NAPULE è JORIT. LO STREET ARTIST LEGA TUTTA LA CITTà.

Attraverso i vicoli del centro storico e le strade di periferia, il grande talento partenopeo da anni, con il suo segno inconfondibile, affianca a un profondo realismo una grande padronanza tecnica del mezzo pittorico. E lancia forti messaggi di natura sociale, nascosti sui suoi volti. Perché “come possiamo provare odio quando guardiamo una persona negli occhi?”

Through the alleys of the historic center and the suburban streets, the great Neapolitan talent for years, with his unmistakable sign, combines a profound realism with a great technical mastery of the pictorial medium. And it launches strong messages of a social nature, hidden on its faces. Because “how can we feel hatred when we look someone in the eye?”

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La street art può trasformare tutto ciò che è per strada in un’opera inedita.

E lo sa bene Jorit che, con i suoi murales, da 20 anni è entrato a far parte del tessuto urbano di Napoli cambiando radicalmente il volto ai quartieri,  dando così un significato diverso allo spazio abitato.

Proprio per il suo potere trasformativo, la street art di Jorit si contraddistingue per una forte componente sociale, indissolubile dal contesto di origine. Nel rapporto tra lui e la città c’è una profonda identificazione ed empatia.

Come un “Caravaggio contemporaneo” Jorit ha scelto anche gente comune per le sue opere: da non perdere assolutamente a Ponticelli il volto della bambina rom, o quello di San Gennaro all’ingresso di Forcella, a cui Jorit ha dato il volto di un suo amico carrozziere.

Dal centro storico fino all’estrema periferia suburbana: da Piazzetta Eduardo De Filippo, con il bellissimo trittico sulla facciata del Teatro san Ferdinando, fino al volto gigantesco di un’altra icona della cultura popolare partenopea: Maradona a Quarto.

MA CHI È JORIT?

Il nome d’arte Jorit Agoch è composto dall’unione del suo vero nome di battesimo e la sua tag. All’anagrafe Jorit Ciro Cerullo, classe ’90, con padre partenopeo e madre olandese, nato e cresciuto nella periferia Nord di Napoli, a Quarto.

La svolta nella sua poetica è senza dubbio il suo viaggio in Africa nel 2005: scopre la Tanzania, i suoi paesaggi, il suo popolo e ne rimane affascinato, tanto da tornarci più volte, anche per studiare per la scuola d’arte Tinga Tinga di Dar es Salaam.

L’Africa lo segnerà a vita e il suo stile subisce un cambiamento radicale, passando da rappresentazioni semplici e writing allo studio del volto umano, della sua rappresentazione e delle emozioni che esso può trasmettere.

I volti diventano il soggetto principale della sua ricerca: c’è qualcosa di profondo nel nostro essere umani. Rappresentare un volto non è semplicemente dipingere una persona, ma mettere l’osservatore a tu per tu con se stesso: come possiamo provare odio quando guardiamo una persona negli occhi?

Tutti i volti dipinti da Jorit hanno una caratteristica: due strisce rosse sulle guance.

Durante i suoi viaggi in Africa l’artista entra in contatto con persone appartenenti a diverse tribù locali ed approfondisce il rito della scarificazione.

Alcune tribù in Tanzania e Kenya segnano i volti degli appartenenti alla tribù stessa come simbolo di fratellanza ed accettazione oppure come simbolo di ingresso nell’età adulta; la scarificazione consiste in diverse tecniche, ma la più usata è costituita da tagli di varia forma e lunghezza: ogni tribù ha il proprio rito e questo permette anche di riconoscere la tribù di appartenenza di una persona.

Affascinato da questo concetto, Jorit ha deciso di trasportarlo all’interno dei suoi muri creando quella che lui chiama Tribù Umana o Human Tribe: il colore della pelle, degli occhi, dei capelli, la tua età, il fatto di essere uomo o donna non ti rendono migliore o peggiore, siamo tutti esseri umani ed apparteniamo ad una grande tribù.

I segni rossi inconfondibili sui volti che Jorit imprime quasi “a ferro e fuoco”, sorta di meta-tatuaggio, simboleggiano quindi l’unità della tribù opposta alla singolarità dell’individuo e sono presenti in tutti i volti/murales dell’artista.

Così da Forcella al Vomero, da Poggioreale a San Giovanni a Teduccio, passando pe il mare di Bacoli fino al quartiere dell’Avvocata e al Cardarelli, possiamo sentirci anche noi parte di questa grande Human Tribe.

IL MESSAGGIO SEGRETO SUI SUOI MURALES.

Nei i murales di Jorit sono nascosti dei messaggi, parole e frasi che ne ampliano il significato: nomi di persone del luogo, testimonianze e motti rivoluzionari celati sapientemente dall’artista.

Alcuni tra i messaggi nascosti più significativi sono: «Hasta siempre» nel murale di Diego Armando Maradona, «Tagliateci la testa col machete» e «Meglio sparare che sparire» nel murale di Ernesto Che Guevara, «Le vele urlano!» e «Scampia chiede lavoro» nel murale di Pier Paolo Pasolini e «Socialismo o barbarie?» in quello di Salvador Allende.

I messaggi sono nascosti ovunque sul volto ma quelli più importanti si trovano negli occhi, dove le persone inizialmente indirizzano il loro sguardo, creando empatia con il soggetto.

 

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Napule is Jorit. The street artist binds the whole city.

Through the alleys of the historic center and the streets of the suburbs, the great Neapolitan talent for years, with its unmistakable sign, combines a deep realism with a great technical mastery of the pictorial medium. And he launches strong messages of a social nature, hidden on his faces. Because “howcan we feel hatred when we look a person in the eye?

 

Street art can transform everything on the street into a new work. And Jorit knows it well that, with his murals, for 20 years he has become part of the urban fabric of Naples radically changing the face of the neighborhoods, thus giving a different meaning to the inhabited space. Precisely because of its transformative power, Jorit’s street art is characterized by a strong social component, indissoluble from the context of origin. In the relationship between him and the city there is a deep identification and empathy.
As a “contemporary Caravaggio”  Jorit  has also chosen ordinary people for his works: not to be missed in Ponticelli the face of the Roma girl, or that of San Gennaro at the entrance of Forcella, to whom  Jorit  gave the face of one of his coachbuilder friends.

From the historic center to the extreme suburban suburbs: from Piazzetta Eduardo De Filippo, with the beautiful triptych on the façade of the Teatro San Ferdinando, to the gigantic face of another icon of Neapolitan popular culture: Maradona a Quarto.

BUT WHO IS JORIT?

The stage name Jorit  Agoch is composed of the union of his real first name and his tag. Born  Jorit  Ciro Cerullo, born in ’90, with a Neapolitan father and a Dutch mother, born and raised in the northern suburbs of Naples, in Quarto.

The turning point in his poetics is undoubtedly his trip to Africa in 2005: he discovers Tanzania, its landscapes, its people and is fascinated by it, so much so that he returns several times, even to study for the Tinga Tinga art school in Dar es Salaam. Africa will mark him  for life and his style  undergoes a radical change, passing from simple representations and writing to the study of the human face, its representationand  the emotions that it can transmit. Faces become the main subject of his research: there is something deep in our human being. To represent a face is not simply to paint a person, but to put the observer face to face with himself: how can we feel hatred when we look a person in the eye?

All the faces painted by Jorit have one feature – two red stripes on the cheeks. During his travels in Africa the artist comes into contact with people belonging to different local tribes and deepens the rite of scarification. Some tribes in Tanzania and Kenya mark the faces of the members of the tribe itself as a symbol of brotherhood and acceptance or as a symbol of entry into adulthood; scarification consists of different techniques, but the most used is made up of cuts of various shapes and lengths: each tribe has its own rite and this also allows to recognize the tribe to which a person belongs.

Fascinated by this concept, Jorit decided to transport him inside his walls creating what he calls Human Tribe or Human Tribe: the color of the skin, eyes, hair, your age, the fact of being a man or a woman do not make you better or worse, we are all human beings and we belong to a great tribe.  The unmistakable red marks on the faces that Jorit imprints almost “iron and fire”, a sort of meta-tattoo, therefore symbolize the unity of the tribe opposed to the singularity of the individual and are present in all the faces / murals of the artist.

So from Forcella al Vomero, from Poggioreale to San Giovanni a Teduccio, passing through the sea of Bacoli to the Avvocata district and cardarelli, we too can feel part of this great Human  Tribe.

THE SECRET MESSAGE ABOUT HIS MURALS.

In Jorit’s murals are hidden messages, words and phrases that expand its meaning: names of local people, testimonies and revolutionary mottoes cleverly hidden by the artist. Some of the most significant hidden messages are: “Hasta siempre” in the mural by Diego Armando Maradona, “Cut off our heads with a machete” and “Better to shoot than disappear” in the mural by Ernesto Che Guevara, “The sails scream!” and “Scampia asks for work” in the mural by Pier Paolo Pasolini and “Socialism or barbarism?” in that of Salvador Allende. The messages are hidden everywhere on the face but the most important ones are located in the eyes, where people initially direct their gaze, creating empathy with the subject.

ARTE CONTEMPORANEA: ECCO I MUSEI, LE GALLERIE E GLI HUB CULTURALI PIÙ BELLI DEL MONDO.

Negli ultimi 20 anni ho visitato per lavoro e fotografato le più belle gallerie, musei e hub culturali in Italia, in Europa e nel mondo. Alcuni insoliti e nascosti, come il MUSMA di Matera e il CAOS Centro Arte ex Opificio-Siri di Terni, altri più “choc and glamour” come la White Cube Gallery di Londra. Tra tutti spicca il Garage Museum of Contemportary Art di Mosca, oggi chiuso per dire no alla guerra di Putin. Ultimo, solo in ordine di tempo, il gioiello tutto romano di Palazzo Merulana.

In the last 20 years I have visited for work and photographed the most beautiful galleries, museums and cultural hubs in Italy, in Europe and in the world. Some unusual and hidden, like the MUSMA in Matera and the CAOS Centro Arte ex Opificio-Siri in Terni, others more “shock and glamor” like the White Cube Gallery in London. Among all, the Garage Museum of Contemportary Art in Moscow stands out, closed today to say no to Putin’s war. Last, only in chronological order, the all-Roman jewel of Palazzo Merulana.

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Mosca. Gli zombi di periferia

I nuovi quartieri di Mosca hanno nomi che finiscono in «vo»: Beliaievo, lassenevo, Certanovo, Novoghireievo, Medvedkovo, Biriuliovo, Orekhovo-Borissovo, Bibirevo, Golianovo. E sono, per l’intellettuale moscovita, ciò che è il Tibet per i Lama.

The new districts of Moscow have names ending in “vo”: Beliaievo, lassenevo, Certanovo, Novoghireievo, Medvedkovo, Biriuliovo, Orekhovo-Borissovo, Bibirevo, Golianovo. And they are, for the Muscovite intellectual, what Tibet is for the Lamas.

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mongolfiere e fuochi d’artificio

È la Festa Patronale di Santa Candida a Ventotene. Che resiste ancora oggi, nonostante il COVID-19, tra veri “ventotenesi” che per l’occasione tornano nel piccolo scoglio del Tirreno da tutto il mondo. E radical-chic da Roma, Milano e Napoli in cerca di identità folkloristiche.

It is the patronal feast of Santa Candida in Ventotene. Which still resists today, despite COVID-19, among true “Ventotenesi” who for the occasion return to the small rock of the Tyrrhenian from all over the world. And radical-chic from Rome, Milan and Naples in search of folkloristic identities.

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È la Festa Patronale di Santa Candida a Ventotene. Che resiste ancora oggi, nonostante i COVID-19, tra veri “ventotenesi” che per l’occasione tornano nel piccolo scoglio del Tirreno da tutto il mondo.

E radical-chic da Roma, Milano e Napoli in cerca di identità folkloristiche.

La Festa Patronale di S. Candida (10 / 20 settembre) rappresenta per l’Isola di Ventotene un evento importantissimo sotto vari aspetti.

Innanzitutto festa religiosa particolarmente sentita da tutti i veri isolani, soprattutto quelli emigrati ovunque nel mondo, che partecipano numerosi ogni anno per venerare la loro amata protettrice.

Sono tantissimi i ventotenesi residenti all’estero che programmano la loro venuta nel periodo di Settembre.


La festa religiosa e folklorica è anche richiamo turistico di grande di importanza: nonostante il COVID-19 la stagione turistica in questo piccolo scoglio in mezzo al Mar Tirreno non finisce con la fine di agosto ma continua per tutto settembre, complice non solo un tempo meteorologico ancora favorevole ma anche e soprattutto l’appuntamento della Festa di  S. Candida.

Un appuntamento ricco di fede, devozione, cultura, tradizione, divertimento che è legato in maniera indissolubile al nome di Ventotene. Perché Santa Candida è l’emblema dell’Accoglienza di Ventotene

Santa Candida, una donna, raccolta dal mare e diventata la patrona di Ventotene. La festa patronale di Santa Candida è stata insignita, dal Ministero del Turismo, del riconoscimento speciale di “Patrimonio d’Italia per la tradizione” nel 2011.

“La leggenda racconta che nel IV secolo, durante la persecuzione dei cristiani, Cartagine venne rasa al suolo e una giovinetta di nome Candida, insieme ad altri cristiani, venne deportata a Roma, torturata e martirizzata a Ponza.

Il suo corpo fu gettato in mare e ritrovato il 20 di settembre a Ventotene, presso la cala del Pozzillo. Nel 1774 i Borbonici edificarono la chiesa e la intitolarono a suo nome, quale Santa Patrona dei pescatori e degli agricoltori. ” (fonte VisitLazio).

La festa di Santa Candida è dunque l’emblema dell’accoglienza. Pescatori e agricoltori di Ventotene accolgono una giovinetta e l’accettano come loro patrona è già tutto dire. La festa patronale rafforza questa virtù isolana.

La Santa, nel pomeriggio del 20 settembre di ogni anno, su una piccola imbarcazione portata a spalla, esce dalla sua chiesa, fa il giro dell’isola, scende al porto e risale per le rampe e torna nella sua chiesa. Fuochi di artificio e mongolfiere colorate si alzano in cielo di fronte al Faro del porto.

La mattina presto della stessa giornata, si aprono i ristoranti, e le case degli isolani, persino il forno del paese, e tutte le persone che sono sull’isola, in corteo, accompagnati dalla banda cittadina, si fermano per fare più volte colazione e poi addirittura il pranzo.

Il programma religioso ha inizio con la celebrazione della S. Messa Solenne del giorno 10 settembre durante la quale la statua della Santa è stata esposta davanti all’assemblea dei fedeli, ed ha il suo culmine il giorno 20 settembre con la Processione per le vie dell’Isola.

Tutte le sere dal 10 al 19 settembre ha luogo la Novena in onore di S. Candida e come eventi collaterali ai Festeggiamenti si può citare il pellegrinaggio a S. Stefano, con celebrazione della messa e visita al cimitero (solitamente il giorno 11 settembre).

Il programma ricreativo dei festeggiamenti si svolge, secondo la tradizione, accompagnato da iniziative volte a rendere ancora più festoso il clima isolano: le colorate illuminazioni delle strade di Ventotene, i fuochi pirotecnici, il lancio delle mongolfiere di carta velina (realizzate da giovani isolani), l’addobbo della Chiesa, i giochi per i bambini e per gli adulti, gli spettacoli musicali serali del 18, 19 e 20, la partecipazione della Banda Musicale di Ventotene.

Le mongolfiere di Santa Candida rappresentano sicuramente uno degli aspetti più caratteristici, artistici e folcloristici della festa patronale e di tutta Ventotene.

La tradizione delle mongolfiere “o pallò” è un’antica arte che si tramanda da generazioni nell’isola di Ventotene, di origine napoletana importata intorno alla metà del 1800.

Ogni anno in occasione della festa patronale i giovani dell’isola di cimentano in una serie di lanci di mongolfiere realizzate con carta velina e decorate a mano che si differenziano per forma e colori diventando dei veri e propri capolavori anche se dal destino segnato.

Dopo il lancio, infatti, le mongolfiere alimentate dallo “stuppolo” stracci e carte imbevuti di nafta si spengono e cadono in mare aperto lasciando spesso a  bocca aperta le centinaia di spettatori accorsi per l’evento.

Nel 2011 la festa patronale di Santa Candida è stata insignita, dal Ministro del Turismo, del riconoscimento speciale di “Patrimonio d’Italia per la tradizione”  quale manifestazione della tradizione italiana che si è maggiormente distinta per la capacità di mantenere vivo il folklore del proprio territorio, pur rinnovando le rappresentazioni tradizionali, adeguandole al mutamento dei tempi e trasformandole in attrattori turistici in gradi di registrare una più ampia e crescente partecipazione.

Il tutto per la gioia di chi Ventotene la vive veramente: i pescatori, gli agricoltori che ancora vivono qui tutto l’anno, i marittimi dei traghetti e degli aliscafi che tutti i giorni collegano l’isola alla terra ferma, i pendolari che vivono lungo le coste del Lazio dal lunedì al venerdì perché Ventotene offre poco o nulla per lavorare e studiare.

E anche per i radical-chic che da Napoli, Milano e Roma vengono qui “appena posso, sai, per staccare la spina” e si sentono Ventotenesi doc perché danno del tu al ristoratore modaiolo.

Con buona pace di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi che, quando hanno redatto il Manifesto di Ventotene, pensavano a un’idea di Europa – e forse anche dell’Italia in particolare, e di Ventotene – molto lontana da quella attuale: più cultura e meno mazzancolle.

 

 

PAROLE CHIAVE

Manifesto di Ventotene

Altiero Spinelli

Ernesto Rossi

Mongolfiere

‘o pallo’

Fuochi d’Artificio

Festa Patronale di Santa Candida

Ventotene

Isole Pontine

Ponza

Napoli

Carcere Di Santo Stefano

cala del Pozzillo

Ministero del Turismo

Patrimonio d’Italia per la tradizione

 

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Hot air balloons and fireworks.

It is the Patronal Feast of Santa Candida in Ventotene. That still resists today, despite the COVID-19, among true “ventotenesi” who for the occasion return to the small rock of the Tyrrhenian Sea from all over the world. And radical-chic from Rome, Milan and Naples in search of folk identities.

The Patronal Feast of S. Candida (10 / 20 September) represents for the Island of Ventotene a very important event in various aspects. First of all, a religious festival particularly felt by all the true islanders, especially those who have emigrated everywhere in the world, who participate in large numbers every year to venerate their beloved protector.  There are many Ventotenesi residents abroad who plan their coming in the period of September.
The religious and folkloric festival is also a tourist attraction of great importance: despite the COVID-19 the tourist season in this small rock in the middle of the Tyrrhenian Sea does not end with the end of August but continues throughout September, thanks not only to a still favorable weather but also and above all  “the appointment” of the Feast of S. Candida. An event rich in faith, devotion, culture, tradition,  fun that is inextricably linked to the name of Ventotene. Why  Santa Candida is the emblem of Ventotene Hospitality

Santa Candida, a woman, gathered from the sea and became the patron saint of Ventotene. The patronal feast of Santa Candida was awarded, by the Ministry of Tourism, the special recognition of “Heritage of Italy for tradition” in 2011.

“Legend has it that in the fourth century, during the persecution of Christians, Carthage was razed to the ground and a young girl named Candida, along with other Christians, was deported to Rome, tortured and martyred in Ponza. His body was thrown into the sea and found on September 20 in Ventotene, near the Pozzillo cove. In 1774 the Bourbons built the church and named it in her name, as Patron Saint of fishermen and farmers. ” (from VisitLazio).

The feast of Santa Candida is therefore the emblem of hospitality. Fishermen and farmers of Ventotene welcome a young girl and accept her as their patron saint is already all to say. The patronal feast reinforces this island virtue.

The Saint, in the afternoon of September 20 of each year, on a small boat carried on her shoulder, leaves her church, goes around the island, goes down to the port and goes up the ramps and returns to her church. Fireworks and colorful hot air balloons rise into the sky in front of the Lighthouse of the port.

Early in the morning of the same day, the restaurants open, and the houses of the islanders, even the village bakery, and all the people who are on the island, in procession, accompanied by the city band, stop to have breakfast several times and then even lunch.

The religious program begins with the celebration of the Solemn Mass on September 10 during which the statue of the Saint was exposed before the assembly of the faithful, and culminates on September 20 with the Procession through the streets of the island. Every evening from 10 to 19 September the Novena takes place in honor of St. Candida and as collateral events to the Festivities we can mention the pilgrimage to St. Stephen, with the celebration of Mass and visit to the cemetery (usually on September 11).

The recreational program of the festivities takes place, according to tradition, accompanied by initiatives aimed at making the island climate even more festive: the colorful illuminations of the streets of Ventotene, the fireworks, the launch of the tissue paper balloons (made by young islanders), the decoration of the Church, the games for children and adults, the evening musical performances of the 18th,  19 and 20, the participation of the Ventotene Band.

The hot air balloons of Santa Candida certainly represent one of the most characteristic, artistic and folkloristic aspects of the patronal feast and of all Ventotene. The tradition of hot air balloons “o pallò” is an ancient art that has been handed down for generations on the island of Ventotene, of Neapolitan origin imported around the mid-1800s. Every year on the occasion of the patronal feast the young people of the island try their hand at a series of hot air balloon launches made with tissue paper and decorated by hand that differ in shape and colors becoming real masterpieces even if with a marked destiny. After the launch, in fact, the hot air balloons powered by the “stuppolo” rags and papers soaked in naphtha go out and fall into the open sea often leaving the hundreds of spectators who flocked to the event open-mouthed. In 2011 the patronal feast of Santa Candida was awarded, by the Minister of Tourism, the special recognition of “Heritage of Italy for tradition” as a manifestation of the Italian tradition that has distinguished itself most for the ability to keep alive the fol
klore of its territory, while renewing the traditional representations, adapting them to the changing times and transforming them into tourist attractors able to record a wider and wider  increasing participation.

All for the joy of those who really live Ventotene: the fishermen, the farmers who still live here all year round, the seafarers of the ferries and hydrofoils that every day connect the island to the mainland,  the commuters who live on thecoasts of Lazio from Monday to Friday because Ventotene offers little or nothing to work and study. And also  for the radical-chic who come here from Naples, Milan and Rome “as soon as I can, you know, to unplug” and feel  Ventonesi doc because they give you to the fashionable restaurateur. With all due respect to Altiero Spinelli  and  Ernesto Rosswho, when they drafted the Manifesto ofVentotene, thought of an idea of Europe very far from the current one more culture and less shrimps.