Fotografia, bene comune da salvare. Sempre e soprattutto in caso di guerra. È questo il caso della fotografia in Ucraina.

Per capire l’altissimo livello della giovane fotografia ucraina sta mantenendo durante la guerra, basta vedere la mostra online “La guerra vista dai giovani fotografi ucraini”. Tra settembre e novembre 2022, Odesa Photo Days Festival ha condotto il programma online di mentoring per giovani fotografi. Insieme ai mentori, i partecipanti selezionati, di età compresa tra i 17 e i 21 anni, hanno creato progetti fotografici sulla loro esperienza di guerra. Il programma di mentoring ha prodotto 40 serie fotografiche sull'impatto della guerra su vasta scala della Russia contro l'Ucraina sulla vita dei giovani ucraini e dell'intero paese. Ci sono storie di città distrutte e volontari instancabili; Kharkiv e Mariupol; traumi personali e teneri incontri durante la guerra; patrimonio culturale e decolonizzazione; ricordi dolorosi di ciò che è stato perso e tentativi di trovare una nuova casa; Evacuazione e fiducia della vittoria. Il lavoro di tre artisti (Ivan Samoilov, Tim Melnikov e Stanislav Boyko) è stato presentato alla mostra pop-up di Parigi nell'ambito del festival Un week-end à l'Est (fine novembre 2022), in collaborazione con la libreria-galleria Delpire & Co. Rafał Milach ha selezionato quattro serie di altri partecipanti (Kateryna Alieksieienko, Marharyta Rubanenko, Nadiia Tarasevych e Yurii Holik) per UAtlas, un archivio visivo di storie di guerra dall'Ucraina. Durante il programma di mentoring, i partecipanti hanno assistito alle lezioni della fotografa documentarista Oksana Parafeniukv e del fotografo di guerra e artista multimediale Maxim Dondyuk. Queste lezioni sono pubblicamente disponibili su YouTube (solo in lingua ucraina). Il programma di mentoring per giovani fotografi ucraini è stato reso possibile grazie al sincero sostegno del popolo americano, fornito attraverso l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID). Tutto ciò è sorprendente e non va dato per scontato perché è iniziato e continuato nonostante i blackout durante i bombardamenti.

Scritto da Gilberto Maltinti

26 Luglio 2023

Quando scoppia un conflitto bellico, la comunità civile locale e internazionale si attiva subito per iniziare a difendere e salvare dalla morte le persone coinvolte, non solo offrendo aiuti umanitari, protezione ai rifugiati, ma anche salvando le opere d’arte. Tra queste c’è la fotografia.

È quello che è successo ad esempio in Italia, poco prima, durante e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, in un periodo drammatico sì, ma avvincente ed emozionante per il nostro Paese da un punto di vista culturale e artistico.
Dal 1937 al 1947 infatti, decine Soprintendenti e funzionari dell’Amministrazione delle Belle Arti agirono nell’interesse comune mettendo in salvo centinaia di capolavori dalla razzia dell’esercito nazista e dai bombardamenti, segnando un momento cruciale per la tutela dei beni culturali.
Su ciò vedasi il catalogo della bellissima mostra che si è tenuta a Roma, alle Scuderie del Quirinale, “l’Arte Liberata 1937-1947. I capolavori salvati dalla guerra”.

 Per approfondire

https://www.scuderiequirinale.it/mostra/arte-liberata-001

È quello che similmente sta succedendo oggi in Ucraina, fin dall’inizio del conflitto. Oltre a salvaguardare, nei limiti del possibile, i capolavori di architettura religiosa e civile, molte opere d’arte sono state spostate fin da subito nei bunker o trasferite direttamente all’estero.

Durante la recente visita in Ucraina della direttrice generale dell’UNESCO, Audrey Azoulay, è stato annunciato un importante stanziamento di oltre 10 milioni di dollari per sostenere la ricostruzione del prezioso patrimonio artistico danneggiato dal conflitto bellico. Accompagnata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Azoulay ha visitato diverse città, sottolineando l’impegno massimo dell’Organizzazione verso la popolazione e il settore culturale del Paese.

L’UNESCO ha quindi delineato un piano dettagliato per la fase iniziale della ricostruzione. Questo comprende l’importante processo di valutazione e documentazione dei danni, seguito da misure di emergenza per proteggere i beni immobili e mobili culturali, incluso il ripristino e la gestione degli stessi.

«La fase iniziale dovrebbe includere la valutazione e la documentazione dei danni, le misure di emergenza per i beni immobili e mobili culturali, compresa la rimozione dei detriti, e poi misure di stabilizzazione e conservazione per i beni culturali, gestione dello stoccaggio, piani di preparazione e conservazione immediata per prevenire ulteriori perdite e saccheggi», si legge nel documento. «Questo piano dovrebbe includere l’allineamento con gli standard internazionali, una maggiore protezione legale e governance, lo sviluppo di protocolli e linee guida per la protezione e il recupero del patrimonio culturale e un’architettura digitale completa per documentare e gestire i beni culturali».

Anche la fotografia in Ucraina sta resistendo strenuamente ai danni che la guerra porta, inevitabilmente, anche al suo mondo. Chi sono gli eroi di questa resistenza culturale/fotografica? l’Odesa Photo Days, ma anche i fotoreporter ucraini e italiani che tutti i giorni raccontano la tragedia della guerra. Paolo Pellegrin e Dmytro Kozatsky.

Salvare opere fotografiche dai danni della guerra è genericamente cosa assai più facile rispetto a salvare opere bi-tridimensionali frutto della pittura e della scultura prodotte in ogni epoca. Ma se ci pensiamo bene, nonostante il digitale e il web offrano “vie di fuga” più semplici ed efficaci, le difficoltà di gestione del lavoro quotidiano dei fotografi ucraini rimasti in patria o espatriati all’estero, sono molte e sempre invalidanti.

Capiamo come La fotografia in Ucraina sta salvando se stessa dalla guerra.

La fotografia contemporanea in Ucraina è da sempre molto attiva e in costante fermento, grazie alla creatività di tantissimi giovani fotografi che producono mostre, reportage, e soprattutto festival. Il più importante è l’Odesa Photo Days, festival internazionale di fotografia.

Questo evento offre una piattaforma per fotografi professionisti e amatoriali da tutto il mondo per esporre le loro opere e partecipare a mostre, workshop, conferenze e altre attività legate alla fotografia.
Il festival si concentra sulla promozione e valorizzazione della fotografia contemporanea, incoraggiando lo scambio culturale e creativo tra fotografi e appassionati del settore. Durante l’Odessa Photo Days si esplorano diversi aspetti della fotografia, dalle tecniche tradizionali alle nuove tendenze e sperimentazioni digitali.
Fin dall’inizio del conflitto, l’Odesa Photo Days ha trasferito da subito le sue attività sulle piattaforme social e online, ma soprattutto chiedendo ospitalità ad altri Festival, musei e gallerie d’arte contemporanea all’estero, ad ospitare in mostre i lavori di giovani fotografi ucraini. Questo è successo con i Festival di Lodz, Vienna, Lipsia e Roma.

Per capire l’altissimo livello della giovane fotografia ucraina sta mantenendo durante la guerra, basta vedere la mostra online “La guerra vista dai giovani fotografi ucraini”.

Tra settembre e novembre 2022, Odesa Photo Days Festival ha condotto il programma online di mentoring per giovani fotografi. Insieme ai mentori, i partecipanti selezionati, di età compresa tra i 17 e i 21 anni, hanno creato progetti fotografici sulla loro esperienza di guerra.

Il programma di mentoring ha prodotto 40 serie fotografiche sull’impatto della guerra su vasta scala della Russia contro l’Ucraina sulla vita dei giovani ucraini e dell’intero paese. Ci sono storie di città distrutte e volontari instancabili; Kharkiv e Mariupol; traumi personali e teneri incontri durante la guerra; patrimonio culturale e decolonizzazione; ricordi dolorosi di ciò che è stato perso e tentativi di trovare una nuova casa; Evacuazione e fiducia della vittoria.

Il lavoro di tre artisti (Ivan Samoilov, Tim Melnikov e Stanislav Boyko) è stato presentato alla mostra pop-up di Parigi nell’ambito del festival Un week-end à l’Est, in collaborazione con la libreria-galleria Delpire & Co.

Rafał Milach ha selezionato quattro serie di altri partecipanti (Kateryna Alieksieienko, Marharyta Rubanenko, Nadiia Tarasevych e Yurii Holik) per UAtlas, un archivio visivo di storie di guerra dall’Ucraina.

Durante il programma di mentoring, i partecipanti hanno assistito alle lezioni della fotografa documentarista Oksana Parafeniukv e del fotografo di guerra e artista multimediale Maxim Dondyuk. Queste lezioni sono pubblicamente disponibili su YouTube (solo in lingua ucraina).

Il programma di mentoring per giovani fotografi ucraini è stato reso possibile grazie al sincero sostegno del popolo americano, fornito attraverso l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID).

Tutto ciò è sorprendente e non va dato per scontato perché è iniziato e continuato nonostante i blackout durante i bombardamenti.

Per approfondire

http://thephotodays.org/en/

Roma ospita al Mattatoio “Contra Spem Spero. Storie dall’Ucraina”, mostra fotografica a cura di Kateryna Radchenko: 11 fotografi ucraini condividono i loro progetti documentari e artistici sulla vita durante la guerra.

I fotografi sono Lyubov Durakova, Nazar Furyk, Kateryna Aleksieienko, Alena Grom, Gera Artemova, Mykhailo Palinchak, Elena Subach, Pavlo Dorohoi, Serhiy Korovainyi, Dmytro Tolkachov e Volodymyr Petrov.

Il titolo della mostra fa riferimento al testo della poetessa ucraina classica Lesia Ukrainka, scritto nel 1890. La poesia è un monologo dell’autore che proclama lo spirito di speranza e opposizione a tutti i problemi anche nelle circostanze più difficili. La mostra è divisa in tre parti: Lotta, Speranza e Conseguenze. Ognuna di queste parla della nuova realtà e dell’adattamento alla vita durante la guerra, della lotta per l’esistenza del paese, delle esperienze traumatiche e della speranza che li motiva a continuare a vivere.

Per approfondire

https://www.mattatoioroma.it/mostra/contra-spem-spero-storie-dall-ucraina

Le Stanze della Fotografia di Venezia ospitano il lavoro del grande Paolo Pellegrin, “L’orizzonte degli eventi”, 300 scatti in mostra dal 30 agosto 2023 al 7 gennaio 2024, per mostrare il dramma della guerra in Ucraina e i danni irreversibili del cambiamento climatico.

Paolo Pellegrin è uno dei più importanti fotografi testimoni dei conflitti della nostra epoca, sempre presente sul campo per documentare gli eventi che hanno plasmato la storia degli ultimi decenni. La sua straordinaria carriera è caratterizzata dalla profondità e umanità del suo sguardo, che gli ha permesso di catturare immagini uniche e coinvolgenti. I suoi 300 scatti in mostra nella bellissima e nuova sede della fotografia a Venezia, coprendo il periodo dal 1995 al 2023, sono esposti per la prima volta in una mostra dedicata alla recente guerra in Ucraina e ad altre immagini inedite.

L’Esposizione “L’orizzonte degli eventi”: un viaggio nei conflitti e nel cambiamento climatico.

La mostra “L’orizzonte degli eventi” è un’occasione unica per immergersi nell’universo visivo di Paolo Pellegrin, esplorando i reportage di guerra che hanno segnato la nostra storia recente, compresa la recente guerra in Ucraina. Oltre ai conflitti, Pellegrin ha anche dedicato il suo talento al racconto del cambiamento climatico attraverso immagini inedite, suscitando una riflessione profonda sulla nostra responsabilità verso il pianeta.

Questa mostra quindi rappresenta un’opportunità imperdibile per scoprire e apprezzare il talento di uno dei più grandi fotografi internazionali. Attraverso il suo sguardo umano, Pellegrin ci guida in un viaggio coinvolgente tra reportage di guerra, immagini inedite del cambiamento climatico e tanto altro. L’evento alle Stanze della Fotografia a Venezia promette di offrire emozioni profonde e una nuova prospettiva sulla nostra storia e sul nostro rapporto con il mondo che ci circonda.

per approfondire

https://www.instagram.com/paolopellegrin/?hl=it

https://www.magnumphotos.com/photographer/paolo-pellegrin/

https://lestanzedellafotografia.it/it/mostre/mostre-in-programmazione/paolo-pellegrin-lorizzonte-degli-eventi

 

Dmytro Kozatsky. Il fotografo combattente di Mariupol, vittima e testimone della guerra in Ucraina.

Dmytro ‘Orest’ Kozatsky, oltre ad essere un combattente del reggimento Azov, ha anche intrapreso il ruolo di fotografo per documentare la guerra in Ucraina dal fronte.
La sua storia personale e il suo lavoro fotografico sono diventati un emblema della complessità e dell’umanità del conflitto.

Prima di essere catturato dai russi, Kozatsky ha condiviso con il mondo le sue immagini attraverso i social media, offrendo uno sguardo unico e intimo sulla realtà del conflitto in corso a Mariupol.
Tuttavia, le sue foto suscitano interrogativi importanti riguardo all’etica della divulgazione di materiale così crudo e reale su piattaforme pubbliche.

Dmytro Kozatsky ha dimostrato il suo coraggio sia come combattente nel reggimento Azov che come fotografo impegnato a documentare gli avvenimenti e la vita durante il conflitto a Mariupol. La sua doppia veste gli ha consentito di cogliere prospettive uniche e catturare momenti significativi, con l’intento di far conoscere al mondo la realtà della guerra.

La potenza delle immagini: la guerra vista dagli occhi di un fotografo soldato

Le fotografie di Kozatsky sono un poderoso mezzo per mostrare il dramma e l’umanità della guerra in Ucraina. Le immagini catturate dall’interno dell’acciaieria di Mariupol offrono uno sguardo autentico sulla vita dei combattenti e delle persone coinvolte nel conflitto. Questo tipo di narrazione visiva permette di percepire l’impatto emotivo e psicologico del conflitto e genera una maggiore empatia tra il pubblico globale.

L’etica della divulgazione. La sfida di condividere immagini di guerra.

La decisione di Kozatsky di condividere le sue foto sui social media solleva questioni complesse riguardo all’etica della divulgazione di immagini crude e reali della guerra. Mentre queste immagini possono contribuire a sensibilizzare il pubblico sulla situazione in Ucraina, c’è anche il rischio di spettacolarizzare l’orrore del conflitto e di mancare di rispetto alle vittime coinvolte.

L’Eredità di Dmytro Kozatsky nell’arte della fotografia di guerra

Dmytro Kozatsky ha lasciato un’eredità significativa nel mondo della fotografia di guerra, combinando il suo coraggio di combattente con la sua passione per la fotografia. Le sue immagini ci ricordano la complessità umana del conflitto in Ucraina e la potenza delle immagini nell’influenzare le opinioni e l’empatia del pubblico. Allo stesso tempo, la sua esperienza solleva importanti riflessioni sull’etica dell’utilizzo delle immagini di guerra e sull’equilibrio tra informazione e spettacolarizzazione.

Parafrasando Benedetto Croce, La fotografia è l’unica forma di espressione dell’uomo che ha la sua storia nel presente, e soprattutto nel futuro. Anche se il presente è fatto di guerra.

Ultimo, ma non ultimo, il mio consiglio di vedere il bellissimo documentario RAI “L’Arte della Guerra” per la regia di Marco Spagnoli e Tiziana Lupi.

“È passato un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, cosicché i danni al patrimonio artistico sono passati naturalmente in secondo piano se messi a confronto con la disgrazia della perdita delle vite umane. È giusto, però, sottolineare quanto la distruzione di dipinti, sculture ed altre opere d’arte di una nazione aumenti gli effetti drammatici e disastrosi di una guerra”.

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