH OF THE HOLY SOULS

FROM 23 APRIL TO 1 MAY 2016

VERNISAGE 23 APRIL AT 7pm

 

Mostre

ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD

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SI È CONCLUSA LA PRIMA EDIZIONE DEL RIPA – ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD. IL TEMA È CAMBIAMENTI

100! Questo è il numero magico della prima edizione RIPA – ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD. 100 infatti sono stati i fotografi professionisti e amatori da tutto il mondo che hanno partecipato inviando una singola fotografia o un racconto composto da minino 5 massimo 10 immagini. Tutti i fotografi hanno dato la loro testimonianza su un tema così complesso come quello dei CAMBIAMENTI. La giuria, composta da autorevoli membri della fotografia internazionale e della cultura ecologista, ha scelto tra 576 immagini quelle che più hanno lasciato il segno nel descrivere i cambiamenti climatici e culturali nelle tre categorie TERRA / ITALIA / ROMA.

Ringrazio con tutto il cuore i protagonisti organizzativi di questa bellissima avventura: Camera Service Roma Centro Canon, nelle persone di Marcello Ombres e Stefano Snaidero per la grande disponibilità umana e professionale, e per i premi di alto livello che ha messo a disposizione. I colleghi e amici Marco Salvadori di Tao Photo, Giulia Bucelli e Federico Tatananni per aver curato la stesura del bando di concorso e seguito giorno dopo giorno tutta la parte organizzativa. La giuria presieduta da Fulco Pratesi, Presidente Onorario di WWF ITALIA, composta da Sergio Ramazzotti, fotoreporter e direttore dell’Agenzia Parallelozero, Marco Pinna, photoeditor del National Geographic Italia Emanuele Coppola, tra i primi fotografi naturalisti italiani, fondatore di Panda Photo Valerio Nicolosi, fotoreporter e documentarista indipendente.

A seguire l’elenco dei tre vincitori della categoria TERRA

TERRA 1° CLASSIFICATO Muhammad Amdad Hossain “Fatigue sleep in the dirt Photo”. Vincitore del premio: noleggio gratuito per 1 week end di CANON EOS R + RF 24-105mm f 4 offerto da Camera Service Roma Centro Canon. fatigue sleep in the dirt, many homeless people in the city still sleep in such dirt. the photo taken from dhaka city in Bangladesh. La stanchezza, dormire nella sporcizia. Stanchezza è dormire nella sporcizia, molti senzatetto in città dormono ancora in tale sporcizia. La foto è stata scattata nella città di Dacca in Bangladesh.

2° CLASSIFICATO Konstantin Novakovic con “Gadani Ship Breaking Yard” / vincitore di cavalletto BENRO TSL08AN00 offerto da Camera Service Roma. Polluting the Soil and the Ocean Most of large cargo ships from all over the world end up on the shores of the countries of the Indian Subcontinent after becoming no longer seaworthy and too expensive to operate. After being hauled onto the shore, those ships are disassembled into the pieces by manual force. Work in ship‐breaking yards is extremely difficult, while workers face risks from the dangerous conditions and exposure to materials such as asbestos and heavy metals. Among the biggest ship breaking yards in the world are those in Chittagong (Bangladesh), Alang (India) and Gadani (Pakistan). Ship breaking is a thriving sector in the countries of Indian Subcontinent where the major facilities involved in disassembly and recycling of disused vessels are located. Despite being the source of income for thousands of families, ship breaking has numerous negative sides reflected in its hazardous environmental impact and as well social due to the fact that it represents a high‐risk profession where the child labor is also largely present. The human costs and the environmental impacts of taking toxic ships apart on the South Asian beaches are devastating. Accidents kill or maim numerous workers each year. Many more workers suffer from occupational diseases, including cancer. Toxic spills and pollution cause irreparable damage to coastal ecosystems and the local communities depending on them. In addition to taking a huge toll on the health and lives of workers, shipbreaking is a highly polluting industry. In South Asia, ships are grounded before they are pulled and broken apart on tidal mudflats. On these once pristine beaches, coastal ecosystems and the local communities depending on them are devastated by toxic spills and other types of pollution caused by the breaking operations. As long as shipbreaking is done by way of beaching, the environment will suffer. As a consequence of the pressure against the companies that are involved in this business, access to the ship breaking yards became very difficult in recent years. Scalo di demolizione delle navi Gadani: inquinamento del suolo e dell’oceano. La maggior parte delle grandi navi mercantili di tutto il mondo finiscono sulle coste dei paesi del subcontinente indiano dopo essere diventate non più idonee alla navigazione e troppo costose per operare. Dopo essere state trasportate a riva, quelle navi vengono smontate in pezzi con la forza manuale. Il lavoro nei cantieri navali è estremamente difficile, mentre i lavoratori affrontano i rischi derivanti dalle condizioni pericolose e dall’esposizione a materiali come amianto e metalli pesanti. Tra i più grandi cantieri navali del mondo ci sono quelli di Chittagong (Bangladesh), Alang (India) e Gadani (Pakistan). La demolizione delle navi è un settore fiorente nei paesi del subcontinente indiano, dove si trovano le principali strutture coinvolte nello smontaggio e nel riciclaggio di navi in disuso. Nonostante sia la fonte di reddito per migliaia di famiglie, la demolizione di navi ha numerosi lati negativi che si riflettono nel suo pericoloso impatto ambientale e anche sociale, poiché rappresenta una professione ad alto rischio in cui anche il lavoro minorile è largamente presente. I costi umani e gli impatti ambientali dello smantellamento di navi tossiche sulle spiagge dell’Asia meridionale sono devastanti. Gli incidenti uccidono o mutilano numerosi lavoratori ogni anno. Molti più lavoratori soffrono di malattie professionali, compreso il cancro. Le fuoriuscite tossiche e l’inquinamento causano danni irreparabili agli ecosistemi costieri e alle comunità locali che dipendono da essi. Oltre a incidere pesantemente sulla salute e sulla vita dei lavoratori, la demolizione di navi è un’industria altamente inquinante. In Asia meridionale, le navi vengono messe a terra prima di essere smantellate e frantumate sulle distese fangose di marea. Su queste spiagge un tempo incontaminate, gli ecosistemi costieri e le comunità locali che dipendono da essi sono devastati da sversamenti tossici e altri tipi di inquinamento causati dalle operazioni di rottura. Finché la demolizione delle navi avviene tramite spiaggiamento, l’ambiente ne risentirà. A seguito delle pressioni esercitate sulle società coinvolte in questa attività, negli ultimi anni l’accesso ai cantieri di demolizione delle navi è diventato molto difficile.

3° CLASSIFICATO Muhammad Amdad Hossain, con “A child in the middle of the dirt “/ vincitore di un libro fotografico offerto da Parioli Fotografia di Roma. he works in a bad environment / dirt due to poverty, which puts his health at great risk”.

A seguire l’elenco dei sei vincitori delle 2 categorie ITALIA e ROMA

ITALIA 1° CLASSIFICATO Giorgio Nuzzo con “La prima neve” Vincitore borsa Canon MS10 (Premio Sezione: Storie Italia). Offerto da Camera Service Roma Centro Canon- Per la penisola Salentina, un piccolo pezzo di terra collocato fra due mari e costantemente spazzato dal vento, la neve è un evento unico e la felicità nel vedere, per la prima volta, questi luoghi imbiancati è stata grande, ma ben presto questo stupore si è tramutato in tristezza obbligandomi a pormi varie domande: Cosa ci fa la neve in questi luoghi? Cosa ci fanno gli ulivi sotto 50 cm di neve? E’ stato un evento occasionale che ha reso tutti felici? Oppure è solo uno dei tanti tasselli di questo puzzle che ci sta mostrando i repentini cambiamenti climatici? Negli ultimi decenni l’uomo ha trattato la natura come se fosse un enorme bancomat senza fondo dal quale prelevare le sue materie, riversando nel mare qualsiasi tipo di rifiuto, deforestando territori, portando all’estinzione centinaia di specie animali e inquinando l’aria; ora la natura inizia a servirci il conto e i cambiamenti climatici ne sono la prova. Le alluvioni che hanno messo in ginocchio mezza Italia, la neve in Salento, gli uragani sempre più potenti, la prolungata siccità in Sicilia e il restringimento dei ghiacciai alpini, sono solo alcuni esempi di questi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni e probabilmente dovuti allo sfruttamento sconsiderato della natura. “La prima neve” è un progetto che deve farci riflettere e agire al più presto per evitare di oltrepassare il momento in cui dovremmo dire ai nostri nipoti: “Scusami se ti lascio la Terra in questo stato.

2° CLASSIFICATO Luca Zonari Canè con “A pelo d’acqua, il Delta del Po a 0m s.l.m.” / vincitore pulizia sensore (Premio Sezione: Foto Singola Italia). Offerto da Camera Service Roma Centro Canon. Immagini realizzate nel Parco del Delta del Po. Navigando in kayak lungo le vie d’acqua, ho visto tutto il nostro territorio seduto sotto il pelo dell’acqua e questo nell’arco di alcuni decenni. Ho voluto riportare quel punto di vista insolito, dentro la natura che quasi non si accorgeva del mio passaggio silenzioso. La formazione del territorio del delta, è dovuta al progressivo deposito di sedimenti che, in solo poco più di 400 anni, ha determinato l’avanzamento progressivo della linea di costa. Si tratta quindi di terreni geologicamente “nuovi”. Fra i vari fiumi che fluiscono nell’area, ha contribuito in maggior parte il fiume Po, facendo sorgere dal mare, scanni, spiagge ed allontanare la linea di costa. Terre giovani, ma che non potevano essere utilizzate perché troppo paludose, con acque salmastre e non delimitate. In alcune immagini di questa raccolta, sono rappresentate le strutture che hanno contribuito alla formazione del Delta, come le idrovore che hanno permesso la bonifica delle nuove terre, portandole ad essere coltivabili, e ne regolano tutt’oggi livello ed irrigazione. Un ulteriore sforzo di bonifica e mantenimento, queste idrovore hanno dovuto farlo negli anni ’60, quando con la non controllata estrazione del metano in questa zona, il territorio ha cominciato ad abbassarsi ed in alcuni tratti estremi, a ritornare invaso dal mare. A testimonianza di questo, si trovano alcune costruzioni come per esempio magazzini del riso, una volta al centro di ampie risaie, ora interamente immersi nella sacca. Poco più in là, i resti degli stessi impianti di estrazione e le case dei lavoratori, visitabili solo in barca. Le stesse idrovore che tolgono l’acqua, ridistribuiscono la stessa, permettendo di irrigare i campi coltivati e la creazione di ampie risaie, oltre che produttrici di cereali, anche veri ambienti che accolgono molte specie viventi. Il fiume Po, con il suo fluire, ha permesso la nascita di queste nuove terre, e anno dopo anno, con le sue piene, torna a modificare, creare o distruggere il territorio che lo accoglie. L’uomo convive con questi atti d’impeto del fiume, cercando di modificare il territorio a favore della propria vita, ma consapevole della forza della natura che non può essere fermata.

 

3° CLASSIFICATO Thomas Havlik vincitore libro fotografico offerto dalla Casa della Fotografia di Roma ROMA

ROMA

1° CLASSIFICATO Francesco Toiati / vincitore di una Canon EOS 250D offerta da Camera Service Roma Centro Canon
2° CLASSIFICATO Guido Fuà / vincitore di buono € 100 per corsi fotografia o didattica personalizzata dato come ricarica su tessera Camera Service Roma, offerto da Camera Service Roma Centro Canon
3° CLASSIFICATO Giuseppe Piscitelli / vincitore Libro fotografico offerto dalla Casa della Fotografia di Roma.

 

RINGRAZIAMENTI DEL PRESIDENTE DELLA CASA DELLE FOTOGRAFIA DI ROMA

  • In qualità di Presidente della Casa della Fotografia di Roma, ideatore e organizzatore dei WEEEKNED FOTOGRAFICI / UN MESE DI FOTOGRAFIA A ROMA e del RIPA ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD, sono felice di premiare i fotografi professionisti Muhammad Amdad Hossain (BANGLADESH), Konstantin Novakovic (SERBIA), Guido Fuà (ITALIA), Francesco Toiati (ITALIA), Giuseppe Piscitelli (ITALIA), Thomas Havlik (ITALIA), Luca Zonari Canè (ITALIA), Giorgio Nuzzo (ITALIA), i quali, con le loro fotografie hanno raccontato con stile, sapienza fotografica e proprietà di linguaggio l’idea di cambiamenti climatici e antropologici che affliggono il nostro Pianeta.
  • Ringrazio ancora il nostro sponsor CAMERASERVICE CENTRO CANON ROMA per i premi offerti e ringrazio Stefano Snaidero per la fattiva collaborazione, umana e professionale.
  • Questo è il video realizzato da CAMERASERVICE CENTRO CANON ROMA  durante premiazione: https://www.cameraservice.it/2020/10/15/vincitori-concorso-ripa-2020/

Gilberto Maltinti
CASA DELLA FOTOGRAFIA DI ROMA WEFO2020 WEEKEND FOTOGRAFICI / UN MESE DI FOTOGRAFIA A ROMA
RIPA – ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD
www.cfroma.it
http://cfroma.it/it/wefo2020

 

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THE FIRST EDITION OF RIPA HAS CONCLUDED – ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD. THE THEME IS CHANGES

100! This is the magic number of the first edition of RIPA – ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD. In fact, 100 professional and amateur photographers from all over the world participated by sending a single photograph or a story consisting of at least 5 maximum 10 images. All the photographers gave their testimony on such a complex theme as that of CHANGES. The jury, made up of authoritative members of international photography and ecological culture, chose from among 576 images those that most left their mark in describing climate and cultural changes in the three categories TERRA / ITALY / ROME.

I wholeheartedly thank the organizational protagonists of this wonderful adventure: Camera Service Roma Centro Canon, Marcello Ombres and Stefano Snaidero for their great human and professional availability, and for the high-level prizes they have made available. Colleagues and friends Marco Salvadori of Tao Photo, Giulia Bucelli and Federico Tatananni for having taken care of the drafting of the competition announcement and followed the whole organizational part day after day. The jury chaired by Fulco Pratesi, Honorary President of WWF ITALIA, composed by Sergio Ramazzotti, photojournalist and director of the Parallelozero Agency, Marco Pinna, photoeditor of National Geographic Italia Emanuele Coppola, one of the first Italian nature photographers, founder of Panda Photo Valerio Nicolosi , independent photojournalist and documentarist.

EARTH CATEGORY

EARTH 1st PRIZE Muhammad Amdad Hossain “Fatigue sleep in the dirt Photo”. Award winner: free rental for 1 weekend of CANON EOS R + RF 24-105mm f 4 offered by Canon Camera Service Roma Centro. fatigue sleep in the dirt, many homeless people in the city still sleep in such dirt. the photo taken from dhaka city in Bangladesh.

EARTH 2st PRIZE Konstantin Novakovic “Gadani Ship Breaking Yard”. Polluting the Soil and the Ocean Most of large cargo ships from all over the world end up on the shores of the countries of the Indian Subcontinent after becoming no longer seaworthy and too expensive to operate. After being hauled onto the shore, those ships are disassembled into the pieces by manual force. Work in shipbreaking yards is extremely difficult, while workers face risks from the dangerous conditions and exposure to materials such as asbestos and heavy metals. Among the biggest ship breaking yards in the world are those in Chittagong (Bangladesh), Alang (India) and Gadani (Pakistan). Ship breaking is a thriving sector in the countries of Indian Subcontinent where the major facilities involved in disassembly and recycling of disused vessels are located. Despite being the source of income for thousands of families, ship breaking has numerous negative sides reflected in its hazardous environmental impact and as well social due to the fact that it represents a highrisk profession where the child labor is also largely present. The human costs and the environmental impacts of taking toxic ships apart on the South Asian beaches are devastating. Accidents kill or maim numerous workers each year. Many more workers suffer from occupational diseases, including cancer. Toxic spills and pollution cause irreparable damage to coastal ecosystems and the local communities depending on them. In addition to taking a huge toll on the health and lives of workers, shipbreaking is a highly polluting industry. In South Asia, ships are grounded before they are pulled and broken apart on tidal mudflats. On these once pristine beaches, coastal ecosystems and the local communities depending on them are devastated by toxic spills and other types of pollution caused by the breaking operations. As long as shipbreaking is done by way of beaching, the environment will suffer. As a consequence of the pressure against the companies that are involved in this business, access to the ship breaking yards became very difficult in recent years.

EARTH 3st PRIZE Muhammad Amdad Hossain “A child in the middle of the dirt he works in a bad environment / dirt due to poverty, which puts his health at great risk”.

CATEGORIES ITALY and ROME

ITALY 1st PRIZE: Giorgio Nuzzo “La prima neve”

For the Salento peninsula, a small piece of land located between two seas and constantly swept by the wind, snow is a unique event and the happiness of seeing, for the first time, these whitewashed places was great, but soon this amazement was it turned into sadness, forcing me to ask myself various questions: What is the snow doing in these places? What are olive trees doing under 50 cm of snow? Was it an occasional event that made everyone happy? Or is it just one of the many pieces of this puzzle that is showing us the sudden climate change? In recent decades, man has treated nature as if it were a huge bottomless ATM from which to withdraw his materials, pouring any type of waste into the sea, deforesting territories, leading to the extinction of hundreds of animal species and polluting the air; now nature is starting to help us and climate change is proof of this. The floods that have brought half of Italy to its knees, the snow in Salento, the increasingly powerful hurricanes, the prolonged drought in Sicily and the shrinking of alpine glaciers, are just some examples of these changes that have occurred in recent years and probably due to reckless exploitation of nature. “The first snow” is a project that must make us reflect and act as soon as possible to avoid overstepping the moment when we should say to our grandchildren: “I’m sorry if I leave the Earth in this state.

ITALY 2st PRIZE Luca Zonari Canè “A pelo d’acqua, il Delta del Po a 0m s.l.m.”

Images taken in the Po Delta Park. Surfing by kayak along the waterways, I saw all of our territory sitting under the surface of the water and this over the course of a few decades. I wanted to bring that unusual point of view back into nature that hardly noticed my silent passage. The formation of the territory of the delta is due to the progressive deposit of sediments which, in just over 400 years, determined the progressive advancement of the coastline. It is therefore geologically “new” land. Among the various rivers that flow into the area, the river Po has contributed in large part, raising from the sea, benches, beaches and moving away the coast line. Young lands, but which could not be used because they are too swampy, with brackish and not delimited waters. In some images in this collection, the structures that contributed to the formation of the Delta are represented, such as the water pumps that allowed the reclamation of the new lands, making them arable, and still regulate their level and irrigation today. A further reclamation and maintenance effort, these dewatering pumps had to do it in the 1960s, when with the uncontrolled extraction of methane in this area, the territory began to subside and in some extreme stretches, to return invaded by the sea. As evidence of this, there are some buildings such as rice warehouses, once in the center of large rice fields, now entirely immersed in the bag. A little further on, the remains of the same extraction plants and the workers’ houses, which can only be visited by boat. The same dewatering pumps that remove the water redistribute it, allowing the irrigation of the cultivated fields and the creation of large rice fields, as well as producing cereals, also real environments that welcome many living species. The river Po, with its flow, has allowed the birth of these new lands, and year after year, with its floods, it returns to modify, create or destroy the territory that welcomes it. Man lives with these impetuous acts of the river, trying to change the territory in favor of his own life, but aware of the force of nature that cannot be stopped.

ITALY 3st PRIZE Thomas Havlik 

ROME CATEGORY

1st PRIZE Francesco Toiati

2 ° PLACE Guido Fuà

3 ° PLACE Giuseppe Piscitelli

THANKS FROM THE PRESIDENT OF THE HOUSE OF PHOTOGRAPHY OF ROME

As President of the House of Photography of Rome, creator and organizer of WEEEKNED PHOTOGRAPHICS / A MONTH OF PHOTOGRAPHY IN ROME and of the RIPA ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD, I am happy to award professional photographers Muhammad Amdad Hossain (BANGLADESH), Konstantin Novakovic ( SERBIA), Guido Fuà (ITALY), Francesco Toiati (ITALY), Giuseppe Piscitelli (ITALY), Thomas Havlik (ITALY), Luca Zonari Canè (ITALY), Giorgio Nuzzo (ITALY), who, with their photographs, told style, photographic knowledge and properties of language the idea of ​​climatic and anthropological changes that afflict our planet.

Thanks again our sponsor CAMERASERVICE CENTRO CANON ROMA for the prizes offered and I thank Stefano Snaidero for the effective human and professional collaboration.

This is the video made by CAMERASERVICE CENTRO CANON ROMA during the award ceremony: https://www.cameraservice.it/2020/10/15/vincitori-concorso-ripa-2020/

Gilberto Maltinti

HOUSE OF PHOTOGRAPHY IN ROME WEFO2020 PHOTOGRAPHY WEEKEND / A MONTH OF PHOTOGRAPHY IN ROME

RIPA – ROME INTERNATIONAL PHOTO AWARD

www.cfroma.it

http://cfroma.it/it/wefo2020

 

Mostre

PARIOLI_FOTOGRAFIA_FESTIVAL / 2012 “FOTOGRAFIE DELL’ALTRO MONDO”

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LE FOTOGRAFIE INVADONO IL QUARTIERE DEI PARIOLI A ROMA: DAL BARBIERE AL RISTORANTE GLAM I CLIC DI UNDICI FOTOREPORTER ITALIANI IN MOSTRA. UN INTERO QUARTIERE CHIC COINVOLTO IN UNA RASSEGNA DOVE I PROTAGONISTI SONO I FOTOGRAFI E I LORO RACCONTI SUI PICCOLI PAESI ITALIANI, SUI PAESAGGI E LE ATMOSFERE DELL’AMERICA LATINA, NONCHÉ DEL NEPAL, DELLE FILIPPINE, DELL’IRAN.


 Dal 19 l 05 al 27 I 05  2012

I luoghi che ospitano le foto sono non-gallerie, il barbiere, la trattoria, il ristorante alla moda che per qualche giorno si trasformano e parlano di arte fotografica, dei fotografi e di quel loro ruolo di narratori, di mediatori, di costruttori di un racconto per immagini dotate di significato.
Immagini visionarie da catturare con lo sguardo mentre magari ci si tagliano i capelli, si fa colazione, l’aperitivo o la cena e si compra un mazzo di fiori. Foto a colori o in bianco e nero uniche, elementi di un progetto ragionato, frutto di uno “sguardo di tempi lunghi” e non di un prelievo occasionale.

Nei giorni del Festival in programma anche incontri sulla fotografia a ingresso libero:

Sabato 19  maggio 2012 ore 19 Studioillumina in via Topino 33/a, incontro con l’architetto e light designer Adriano Caputo: “La luce barocca: sostanza effimera e permanente” durante il quale l’architetto illustrerà il suo recente lavoro da light designer a Palazzo Barberini dove lo studio della luce ha preso in esame i concetti barocchi di “forma-luce” e “forma-colore”, che erano già al centro del dibattito ai tempi di Caravaggio. Si parlerà dell’analogia dell’espediente della luce radente che illumina da “lume nascosto”, pensata per animare le superfici laterali, quali il Grande Salone affrescato da Pietro da Cortona. Segue dopo l’incontro, dalle 21 in poi, una visita gratuita a Palazzo Barberini, guidata dall’architetto Caputo in occasione della “Notte dei Musei 2012” a Roma.

Sabato 26 maggio 2012 ore 19.30 Studio PARIOLI_FOTOGRAFIA, via Francesco Siacci, 2/c,  incontro con il direttore della fotografia Stefano Palombi: “La luce nel cinema e nella televisione”

Domenica 27 maggio 2012 ore 19.30 Studio PARIOLI_FOTOGRAFIA, via Francesco Siacci, 2/c, incontro con il photo editor Andrea Pace: “Utilizzo dei social network per lo studio, lo sviluppo e la condivisione della fotografia”.

FOTOGRAFI E LUOGHI:

Sergio Ramazzotti presenta grandi foto di un reportage nelle Filippine dal titolo “Seven Billion Baby” che raccontano della  nascita della bambina numero 7 miliardi esposte nello studio Parioli Fotografia in via Francesco Siacci 2/c

Roberto Vignoli fotografo dell’Espresso espone “Le cascate di Iguazù”, quattro grandi foto catturate sia dal versante argentino, sia dal versante brasiliano all’Acquaniene in via della Moschea 130

Gianni Galassi in “Square” mette in mostra otto clic di dettagli dell’architettura contemporanea al ristorante glam Molto in viale Parioli 122

Fabio Fojanini photo editor Rizzoli narra avventure solitarie in “Su e giù per l’Europa” alla pasticceria Il Cigno di viale Parioli 16/a

Francesco Brunotti giovane fotografo ternano descrive “In this dark night” atmosfere metropolitane notturne delle periferie della provincia italiana allo Studioillumina in via Topino 33/a

Vittorio Giannella fotoreporter per Airone e Corriere della Sera racconta in “Quando fotografia fa rima con poesia” i suoi viaggi nella natura alla trattoria Ciccia Bomba in via Ruggero Fauro 2

Martino Nicoletti antropologo e profondo conoscitore dell’Est asiatico offre in “Kathmandu, Leçons de ténèbres” uno scorcio inedito sull’abissale metropoli himalayana di Kathmandu al ristorante Al Ceppo via Panama 2

Alberto Scarpitti in “Borbona, immagini e poesia” fotografa il declino demografico di un paese di montagna italiano alla storica Gelateria Duse di Giovanni in via E. Duse 1

Lorenzo Monacelli in “Berlino: profili urbani” affronta atmosfere metropolitane insolite dalla flower designer Maria Luisa Rocchi nel nuovo store di via Domenico Chelini 38

Gabriele Friscia in “Enfocando Universos Paralelos” unisce la poesia della Semana Santa in Spagna con la desolazione della periferia di Ostia negli scatti esposti nella bottega del Barbiere Alfredo di piazza Santiago del Cile 16-17

Alessandro Grassani in “Kish island, the Iranian Dubai” costruisce un racconto sulle contraddizioni tra religione ed economia di mercato nelle Kish Island, sulla costa nord-est del Golfo Persico, all’Enoteca Bulzoni in viale Parioli 36
 

Inoltre nel Digital Living Store Radionovelli in via Tagliamento 31/a – Roma per tutta la durata del PARIOLI FOTOGRAFIA FESTIVAL sui video wall saranno trasmesse tutte le foto, nonché alcune immagini di backstage del Festival.

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PARIOLI_FOTOGRAFIA_FESTIVAL / 2012 “PHOTOGRAPHS FROM THE OTHER WORLD”

 

PHOTOGRAPHS INVADES THE PARIOLI DISTRICT IN ROME: FROM THE BARBER TO THE GLAM RESTAURANT, THE CLICKS OF ELEVEN ITALIAN PHOTOREPORTERS ON SHOW. AN ENTIRE CHIC DISTRICT INVOLVED IN A REVIEW WHERE THE PROTAGONISTS ARE PHOTOGRAPHERS AND THEIR STORIES ABOUT SMALL ITALIAN COUNTRIES, LANDSCAPES AND ATMOSPHERES OF LATIN AMERICA, AS WELL AS NEPAL, PHILIPPINES, IRAN. From 19/05 to 27/05/2012

The places that host the photos are non-galleries, the barber shop, the trattoria, the trendy restaurant that for a few days are transformed and talk about photographic art, photographers and their role as storytellers, mediators, builders of a story in images with meaning.

Visionary images to be captured with the gaze while maybe you are cutting your hair, having breakfast, an aperitif or dinner and buying a bouquet of flowers. Unique color or black and white photos, elements of a reasoned project, the result of a “long-term look” and not of an occasional sampling.

During the days of the Festival, free admission meetings on photography are also scheduled:

Saturday 19 May 2012 at 7pm Studioillumina in via Topino 33 / a, meeting with the architect and light designer Adriano Caputo: “Baroque light: ephemeral and permanent substance” during which the architect will illustrate his recent work as a light designer at Palazzo Barberini where the study of light examined the baroque concepts of “form-light” and “form-color”, which were already at the center of the debate at the time of Caravaggio. We will talk about the analogy of the expedient of the grazing light that illuminates from “hidden light”, designed to animate the side surfaces, such as the Great Hall frescoed by Pietro da Cortona. Following the meeting, from 9 pm onwards, a free visit to Palazzo Barberini, led by the architect Caputo on the occasion of the “Night of the Museums 2012” in Rome.

Saturday 26 May 2012 at 7.30 pm Studio PARIOLI_FOTOGRAFIA, via Francesco Siacci, 2 / c, meeting with the director of photography Stefano Palombi: “Light in cinema and television”

Sunday 27 May 2012 at 7.30 pm Studio PARIOLI_FOTOGRAFIA, via Francesco Siacci, 2 / c, meeting with the photo editor Andrea Pace: “Use of social networks for the study, development and sharing of photography”.

PHOTOGRAPHERS AND PLACES:

Sergio Ramazzotti presents large photos of a reportage in the Philippines entitled “Seven Billion Baby” that tell of the birth of the 7 billion girl exhibited in the Parioli Photography studio in via Francesco Siacci 2 / c

Roberto Vignoli photographer of Espresso exhibits “The Iguazu Falls”, four large photos captured both from the Argentine side and from the Brazilian side at Acquaniene in via della Moschea 130

Gianni Galassi in “Square” showcases eight clicks of contemporary architecture details at the glam restaurant Molto in Viale Parioli 122

Fabio Fojanini photo editor Rizzoli narrates solitary adventures in “Up and down Europe” at the Il Cigno pastry shop in viale Parioli 16 / a

Francesco Brunotti young photographer from Terni describes “In this dark night” metropolitan nocturnal atmospheres of the suburbs of the Italian province at Studioillumina in via Topino 33 / a

Vittorio Giannella photojournalist for Airone and Corriere della Sera talks about his travels in nature at the Ciccia Bomba restaurant in via Ruggero Fauro 2 in “When photography rhymes with poetry”

Martino Nicoletti anthropologist and profound connoisseur of East Asia offers in “Kathmandu, Leçons de ténèbres” an unprecedented glimpse of the abysmal Himalayan metropolis of Kathmandu at the Al Ceppo restaurant via Panama 2

Alberto Scarpitti in “Borbona, images and poetry” photographs the demographic decline of an Italian mountain village at the historic Gelateria Duse di Giovanni in via E. Duse 1

Lorenzo Monacelli in “Berlin: urban profiles” faces unusual metropolitan atmospheres by the flower designer Maria Luisa Rocchi in the new store in via Domenico Chelini 38

Gabriele Friscia in “Enfocando Universos Paralelos” combines the poetry of the Semana Santa in Spain with the desolation of the outskirts of Ostia in the shots exhibited in the Alfredo Barber’s shop in piazza Santiago del Chile 16-17

Alessandro Grassani in “Kish island, the Iranian Dubai” builds a story on the contradictions between religion and the market economy in Kish Island, on the north-east coast of the Persian Gulf, at Enoteca Bulzoni in viale Parioli 36

Furthermore, in the Digital Living Store Radionovelli in via Tagliamento 31 / a – Rome for the entire duration of the PARIOLI FOTOGRAFIA FESTIVAL all the photos and some backstage images of the Festival will be transmitted on the video walls.

 

 

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EFFIMERA / GABRIELE FRISCIA

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GABRIELE FRISCIA FOTOGRAFA OGGETTI E LI INQUADRA COME SCARTI, RESIDUI DI ESPERIENZE MATERIALI EFFIMERE, PROPRIE O ALTRUI, COME METAFORE DEL TEMPO PRIVATO CHE PASSA O DI MOMENTI PUBBLICI DI CARATTERE SOCIALE COME IL REFERENDUM INDIPENDENTISTA DEL 9 NOVEMBRE 2014 IN CATALOGNA.
TECNICA: MACRO FOTOGRAFIA PANORAMICA

DAL 14|01 AL 11|03 2017

Sempre in bilico tra la sua origine italiana (Ostia/Roma) e la sua vita di musicista e fotografo che da 30 anni trascorre in Spagna, a Cordoba, le sue FOTOGRAFIE sono vere e proprie sculture di grandi dimensioni, testimoni dell’azione trasformatrice casuale degli accadimenti umani e degli agenti atmosferici, reinterpretando così in senso artistico oggetti di uso comune.

Opere in mostra:
Efímera 9N, 120×120 cm
Cristallizazione di immagine HDPB System su PVC 10 mm

Efímera Olimpica (trittico),162×146 cm,
Cristallizazione di immagine HDPB System su PVC 10 mm

Efímera Maria, 88×123 cm,
Baritata Canson, Epson Ultrachrome, montata su dibon

Efímera DIA, 140×140 cm,
Cristallizazione di immagine HDPB System su PVC 10 mm

Efimera dulce, 60×113 cm,
Kodak Premium Rapid-Dry satinato 260gr su PVC 5mm

Caitalism clog the arteries and causes heart attacks and strokes, 120×83 cm,
Kodak Premium Rapid-Dry satinato 260gr su PVC 5mm

Master, 25×25 cm

Ogni opera fotografica sarà accompagnata dalla presentazione incorniciata del pezzo originale (“Master”) in un esercizio di confronto tra realtà e sua reiterpretazione fotografica.

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GABRIELE FRISCIA, PHOTOS

 Gabriele Friscia photographing objects and frames them as WASTE, WASTE OF EXPERIENCE MATERIALS EPHEMERA, own or others’, as a metaphor of time passing private or public social moments like indipendendista referendum of November 9, 2014 in Catalonia.

 

 

Always hovering between his Italian origin (Ostia / Rome) and his life as a musician and photographer who has spent 30 years in Spain, in Cordoba, his PICTURES are real large sculptures, witnesses random transforming action of human events and atmospheric agents, reinterpreting it in an artistic sense of everyday objects.

 

WORKS:

Efímera 9N, 120×120 cm

Crystallization of HDPB System image of PVC 10 mm

 

Efímera Olimpica (triptych), 162×146 cm,

Crystallization of HDPB System image of PVC 10 mm

 

Efímera Maria, 88×123 cm,

Baryta Canson, Epson Ultrachrome, mounted on dibon

 

Efímera DIA, 140×140 cm,

Crystallization of HDPB System image of PVC 10 mm

 

Ephemeral dulce, 60×113 cm,

Kodak Premium Rapid-Dry satin 260gr of PVC 5mm

 

Caitalism clog the arteries and causes heart attacks and strokes, 120×83 cm,

Kodak Premium Rapid-Dry satin 260gr of PVC 5mm

 

Master, 25×25 cm

 

Each photographic work will be accompanied by the presentation of the framed original piece (“Master”) in a comparative exercise between reality and its photographic interpretation.

 

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OUT OF TIBET / ALBERTINA D’URSO

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OUT OF TIBET

 

Sommario: In mostra 20 fotografie di Albertina d’Urso dedicate alla religione e cultura tibetana + presentazione del suo libro “out of Tibet” edito da Dewi Lewis Publishing. UN PROGETTO FOTOGRAFICO CHE RICONGIUNGE VISIVAMENTE I PROFUGHI TIBETANI SPARSI NEL MONDO.

DAL 23|10 AL 11|12 2016

 

La GALLERIA FOTOGRAFICA PARIOLIFOTOGRAFIA_STUDIO, è lieta di ospitare

dal 23 ottobre al 11 dicembre 2016 la mostra OUT OF TIBET di Albertina d’Urso.

Testo:

Nel 2000, in occasione del suo primo viaggio in Tibet, la fotografa milanese Albertina d’Urso, ha con grande tristezza constatato quanto la cultura e la religione Tibetana fossero represse nella loro terra di origine.

Qualche anno dopo – sempre nel corso dei suoi reportages fotografici – ha avuto modo di conoscere in India una famiglia tibetana e di seguirla fino a Bylacuppe, un campo profughi in Karnataka: fu questa l’opportunità per comprendere quanto i rifugiati possano essere i veri custodi della cultura tibetana.

Negli ultimi dieci anni Albertina ha fotografato i profughi tibetani in molte zone dell’India (Karnataka, Sikkim, Darjeeling, Ladakh e Dharamsala e Bodhgaya), in Nepal, Taiwan, Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia, Belgio, Olanda e Canada documentando la loro vita quotidiana e il profondo legame che mantengono con le proprie origini e tradizioni.

Lo scopo di questo volume di fotografie è di ricongiungere visivamente i Tibetani in esilio. Oggi, sparsi nel mondo, continuano a essere “uno stato” con un primo ministro, un governo che nessun paese al mondo riconosce, una lingua ufficiale, simboli, tradizioni e soprattutto una guida spirituale, il Dalai Lama.

Il libro OUT OF TIBET esce per i tipi di Dewi Lewis Publishing.

Progettato dal designer olandese Teun van der Heijden, ha copertina rigida e misura 31 x 24,5 cm; contiene 208 pagine, 100 fotografie a colori, una prefazione di Sua Santità il Dalai Lama, un’introduzione di Lobsang Sangay (Primo Ministro del Governo Tibetano in Esilio) e varie testimonianze di profughi Tibetani.

Albertina d’Urso

Albertina d’Urso si dedica da anni a reportages sociali e umanitari in giro per il mondo. I suoi lavori trovano riscontro in numerosi concorsi, tra i quali: “Premio Canon Giovani Fotografi”,“Lens Culture International Exposure Award”, “Julia Margaret Cameron Award” and “Lucie Awards”. Ha esposto, tra gli altri a: “New York Photo Festival”, “Festival della Fotografia Etica”, “Angkor PhotoFestival”, “Festival Fotografico Italiano”, “MIA- Milan Image Art Fair”, Forma Centro Internazionale di Fotografia a Milano, Insa Art Center a Seoul, 291 Gallery a San Francisco, Speos Gallery a Parigi, VII Gallery a New York, Centro Nazionale di Fotografia a Padova. Ha pubblicato il libro “Bombayslum”, Skirà e il libro “TI MOUN YO, Children of Haiti”, Contrasto, che è stato proclamato “Documentary Book of the Year” agli “International photography Awards”. I suoi lavori sono pubblicati regolarmente su testate come Marie Claire, Vanity Fair, Panorama, L’Espresso, IL, PHOTO, Vision, Private, Burn. 

 www.albertinadurso.com

 

INFO

PARIOLIFOTOGRAFIA_STUDIO

+39 068075666 / +39 3397781836 / gilberto@pariolifotografia.it

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OUT OF TIBET / ALBERTINA D’URSO

 

An exhibition with 20 photographs of Albertina d’Urso dedicated to religion and Tibetan culture + presentation of his book “Out of Tibet” published by Dewi Lewis Publishing.

A PHOTOGRAPHIC PROJECT THAT REJOINS TIBETAN REFUGEES SCATTERED IN THE WORLD.

For more than 10 years Albertina D’Urso has followed in the footsteps of Tibetans forced to escape from their homeland, many of whom crossed the Himalayan range by foot, to defend their cultural and religious identity, their traditions and their language from Chinese repression. In ‘Out Of Tibet’ she has documented their new lives throughout the world – including several areas of India (Himachal Pradesh, Karnataka, Sikkim, Darjeeling, Ladakh, Bodhgaya), as well as in Nepal, Taiwan, New York, London, Paris, Zurich, Rome, Brussels, Amsterdam and Toronto. It is a moving exploration of their culture and traditions in the country where they now live. Portrayed in their homes, during their private moments or at celebrations of Tibetan culture, D’Urso focuses on their emotions and their continued attachment to their homeland. It is as if she is bringing together, visually, the many Tibetans in exile who are displaced all around the world – a unique de facto state with no land. His Holiness the Dalai Lama and Lobsang Sangay (Prime Minister of the Central Tibetan Administration) have contributed forewords to the book and many of the Tibetan exiles contribute their own thoughts and experiences.

The book OUT OF TIBET published by Dewi Lewis Publishing.

Progettato dal designer olandese Teun van der Heijden, has a Hardback with dustjacket, 31 x 24,5 cm; 208 pages, including 4 insert sections, 100 colour photographs, a foreword by Dalai Lama, introduction of Lobsang Sangay (Prime Minister of the Tibetan Government in Exile) and various testimonies of Tibetan refugees.

Albertina d’Urso

Italian born, Albertina d’Urso has worked on many social and humanitarian reportages. She has received several awards like Canon Young Photographers Award, Lens Culture International Exposure Award,Julia Margaret Cameron Award and International Photography Awards. She has exhibited internationally including in New York Photo Festival, Festival della Fotografia Etica, Angkor Photo Festival, Festival Fotografico Europeo, Forma Centro Internazionale di Fotografia in Milan, Insa Art Center in Seoul, Speos Gallery in Paris, VII Gallery in New York. Her work features regularly in magazines like Vanity Fair, Marie Claire, Panorama, L’Espresso, Photo, Vision… 

Her last book Out of Tibet has just been released by Dewi Lewis Publishing

 www.albertinadurso.com

 

 

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AREE DISMESSE IN 10 CM² / ALEX VAN HOORDE

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«MI OCCORSE EFFETTUARE NUMEROSE VISITE PRIMA DI RIUSCIRE A TROVARE LA SPINTA E L’ENERGIA NECESSARIA PER OTTENERE UN’ILLUMINAZIONE, UNA VISIONE NUOVA, CHE FINALMENTE ARRIVÒ QUANDO MI CHIESI: “CHE COSA C’È DI PIÙ INCREDIBILE DI ANDARE A CERCARE DELLE PARTICOLARI COMPOSIZIONI NELLE AREE PIÙ PICCOLE, PROPRIO DI LUOGHI DI TAGLIE SMISURATE?”. IN MOSTRA 40 GRANDI FOTOGRAFIE DI ALEX VANHOORDE.

DAL 10|04 AL 02|05 2015

Così Alex Vanhoorde racconta il suo progetto fotografico : «Da una decina di anni la fotografia di esplorazione urbana, detta in gergo “Urbex” si è sviluppata notevolmente, facendo la felicità di fotografi dilettanti e professionisti. È vero, questi luoghi abbandonati, con i loro lati misteriosi e loro forme estetiche complesse, offrono degli spunti e
degli stimoli per l’espressione di una ricchezza stupefacente. A tal punto che siamo letteralmente inondati di immagini che ne provengono.
Convinto ed innamorato del genere, mi rifiutavo però di realizzare degli scatti “urbani”, non avendo trovato degli elementi particolari e le giuste modalità espressive su cui costruire un progetto originale.

Mi occorse effettuare numerose visite prima di riuscire a trovare la spinta e l’energia necessaria per ottenere un’illuminazione, una visione nuova, che finalmente arrivò quando mi chiesi: “Che cosa c’è di più incredibile di andare a cercare delle particolari composizioni nelle aree più piccole, proprio di
luoghi di taglie smisurate?”. Ero sicuro di avere trovato l’argomento che mi avrebbe appassionato e incuriosito: nacque così il progetto “Aree dismesse in 10 cm²”.

BIOGRAFIA
È quando ho frequentato il corso universitario in comunicazione a Parigi che mi sono avvicinato per la prima volta alla fotografia classica e ho appreso le basi dell’argentique. Da quel momento in poi la fotografia è entrata nella mia testa, ma non sapevo che un giorno sarebbe diventato un pilastro centrale della mia vita. Infatti è nel il 2013 che ho deciso di intraprendere un vero passo costruttivo in questo campo, trasformando una passione in un lavoro.
Mi sono appassionato molto rapidamente alla composizione, che, a mio avviso, costituisce la nobiltà di questa arte. Il mio desiderio di offrire uno sguardo originale e nuovo nel mondo, mi ha condotto velocemente verso “l’universo” della macro fotografia.

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“Abandoned areas in 10 cm²”  

 

For ten years the photography of urban exploration, known in slang as “Urbex” has grown considerably, to delight amateur and professional photographers. It is true, these abandoned places, with their mysterious sides and their aesthetic complex shapes offer cues and stimulus for the expression of amazing beauty. So much that we can see everywhere images obtained from it.

 

I was convinced and in love with this field of photography, but I refused to carry out some “urban” shots, because I already did not find particular elements and expression style in order to have the right inspiration to build on an original project. 

 

It took me make several visits before I can find the thrust and the energy required to have the a good intuition or a new vision, which finally came when I asked to myself: “What’s most amazing to go look for the particular compositions in smaller areas, right in places of enormous bounty? “.

 

I was sure to have found the topic in which I’m passionate and curious. In this way was born the project “Abandoned areas in 10 cm².” 

 

 

Date: April 10, 2015 Vernissage 19H30 – Visit on demand from April 11 to May 2, 2015

Place: Studio Photo Parioli 2c via Francesco Siacci Rome

 

BIOGRAPHY

During the studies in communication at the University of Paris I approached for the first time the classic photography and I learned the basics of “argentique”. From that moment the photograph came into my head, but I did not know that one day it would become a central pillar of my life. In fact in 2013 I decided to undertake a real constructive step in this field, turning a passion into a job.

I’m hooked very quickly to the composition, which, in my opinion, is the nobility of this art. My desire is to give an original look and new point of view in the world and this led me quickly to the “universe” of macro photography.

 

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IN VIAGGIO

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CINQUE MOSTRE FOTOGRAFICHE DEDICATE AL VIAGGIO. ESPONGONO GIULIO CHIDINI (QUESTA FIAMMA) / FEDERICA MAZZOTTA (CAMPI) / GIULIO SALVIONI (A.V.O.) / LORENZO DINA (CINA – VA DOVE TI PORTANO LE MIGLIA) / ALDO FERNANDO CROVETTO (QUEPOS).

DAL 16|02 AL 31|10 2014

Lo studio_galleria PARIOLI_FOTOGRAFIA, da sempre attento alla fotografia di viaggio d’autore, propone per il 2014 cinque reportage fotografici che raccontano esperienze di vita profondamente diverse tra loro legate dal fil rouge della ricerca – a volte esasperata – dei colori, della luce, fino alla sua marcata sovraesposizione. I cinque fotografi protagonisti di (IN)VIAGGIO – Il giro del mondo in 10 scatti hanno approcci concreti alla fotografia e al racconto per immagini profondamente diverso tra loro, tutti però accomunati da sensibilità ed emotività speciale.

DOMENICA 11 MAGGIO ORE 19.30: CINA – VA DOVE TI PORTANO LE MIGLIA / 10 FOTOGRAFIE DI LORENZO DINA.
Viaggio fotografico intrapreso scegliendo la destinazione in base alle miglia accumulate e al cuore, zero pianificazione, molti contrasti e altrettante contraddizioni.Da Pechino a Guilin passando per Xi’an, Huashan, Zhangjiajie, Wudang Shan eYangshuo, questo è il percorso che viene raccontato da questa selezione di scatti raccolti in strada durante l’estate del 2013. Il contrasto tra urbano e rurale, tra ipermodernità e centenaria tradizione, viene affrontato dallo sguardo curioso dell’autore per rendere il ritratto di un paese la cui “grandezza” è ben superiore alla sua estensione geografica.

CALENDARIO MOSTRE:

1. QUESTA FIAMMA / 10 FOTOGRAFIE DI GIULIO CHIDINI
domenica 16 febbraio_venerdì 7 marzo 2014.
Reportage di intenso spessore emotivo realizzato a Lourdes nell’aprile 2013, in occasione del pellegrinaggio Unitalsi sezione Emilia Romagna. Dai volti di chi prega non traspare sofferenza ma gioia e felicità. Non vi è fatica negli operatori volontari. Le fotografie sono esalate dalla luce del crepuscolo e della notte, mentre la luce, volutamente sovraesposta, racconta fede e spiritualità.

2. CAMPI / 10 FOTOGRAFIE DI FEDERICA MAZZOTTA
sabato 15 marzo_venerdì 28 marzo 2014
Il racconto della dura condizione dei profughi siriani in Giordania, ispirato al bianco del deserto. Le immagini esposte sono state scattate nel giugno 2013 al campo profughi di Zaatari in Giordania vicino al confine con la Siria. Il campo, istituito dall’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) nel luglio 2012, ospita oggi circa 150.000 rifugiati fuggiti dal conflitto siriano.

3. A.V.O. /10 FOTOGRAFIE DI GIULIO SALVIONI
domenica 6 aprile_venerdì 2 maggio 2014
Descrittivo, senza mai scadere nella mera didattica per immagini, il racconto fotografico che l’architetto Giulio Salvioni dedica al capolavoro dell’architettura di edilizia abitativa popolare del Villaggio Olimpico di Roma. Prendendo spunto da un’immagine scattata in un appartamento con arredi e infrastrutture originali degli anni Sessanta, Giulio Salvioni riflette con acutezza, spirito di osservazione e sapiente uso delle immagini, su come siano trascorsi gli anni dalla fine delle XVII Olimpiadi di Roma ad oggi.

4. CINA – VA DOVE TI PORTANO LE MIGLIA / 10 FOTOGRAFIE DI LORENZO DINA
domenica 11 maggio_venerdì 30 maggio 2014
Viaggio fotografico intrapreso scegliendo la destinazione in base alle miglia accumulate e al cuore, zero pianificazione, molti contrasti e altrettante contraddizioni.Da Pechino a Guilin passando per Xi’an, Huashan, Zhangjiajie, Wudang Shan eYangshuo, questo è il percorso che viene raccontato da questa selezione di scatti raccolti in strada durante l’estate del 2013. Il contrasto tra urbano e rurale, tra ipermodernità e centenaria tradizione, viene affrontato dallo sguardo curioso dell’autore per rendere il ritratto di un paese la cui “grandezza” è ben superiore alla sua estensione geografica.

5. QUEPOS / 10 FOTOGRAFIE DI ALDO FERNANDO CROVETTO
domenica 12 ottobre_venerdì 31 ottobre 2014
Quepos è una cittadina nella provincia di Puntarenas, sulla costa del Pacifico Centrale in Costa Rica. Il suo celeberrimo parco nazionale Manuel Antonio dove centinaia di uccelli, mammiferi, rettili e anfibi vivono come in un lussureggiante giardino, ospita anche una grande varietà di piante esotiche e di specie di alberi. É proprio la bellezza di questo rigoglioso paradiso tropicale, nonché la diversità dell’affascinante flora e fauna ad essere protagonista di questi scatti. Quepos è più che generosa agli occhi di un fotografo e offre un’infinità di spunti tra piante e animali protetti di un autentico Eden.

LE MOSTRE SI SVOLGONO PRESSO LO STUDIO_GALLERIA PARIOLI_FOTOGRAFIA DI GILBERTO MALTINTI / VIA FRANCESCO SIACCI, 2/C 00197 ROMA.

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(IN) TRAVEL – The round trip of the world in 10 shots.

5 PHOTO EXHIBITS DEDICATED TO TRAVELLING. FROM FEBRUARY TO OCTOBER 2014 AT STUDIO_GALLERY PARIOLI_FOTOGRAFIA IN ROME.

Art direction and organization: Gilberto Maltinti.

Exposers Giulio Chidini (This Flame) / Federica Mazzotta (Fields) / Giulio Salvioni (A.V.O.) / Lorenzo Dina (China – Go where miles take you) / Aldo Fernando Crovetto (Quepos).

PARIOLI_FOTOGRAFIA studio_gallery, specialized in author travel’s photography, offers, in the year 2014, five photos repotages based on experience of every day life, totally different one from the other but utterly linked to each other by the “fil rouge” of a pressing research of colours and light to the point of overexposure. All the five photographers of (IN) TRAVEL – The round trip of the world in 10 shots have a practical approach to photography and to story telling through images. Still they are very different from each other but linked by the same special sensitivity and emotional approach. 

  1. THIS FLAME/ 10 PHOTOGRAPHS BY GIULIO CHIDINI
    Sunday February 16th_Friday March 7th 2014.
    A photographic reportage of highly intense emotional impact achieved by Unitalsi, Emilia Romagna compartment, during a pilgrimage travel to Lourdes in April 2013.

Prayers’ faces show no sorrow but happiness and joy. And those voluntary helpers show no endeavor. The photographs naturally rise from the dusk and night flare, while the light, deliberately overexposed, speaks of faith and spirituality.    

 

  1. FIELDS 10 PHOTOGRAPHS BY FEDERICA MAZZOTTA
    Sunday March 16th _ Friday March 28th

Inspired by the white desert, this is a story on the very hard conditions of Syrian refugees in Jordan.

The images shown in the exhibition were shot in June 2013 at the Zaatari refugees camp in Jordan near the border with Syria. This camp, founded by the UNHCR (United Nations High Court Refugees) in July 2012, hosts 150,000 ca. fled from the Syrian conflict.

 

  1. V.O. 10 PHOTOGRAPHS BY GIULIO SALVIONI
    Sunday April 13th _ Friday May 2nd 2014.

Descriptive and never merely didactic through his images, the architect’s Giulio Salvioni photographic tale is entirely dedicated to the masterpiece of popular architecture Villaggio Olimpico in Rome. Giulio Salvioni, with subtle intelligence, observation skills and a subtle use of images,  is inspired by a shot image taken in one of the apartments in the area where furniture and infrastructure are kept original from the Sixties and thinks over the time passing by from the end of XVII Olympics in Rome to date.

 

  1. CHINA – GO WHERE THE MILES TAKE YOU/PHOTOGRAPHS BY LORENZO DINA
    Sunday May 11th _ Friday May 30th 2014.

A photographic trip chosen selecting destination from awarded air mileage and also by choice of heart, with no planning. Lots of contrasts and connected contradictions. From Peckin to Guilin going through Xi’an, Huashan, Zhangjiajie, Wudang Shan and Yangshuo, this is the journey reported with this selection of shots taken on the road during summer 2013. The contrast between urban and rural, between extra modern and centenarian tradition, is faced with way of curiosity by the author that shows the portrait of a country whose grandeur is bigger than its geographic dimensions.

 

  1. QUEPOS / 10 PHOTOGRAPHS BY ALDO FERNANDO CROVETTO

Sunday October 12th_Friday October 31st 2014.

Quepos is a small town in the province of Puntarenas, on the Central Pacific Coast in Costa Rica.  Its famous national park Manuel Antonio where hundreds of birds, mammals, reptiles and amphibian live as in lushly garden, also hosts a big variety of exotic plants and various trees species. The beauty of this flourishing, tropical heaven, as well as the diversity of its fascinating flora and fauna are the starring role of these shots.

Quepos is more than generous for a photographer’s eye and offers an infinity of cues between plants and protected animals of an authentic Eden.    

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LO SGUARDO DEGLI INVISIBILI / EMOZIONI IN PAROLE ED IMMAGINI

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LAVORO FOTOGRAFICO REALIZZATO DALLA ONLUS BASILICATA MOZAMBICO, LO SGUARDO DEGLI INVISIBILI / EMOZIONI IN PAROLE È  IL FRUTTO DEI LABORATORI DI FOTOGRAFIA E COMUNICAZIONE INTITOLATI “A MUNDZUKU KA HINA”, CHE IN LINGUA SHANGAN SIGNIFICA “IL NOSTRO FUTURO”. TENUTI DALL’ARCHITETTO ROBERTO GALANTE NEL BAIRRO DI HULENE, CON LE RAGAZZE E I RAGAZZI CHE VIVONO E LAVORANO NEL BAIRRO CHIAMATO “IL QUARTIERE DELLA DISCARICA”, LA LIXIERA, A MAPUTO – MOZAMBICO.

dal 16|04 al 31|05  2016

La mostra vuole proporre 20 fotografie a colori, di grande formato, scattate dalle ragazze e dagli allievi del laboratorio A Mundzuku Ka Hina, che raccontano in modo poetico e allo stesso tempo duro/crudo la vita della e nella discarica, e interpretano attraverso la fotografia frammenti della propria quotidianità, una sorta di paradigma degli esclusi sulla propria condizione d’essere, sul proprio mondo, sulla propria vita, sulla propria anima.
 
Fotografie fatte da occhi con sguardi sensibili che partono dall’interno ed interpretano attraverso la creatività una propria condizione di vita, un proprio mondo interiore, una propria spiritualità.
 
Il principio che ha animato il lavoro fotografico è stato quello di restituire gli strumenti e le competenze agli invisibili, a coloro che non hanno voce e strumenti per esprimere il proprio sentire affinché, attraverso le immagini e la parola, potessero elaborare un proprio originale linguaggio narrativo, esprimendo la propria autonoma visione sul proprio mondo, anche dal punto di vista formale ed estetico.
 
20 fotografie per far ascoltare la propria voce, per affrancarsi da quella sorta di colonialismo culturale, funzionale all’industria della cultura, che li vorrebbe e preferirebbe veder narrati secondo stereotipi accomodanti, piuttosto che come architetti della narrazione.

I GRUPPI FOTOGRAFICI
20 fotografie a colori di grande formato suddivise in 4 gruppi
 
La vita in fumo – Il popolo della discarica
Gli allievi del laboratorio interpretano, attraverso la fotografia, frammenti della propria quotidianità. È qui rappresentato il mondo esterno dei nostri allievi, la discarica, fonte di lavoro e di vita, di sudore e di fatica. Un mondo che nella sua rappresentazione estetica, con i suoi colori smorti e putrescenti, l’agonia degli oggetti edei viventi, il cortocircuito visuale tra rifiuto materiale e rifiuto umano, immanente mimetismo esistenziale, lo scavare senza sosta oltre la fine della fine, la nausea che ci blocca lo stomaco, ci rimanda istintivamente ad un idea di sofferenza, di fine vita. Limite ultimo, nei valori cromatici dellasopravvivenza, oltre il quale l’inenarrabile.
 
• Il popolo della discarica. Ritratti in sospensione del popolo della discarica. Ritratti ricondotti all’essenziale, scarnificati di ogni inutile orpello, in una sorta di non luogo e non spazio.
 
• La vita in fumo. La vita della discarica osservata attraverso il fumo, un filtro ambientale costante tra l’uomo ed il mondo esterno, tra l’uomo e la propria anima. In una sorta di empatia della sopravvivenza con mezzi limitati, abbiamo utilizzato il fumo come filtro fotografico o sfondo per le nostre foto.
 
Emoçao/Emozioni – Legàmi/lègami
Il mondo interiore, la creatività. Anche lì dove la morte, le privazioni e la so_erenza sono presenze quotidiane inderogabili, l’uomo ritrova comunque l’esigenza di sentirsi vivo e di esprimere ed a_ermare la propria vitalità, la propria creatività, il proprio diritto ad essere uomo.
 
• Emoçao /Emozioni
“Quest’anno abbiamo cominciato il nostro percorso formativo partendo dalle emozioni, quelle più intime ed intense sedimentate o talvolta nascoste nel profondo della nostra anima. Ci siamo inoltrati lungo i sentieri del nostro non tempo e non spazio, lì dove possiamo incontrare la nostra essenza, l’origine delle nostre emozioni. Quell’ambito onirico, talvolta traumatico nella drammaticità del dolore, altre luminoso nell’intensità della gioia. Le abbiamo rivissute nella loro intensità per come hanno attraversato il nostro corpo e la nostra anima. Quindi il tentativo di restituirle attraverso la parola, tre immagini in poesia. Il passo successivo, trasformare le immagini delle poesie in immagini fotografiche.
 
• Legàmi /lègami
Talvolta i nostri legami affettivi, le nostre emozioni, diventano delle prigioni

ASSOCIAZIONE ONLUS BASILICATA MOZAMBICO
https://www.facebook.com/amundzukukahina/?fref=ts
http://www.amundzukukahina.org/

 

THE GAZE OF THE INVISIBLES / EMOTIONS IN WORDS AND IMAGES

PHOTOGRAPHIC WORK WANTED AND REALIZED BY THE ONG BASILICATA MOZAMBIQUE, THE LOOK OF THE INVISIBLES / EMOTIONS IN WORDS IS THE FRUIT OF THE PHOTOGRAPHY AND COMMUNICATION LABORATORIES INTITULATED“A MUNDZUKU KA HINA , OUR FUTUR. KEPT BY ARCHITECT ROBERTO GALANTE IN THE HULENE BAIRRO, WITH THE GIRLS AND BOYS WHO LIVE AND WORK IN THE BAIRRO CALLED “THE DISTRICT OF THE LANDFILL”, LA LIXIERA, IN MAPUTO – MOZAMBIQUE.

From 16|04 to 31|05  2016
This exhibition offers the glance of the students of the laboratory A Mundzuku Ka Hina, paradigm of the excluded, on their condition of being, on their world, on their external and internal life, on their soul.
Glances and feelings that start from the inside and interpretate, through creativity, a particular life condition, inner sensitivity and spirituality.
The sense of the operation is to give tools and skills back to the invisibles, the ones that don’t have a voice to express themselves so that, through images and words, they can process a personal narrative language.
That is to express one’s vision of the world from a formal and aesthetic point of view, let one’s voice be listened, free oneself from a kind of cultural colonialism that would rather see them narrated as conventional stereotypes, rather than narration architects.
 

Life in smoke – The people of the landfill
Through photos, the A Mundzuku Ka Hina students, they themselves youth subsisting on the landfill, recount fragments of their own reality. Their own eyes and inner sensitivity interpret their condition of life, their external and inner world, their own sensitivity.


  • The people of lixeira. Suspended portraits of the people of the dump, stripped bare of any useless intrusion or external variable, save, perhaps, a light blue plastic bag. Portraits suspended in an indefinite space or place, a sort of atemporal dimension, that take us beyond an objective registering of reality.
    • Life in smoke. Smoke is a permanent feature of life in the landfill, a sort of filter between man and the outside world, between man and his own soul. We decided to use the smoke as a photographic filter or backdrop for our photos, almost as if wanting to adhere, dramaturgically and visually, in the metaphor
    of photography, to an extreme state of being.

    Emoçao/Emozioni – Legàmi/lègami
    The inner world, creativity. Even there, where death and suffering are mandatory daily attendance, the man still finds the need to feel alive and to express and assert their vitality, their creativity, their right to be a man.

  • Emoçao/Emozioni
    “This year, we began our educational path starting with emotions, the more intimate and intense ones embedded in our feelings and often hidden in the recesses of our soul. These emotions, relived in their depth and intensity, are therefore restored through words and images. In this first phase, we chose
    not to use computers or cameras as work tools, and to only use pen and paper, in a sort of automatic writing capable of creating an immediate and unmitigated relationship between our most intimate and deeply set feelings and outwardly expressing them. All of this was done in an effort to internalize what it means to recount or tell a story – to bring back emotions and do away with commonplaces – and to translate experienced or perceived emotions into written or visual images organized in a narrative. Each one of the students tried to put three images into words that could convey the depth of the relived emotion, a poem that in three verses could summarize that particular emotion of their own life. Images, simple but profound, were born in poetry. Incisive. At the end of the process, after having translated those emotions into stories, sounds and body movements, we translated the word images into photographic and graphic images, availing ourselves of those technical, formal and stylistic procedures and approaches capable of powerfully and effectively communicating our feelings.”.


• Legàmi/lègami
Sometimes our emotional ties, our emotions, become prisons.

The environmental context
Maputo, Mozambique, 1 million, maybe 2 millions of inhabitants. The well-off districts in the city centre and, as you go into the suburbs, mostly expanses of huts with no services where daily survival is scratched with nails and with a slow and serene force of desperation. Planimetric metaphor of our planet’s economic and social geometries. In Maputo there’s a district, the Barrio of Hulene, called ‘the landfill district’, because it’s been built around the city’s big landfill. Mountains of stratified garbage overlook the houses, whose slopes are starting to overflow. Every day roughly seven hundred families – men, women, children and the elderly – eke out a narrow living in these new mines of modernism by digging. They dig up plastic, bottles, metal and food scraps, most often rotten, anything that at the end of the day can help them and their families scrape by in stunted survival.
The sun’s glare, the gleam emitted from its reflection on glass, plastic or whatever; the backlit figures in silhouette who, characteristic of this almost ethereal people, move lightly behind the curtain of smoke and dust, creating a surreal treasure chest in its dimension of crude and sickening beauty.
Metaphisical setting, translated image of our aseptically modern world, a sort of inverted utopia of own destiny.
Where life, against any expectancy, swarms, creativity explodes and love spreads. Even in misery and privation, along paths paved with pain and too often with oppression.
The Lixiera is a resource for survival, but also a space for existence, shelter and home, place of meeting and exchange, of friendship and passion, of clash and abuse.The place where all things go to die becomes the paradoxal start of a new life, made not only of desperate survival but also of vibrating vitality.
The invisibles of Hulene, the landfill district
Despite an existence that walks on the esile ridge thatdevides life from death, inside this economy, human, social and artistic circuits came alive, creative paths developed. New tribes, uncoded by today’s trends, were born among the inhabitants of this metropolitan suburb, in the refuse of a tradition often reduced to folklore and that can’t give adeguate answers to the new expressive instances coming from below.
That can’t interpretate new economic, human and cultural geographies whose protagonists, the
invisibles, are risking to get smashed or just cancelled in the rampant cultural and economic omologation.
The new tribes of the invisibles of Hulene carry on, in their way, a spontaneous research of new languages and expressive forms corresponding to their condition of submission and to their feelings. To their desire to break free from inhuman life conditions. Unaware bringers of creative seeds that, still immune to omologation and stereotypes, found an autonomous form of expression.
In their rhythms, in their music, in their way of clothing and of sculpting time and matter, they express their condition, their vision of the world, their struggle for life. That isn’t just desperation, but also tension, even if unconscious or not rationalized, to surpass the existing. To go beyond, to get over the edges of daily life, of both physical and psychic ghettoes, to rediscover one’s soul.
In a reality suspended between prehistoricism and postmodernism, in matter, spirit and magic, and in the floating between these two polarities it finds its originality and expressiveness. Even where death, privation and sufferings are daily presences, man still finds the need to feel alive and to express and affirm his vitality, his creativity.
 
A Mundzuku Ka Hina
A Mundzuku Ka Hina is a communication workshop dedicated to the children who survive on the dump in
Maputo, Mozambique, to orphans and street children.
The project was created by arch. Roberto Galante, who, since 2009, has been conducting it with the support of the Association Basilicata Mozambico from Matera, Italy. The workshop teaches photography, video, graphics and digital literacy, attempting to intercept the intense and sometimes chaotic vitality that the youth express and to channel it along creative paths. In addition to providing professional training, the workshop aims at being a laboratory of ideas, creativity and humanistic confrontation; a place where different experiences, cultures and paths of life converge and each is acknowledged as having equal dignity. Our aim
is to develop in our students the listening and observation skills needed to understand and interpret reality. We do this through continuous comparison, the suspension of judgment, and training based on listening, centers of perception and emotional intelligence as towing the other intelligences.
The acquisition and elaboration of these qualities is manifested in the resulting images.
The principle animating our operation has been to restore tools and skills to the invisible, to those who have no voice or tools to express their own feelings, so that through images and words they can develop their own original narrative language. This means giving them the opportunity to express their own independent view of their inner and outer world, also in terms of form and aesthetic.
In these years the lab has produced photographic, video and graphic material characterised by a remarkable communicative, emotional and aestethic thickness.
The students’ works have been exposed in photographic exhibitions, the documentaries
were showed in international festivals, obtaining prizes and awards. Magazines and tv networks produced some services on us.
The students’ photos show a though reality, difficult to accept. “ A look that comes from inside and that, with its truth, shock us, calls us, makes fragments of a submerged and anestethized reality emerge, fills the gashes, makes new fruits sprout, gives us back to ourselves, it makes us think. The narration, through photographic images, transcends their degraded condition and places this humanity in a dimension of beauty that provokes, moves and redeems.”

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THE GAZE OF THE INVISIBLES / EMOTIONS IN WORDS AND IMAGES

PHOTOGRAPHIC WORK WANTED AND REALIZED BY THE ONG BASILICATA MOZAMBIQUE, THE LOOK OF THE INVISIBLES / EMOTIONS IN WORDS IS THE FRUIT OF THE PHOTOGRAPHY AND COMMUNICATION LABORATORIES INTITULATED“A MUNDZUKU KA HINA , OUR FUTUR. KEPT BY ARCHITECT ROBERTO GALANTE IN THE HULENE BAIRRO, WITH THE GIRLS AND BOYS WHO LIVE AND WORK IN THE BAIRRO CALLED “THE DISTRICT OF THE LANDFILL”, LA LIXIERA, IN MAPUTO – MOZAMBIQUE.

From 16|04 to 31|05  2016
This exhibition offers the glance of the students of the laboratory A Mundzuku Ka Hina, paradigm of the excluded, on their condition of being, on their world, on their external and internal life, on their soul.
Glances and feelings that start from the inside and interpretate, through creativity, a particular life condition, inner sensitivity and spirituality.
The sense of the operation is to give tools and skills back to the invisibles, the ones that don’t have a voice to express themselves so that, through images and words, they can process a personal narrative language.
That is to express one’s vision of the world from a formal and aesthetic point of view, let one’s voice be listened, free oneself from a kind of cultural colonialism that would rather see them narrated as conventional stereotypes, rather than narration architects.

Life in smoke – The people of the landfill
Through photos, the A Mundzuku Ka Hina students, they themselves youth subsisting on the landfill, recount fragments of their own reality. Their own eyes and inner sensitivity interpret their condition of life, their external and inner world, their own sensitivity.

  • The people of lixeira. Suspended portraits of the people of the dump, stripped bare of any useless intrusion or external variable, save, perhaps, a light blue plastic bag. Portraits suspended in an indefinite space or place, a sort of atemporal dimension, that take us beyond an objective registering of reality.
    • Life in smoke. Smoke is a permanent feature of life in the landfill, a sort of filter between man and the outside world, between man and his own soul. We decided to use the smoke as a photographic filter or backdrop for our photos, almost as if wanting to adhere, dramaturgically and visually, in the metaphor
    of photography, to an extreme state of being.

    Emoçao/Emozioni – Legàmi/lègami
    The inner world, creativity. Even there, where death and suffering are mandatory daily attendance, the man still finds the need to feel alive and to express and assert their vitality, their creativity, their right to be a man.

  • Emoçao/Emozioni
    “This year, we began our educational path starting with emotions, the more intimate and intense ones embedded in our feelings and often hidden in the recesses of our soul. These emotions, relived in their depth and intensity, are therefore restored through words and images. In this first phase, we chose
    not to use computers or cameras as work tools, and to only use pen and paper, in a sort of automatic writing capable of creating an immediate and unmitigated relationship between our most intimate and deeply set feelings and outwardly expressing them. All of this was done in an effort to internalize what it means to recount or tell a story – to bring back emotions and do away with commonplaces – and to translate experienced or perceived emotions into written or visual images organized in a narrative. Each one of the students tried to put three images into words that could convey the depth of the relived emotion, a poem that in three verses could summarize that particular emotion of their own life. Images, simple but profound, were born in poetry. Incisive. At the end of the process, after having translated those emotions into stories, sounds and body movements, we translated the word images into photographic and graphic images, availing ourselves of those technical, formal and stylistic procedures and approaches capable of powerfully and effectively communicating our feelings.”.
  • Legàmi/lègami
    Sometimes our emotional ties, our emotions, become prisons.

    The environmental context
    Maputo, Mozambique, 1 million, maybe 2 millions of inhabitants. The well-off districts in the city centre and, as you go into the suburbs, mostly expanses of huts with no services where daily survival is scratched with nails and with a slow and serene force of desperation. Planimetric metaphor of our planet’s economic and social geometries. In Maputo there’s a district, the Barrio of Hulene, called ‘the landfill district’, because it’s been built around the city’s big landfill. Mountains of stratified garbage overlook the houses, whose slopes are starting to overflow. Every day roughly seven hundred families – men, women, children and the elderly – eke out a narrow living in these new mines of modernism by digging. They dig up plastic, bottles, metal and food scraps, most often rotten, anything that at the end of the day can help them and their families scrape by in stunted survival.
    The sun’s glare, the gleam emitted from its reflection on glass, plastic or whatever; the backlit figures in silhouette who, characteristic of this almost ethereal people, move lightly behind the curtain of smoke and dust, creating a surreal treasure chest in its dimension of crude and sickening beauty.
    Metaphisical setting, translated image of our aseptically modern world, a sort of inverted utopia of own destiny.
    Where life, against any expectancy, swarms, creativity explodes and love spreads. Even in misery and privation, along paths paved with pain and too often with oppression.
    The Lixiera is a resource for survival, but also a space for existence, shelter and home, place of meeting and exchange, of friendship and passion, of clash and abuse.The place where all things go to die becomes the paradoxal start of a new life, made not only of desperate survival but also of vibrating vitality.
    The invisibles of Hulene, the landfill district
    Despite an existence that walks on the esile ridge thatdevides life from death, inside this economy, human, social and artistic circuits came alive, creative paths developed. New tribes, uncoded by today’s trends, were born among the inhabitants of this metropolitan suburb, in the refuse of a tradition often reduced to folklore and that can’t give adeguate answers to the new expressive instances coming from below.
    That can’t interpretate new economic, human and cultural geographies whose protagonists, the
    invisibles, are risking to get smashed or just cancelled in the rampant cultural and economic omologation.
    The new tribes of the invisibles of Hulene carry on, in their way, a spontaneous research of new languages and expressive forms corresponding to their condition of submission and to their feelings. To their desire to break free from inhuman life conditions. Unaware bringers of creative seeds that, still immune to omologation and stereotypes, found an autonomous form of expression.
    In their rhythms, in their music, in their way of clothing and of sculpting time and matter, they express their condition, their vision of the world, their struggle for life. That isn’t just desperation, but also tension, even if unconscious or not rationalized, to surpass the existing. To go beyond, to get over the edges of daily life, of both physical and psychic ghettoes, to rediscover one’s soul.
    In a reality suspended between prehistoricism and postmodernism, in matter, spirit and magic, and in the floating between these two polarities it finds its originality and expressiveness. Even where death, privation and sufferings are daily presences, man still finds the need to feel alive and to express and affirm his vitality, his creativity.

    A Mundzuku Ka Hina
    A Mundzuku Ka Hina is a communication workshop dedicated to the children who survive on the dump in
    Maputo, Mozambique, to orphans and street children.
    The project was created by arch. Roberto Galante, who, since 2009, has been conducting it with the support of the Association Basilicata Mozambico from Matera, Italy. The workshop teaches photography, video, graphics and digital literacy, attempting to intercept the intense and sometimes chaotic vitality that the youth express and to channel it along creative paths. In addition to providing professional training, the workshop aims at being a laboratory of ideas, creativity and humanistic confrontation; a place where different experiences, cultures and paths of life converge and each is acknowledged as having equal dignity. Our aim
    is to develop in our students the listening and observation skills needed to understand and interpret reality. We do this through continuous comparison, the suspension of judgment, and training based on listening, centers of perception and emotional intelligence as towing the other intelligences.
    The acquisition and elaboration of these qualities is manifested in the resulting images.
    The principle animating our operation has been to restore tools and skills to the invisible, to those who have no voice or tools to express their own feelings, so that through images and words they can develop their own original narrative language. This means giving them the opportunity to express their own independent view of their inner and outer world, also in terms of form and aesthetic.
    In these years the lab has produced photographic, video and graphic material characterised by a remarkable communicative, emotional and aestethic thickness.
    The students’ works have been exposed in photographic exhibitions, the documentaries
    were showed in international festivals, obtaining prizes and awards. Magazines and tv networks produced some services on us.
    The students’ photos show a though reality, difficult to accept. “ A look that comes from inside and that, with its truth, shock us, calls us, makes fragments of a submerged and anestethized reality emerge, fills the gashes, makes new fruits sprout, gives us back to ourselves, it makes us think. The narration, through photographic images, transcends their degraded condition and places this humanity in a dimension of beauty that provokes, moves and redeems.”

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