Penso, inquadro e scatto. Come e perché fotografare in bianco e nero.

Seminario de Madrid 1960 è una delle fotografie più famose di Ramón Masats La fotografia faceva parte di un reportage sul seminario di Madrid, dove si formavano i sacerdoti. Ha scattato diverse foto della situazione più dinamica che ha trovato e questa è stata l'unica che gli è piaciuta. È incredibile che nel 1960, con una semplice Leica sia riuscito a congelare il movimento nel momento preciso in cui la palla toccava le dita del portiere. Questo perché, secondo le sue stesse parole, era fotograficamente attento. E il suo stile è trovare sempre il ritmo: il fatto deve avere una forma. L'immagine è l'esempio perfetto della corrente di rinnovamento portata da Masats e dai suoi colleghi di Barcellona e Madrid, lontani dalla moda da salone dell'epoca in Spagna (Ortíz Echagüe era il punto di riferimento, immagina) e più vicini al lavoro di Cartier Bresson e Robert Frank. Era un gruppo senza regole, che si riuniva per parlare delle proprie fotografie, dei propri film e delle proprie donne. Erano amici appassionati delle stesse cose che portavano anche una macchina fotografica sulle spalle alle riunioni in Calle del Pez, dove si trovava la Royal Photographic Society di Madrid.

Scritto da Gilberto Maltinti

4 Luglio 2023

Il potere del bianco e nero: come la fotografia in bianco e nero può trasmettere emozioni più intense.

“Ho cominciato con la tv in bianco e nero, con il cinema, di cui sono appassionato, in bianco e nero. Tutti i miei maestri sono fotografi in bianco e nero. Sono cresciuto con il bianco e nero e poi per i reportage, per quello che faccio io, è più efficace. Il colore distrae sempre chi guarda una foto, si concentra più sul colore che sul contenuto. Ecco cosa ha dichiarato il grande fotografo Gianni Berengo Gardin quando gli hanno chiesto, di recente, perché continuasse ad usare il bianco e nero. Suggerisco di tenere sempre bene a mente le parole del grande fotografo GBG.

  • La scelta tra colore e bianco e nero: quando e perché optare per la fotografia in bianco e nero

Chi usa la macchina fotografica pensando, inquadrando e scattando in bianco e nero, lo fa anche per un motivo fondato. Perché la fotografia monocromatica è il linguaggio più adatto a raccontare per immagini le situazioni perché c’è una variabile in meno da controllare, il colore. Togliere il colore non costituisce necessariamente una perdita di informazioni. Può, infatti, rafforzare molto di più il senso e la comunicatività dell’immagine. Una foto a colori infatti rischia spesso di essere troppo realistica, lascia poco spazio all’immaginazione, in alcuni casi è proprio una copia del reale. Le foto a colori più belle, in effetti, sono quelle che hanno proprio il colore come soggetto. Il bianco e nero risulta invece più evocativo proprio perché sottrae un dato visivo. Nella foto in bianco e nero le forme emergono maggiormente grazie ai passaggi chiaroscurali attraverso toni di grigio. Così La tridimensionalità è più evidente, i volumi si fanno più puri. Siamo sinceri! Quante volte, durante la visita a una mostra fotografica – anche di grandi fotografi – con esposte immagini a colori, il nostro sguardo passa superficialmente e soprattutto velocemente da una foto all’altra? Questo è normale e spesso inevitabile, ciò avviene perché il nostro cervello è pigro e cerca colori forti a cui “attaccarsi” tralasciando il reale significato/messaggio della fotografia. Mentre se visitiamo una mostra di un autore che scatta in bianco e nero, non potendo cercare solo i colori che riempiono la retina, dedichiamo più tempo e cercare nella fotografia dettagli, volumi, linee di fuga, figure, bianchi e neri che incastrati tra loro. In questo modo ci concentriamo di più su ogni singola immagine e questo ci fa apprezzare di più l’autore.

  • I segreti della composizione nella fotografia in bianco e nero: creare immagini di impatto.

Nell’inquadratura di una foto a colori spesso erroneamente il fotografo considera le ombre superflue, evitandole o tagliandole in postproduzione. Le ombre, grigie o nere anch’esse, assumono invece nelle foto in bn la stessa importanza degli oggetti che le producono e diventano parte fondamentale della composizione molto più che nella foto a colori. La texture dei materiali diventa molto più ricca e tattile. La luce accarezza la materia svelandone la trama superficiale. Il ritmo dettato nelle linee orizzontati o verticali appare particolarmente marcato grazie alle diverse intensità di luce e ombra. Rodchenko è il primo a sperimentare altre forme comunicative come poster, book, design tipografico, credendo che tali forme d’arte potessero avere un effetto comunicativo più efficace, soprattutto in quel particolare periodo per l’Unione Sovietica. Nebbia e foschia diventano incredibilmente suggestive. Sembrano soffici ed impalpabili. La profondità spaziale appare più leggibile grazie ai gradienti di grigio dovuti all’atmosfera che si frappone tra gli oggetti e l’osservatore. Le silhouette si stagliano in modo netto e assumono una forte espressività. Anche le immagini drammatiche Il dolore e la paura, sembrano più astratte e surreali. E composizioni essenziali e minimaliste risultano comunque piene e complete.

“Ritratti in bianco e nero: come catturare l’anima di un soggetto senza il colore”
Per definire cosa è un ritratto approfitto delle parole di Sandro Chini. “Ritratto è esprimere una persona mediante la sua effigie. Il ritratto, perciò, occupandosi della persona, che è una unità fondamentale di pensiero, sentimento e azione, è sempre ritratto psicologico, altrimenti la figura umana viene ridotta al rango della rappresentazione di una bottiglia o di una coppia d’uova”. Che sia un ritratto posato, oppure un ritratto agito o narrato, possiamo avere il soggetto in posa, possiamo avere il soggetto colto in una sua azione o atteggiamento spontanei, scattando una foto rubata. In ognuna di queste possibilità, il bianco e nero non ci distrarrà dal punto del piano focale, al centro del viso, cuore del nostro ritratto. Prova tangibile di questo è il capolavoro assoluto della fotografia ritrattistica contemporanea, il ritratto scattato da Letizia Battaglia a Rosaria Schifani a Palermo, nel 1992. Lei è la vedova di Vito Schifani, ucciso nell’attentato di Capaci in cui persero la vita anche Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e quattro uomini della scorta. Una donna forte che non ha piegato la testa davanti ai poteri deviati e allo strapotere secolare della mafia dopo l’omicidio del marito, donna che in questo ritratto mostra tutta la sua dignità, il dolore composto, la sua riservatezza ma anche la sua determinatezza a guardare avanti nonostante gli occhi chiusi.

Fotografia di paesaggi in bianco e nero: come creare atmosfere suggestive e mozzafiato

Per quanto riguarda il settaggio della macchina, a priorità di diaframma o manuale, non è necessario nella fotografia di paesaggio in bn chiudere il diaframma al massimo (f7.1 / f8 / f9 / f10) perché, usando sempre un obbiettivo grandangolare, la profondità di campo la cercheremo e la otterremo soprattutto da un punto di vista non ottico ma culturale. Mi spiego meglio. La profondità di campo/nitidezza, al di là di come si inquadra, nelle fotografie a colori la si ottiene principalmente con l’uso di diaframma chiusi. Mentre quando inquadriamo in bianco e nero dobbiamo pensare in bianco e nero. Che sia un paesaggio di natura o una città metropolitana dove fare street photography in modo aggressivo, dobbiamo pensare e cercare principalmente i volumi, le ombre, le linee di fuga accentuate, i contrasti derivanti dal controluce, figure esageratamente in primo piano e altre monto sullo sfondo. Sono linee guida che consiglio vivamente di seguire affinché la fotografia in bianco e nero abbia un senso per chi la legge, veicoli realmente un messaggio.

La post-produzione nella fotografia in bianco e nero: tecniche e strumenti per ottenere risultati sorprendenti

Stante il fatto che sia obbligatorio scattare in raw, il negativo digitale che tutte le macchine reflex/mirrorless oggi hanno, e non certo in jpg, il modo più semplice per ottenere una fotografia in bianco e nero da colore è quello di aprirla con il programma di fotoritocco Camera Raw Di Photoshop, e seguire il seguente procedimento: premi comando modifica bianco e nero / premi menu a tendina comando miscela in bianco e nero e poi premi auto / per un effetto vintage-antichizzato premi menu a tendi effetti e scegli granulosità, per ottenere una similitudine con gli ASA alti della pellicola. Queste modifiche sono solo un gioco di bianco e nero, non hanno nulla a che vedere con una reale postproduzione tramite i canali colore gestiti direttamente su Photoshop. Suggerisco di iscriversi al nostro corso di bianco e nero, durante il quale impari a pensare l’inquadratura in bianco e nero, a in quadrare per volumi, a gestire i colori pensando in toni tra bianco/grigio/nero, a post produrre con Adobe Photoshop e Camera Raw applicando 6 metodi di sviluppo digitale: Luminanza canali, Russel Brown, Infrarosso, Low Key, LAB, metodo misto. https://www.pariolifotografia.it/corso-di-fotografia-in-bianco-e-nero/

Fotografia di strada in bianco e nero: catturare l’essenza delle città senza il colore.

Secondo Wikipedia, la street photography è: “un genere fotografico che vuole riprendere i soggetti in situazioni reali e spontanee in luoghi pubblici al fine di evidenziare aspetti della società nella vita di tutti i giorni”. Ormai, grazie anche ai social, è molto difficile spesso impossibile capire se i soggetti sono stati realmente fotografati a loro insaputa o il fotografo ha organizzato lo scatto. È importante al fine di stabilire se la foto ha un senso e ci piace, se racconta realmente qualcosa oppure no? Per me no! Raccontare la città usando il banco ottico come ha fatto Grabriele Basilico (studiate attentamente le sue vedute di Parigi, Berlino, Buenos Aires. Londra, Tel Aviv, Istanbul, Barcellona, Shangai,) o come ha fatto Lee Friedlander, immagini in cui spesso il soggetto umano è completamente assente, anche se ugualmente percepibile, con l’intenzione però di evidenziare l’impatto umano sul paesaggio circostante. Oppure, lontano anni luce culturalmente dai due fotografi appena citati, raccontare l’uomo nei suoi spazi vitali limitati spesso a un bar, a una strada di paese, all’affaccio su una ferrovia come ha fatto Robert Frank, considerato il padre della fotografia di strada moderna. La rivoluzione in questo senso ha un punto di inizio ben preciso, ovvero la pubblicazione del libro “The Americans”, uno spaccato dell’America anni ‘50. Anche Robert Frank, come William Klein, utilizza in maniera personale la tecnica fotografica. Le sue foto di strada sono spesso mosse ed esposte non correttamente. Ma ogni scelta è ben ponderata e funzionale al racconto fotografico. Inizialmente condannato dalla critica e poi rivalutato, oggi “The Americans” è probabilmente uno dei libri di fotografia più importanti della storia. Tutto ciò senza alcun colore, ma usando solo l’inchiostro fotografico del bianco e nero.

“Minimalismo in bianco e nero: come creare immagini semplici ed essenziali”
Partiamo dalla definizione più ampia di cosa sia lo stile minimalista o il minimalismo, quella relativa all’arredamento che nasce da una corrente filosofico-artistica anni ’60 in grado di imprimere un carattere forte e rigoroso a un ambiente, rinunciando ai fronzoli e alle decorazioni. Ecco, per avere immagini forti, decise, che puntano all’essenza del messaggio che vogliamo veicolare al lettore delle nostre fotografie, dobbiamo eliminare già dall’inquadratura i fronzoli, dobbiamo asciugarla e farla dimagrire da segni in eccesso, inutili, che distraggono. Non sto pensando al semplice still life di un oggetto – il classico fiore/pianta o l’anello in cera persa che la nostra amica ha realizzato – ma al fatto che per creare una fotografia semplice ed essenziale in bianco e nero sia fondamentale, più che necessario, pensare all’oggetto/soggetto protagonista della nostra fotografia e rendergli il vuoto intorno, un vuoto che sia pieno di ciò che vogliamo che il lettore immagini, quasi invisibile agli occhi ma visibile all’immaginazione. Chi è il maestro di questo?  Vi spiazzerò suggerendovi i paesaggi a colori di Franco Fontana, ma rientrando nei binari nel bianco e nero, suggerisco lo studio di Lewis Baltz, fotografo americano tra i partecipanti alla mostra della New Topographics organizzata a New York nel 1975 da W.Jenkins. Le sue fotografie, esasperanti per il concetto di vuoto, raccontano la ricerca della bellezza nella desolazione e descrivono l’architettura del paesaggio umano fatta di uffici vuoti, fabbriche dismesse e parcheggi con rare auto abbandonate. Le sue fotografie sono il riflesso del controllo, del potere e dell’influenza da e sugli esseri umani, soprattutto quelle comprese nella trilogia Ronde de Nuit, Docile Bodies e Politics of Bacteria.

Il ritorno al passato: l’evoluzione della fotografia in bianco e nero nell’era digitale.

Nonostante l’avvento delle nuove tecnologie e soprattutto l’evoluzione della fotografia stessa, il bianco e nero ieri come oggi ha sempre conservato il suo fascino e il suo appeal, sopravvivendo all’avvento del colore nell’era analogica e continuando a mantenere grande seguito anche con l’arrivo del digitale. Molti pensano, ritengo erroneamente, che la digitalizzazione dell’immagine abbia però privato la fotografia di un aspetto di naturalezza tipico della sua natura. Ricordo che la pellicola in bianco e nero, così come il chip digitale, sono solo sensori, strumenti da utilizzare al meglio ognuno secondo le proprie competenze e capacità. Tutti i sensori digitali “vedono” in bianco e nero, per avere i colori su ciascun pixel del sensore c’è un filtro colorato rosso, verde o blu (la cosiddetta matrice Bayer). Oggi solo la Leica Monochrom nelle sue varie versioni scatta solo foto raw in bn, mentre tutti le altre marche/modelli presenti nel mercato scattano in formato raw ma a colori. Quindi, paradossalmente, il formato digitale ci obbliga sì a riprendere immagini e colori per poi riconvertirle in tonalità di grigi, ma questo procedimento grazie al formato raw non comporta alcuna perdita di toni ed informazioni luce/colori e di conseguenza non limita la forza espressiva dell’immagine declinata poi con consapevolezza, in postproduzione, nel meraviglioso mondo dei toni di grigio compresi tra i buchi profondi dei bianchi e dei neri.

. CONCLUSIONI

Nelle fotografie a colori c’è già tutto. Una foto in bianco e nero invece è come un’illustrazione parziale della realtà. Chi la guarda, deve ricostruirla attraverso la propria memoria che è sempre a colori, assimilandola a poco a poco. C’è quindi un’interazione molto forte tra l’immagine e chi la guarda. La foto in bianco e nero può essere interiorizzata molto di più di una foto a colori, che è un prodotto praticamente finito”. (Sebastiao Salgado). Oltre alla frenesia di uscire di casa con la macchina fotografica, o alla ricerca di qualcosa che possa accadere nel proprio quotidiano o perché stiamo realmente cercando qualcosa, suggerisco di studiare la fotografia in bianco a nero attraverso l’opera di grandi fotografi. L’ideale sarebbe andare a vedere le loro mostre senza fretta, perdersi nelle sale espositive per ore, vedendo e rivedendo. Ma anche studiare i loro libri fotografici come se fossero – e in molti casi lo sono – veri e propri manuali di fotografia in bianco e nero.

I fotografi più importanti che dovete assolutamente conoscere, elencati non in ordine di importanza:

Mario Giacomelli. Il più poeta più grande.    Sebastião Salgado – il grande umanista brasiliano.
Elliott Erwitt – irriverente, ironico e assurdo.   Robert Doisneau – il poeta della pellicola.
Helmut Newton – geniale e spudorato.   
Henry Cartier-Bresson, uso della luce nell’istante decisivo.
Brassai, l’occhio notturno di Parigi.    Gianni Berengo Gardin, l’antropologo con l’obbiettivo.
Gabriele Basilico – il fotografo e l’architettura.    William Klein, l’enfasi del messaggio.
Robert Frank, il padre della fotografia di strada.

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